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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0101
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DEL VA SARI. , ^
pa voglia, che anno spesso i Capitani grandi, che sono in su !' acquistare,
di stravincere , e non sapere usare la vittoria, fece, che Mcnsignore di
Fois, il quale gridando straordinariamente con insaziabile desio correva die-
tro a gli nimici sfrenatamente con una compagnia di Gentiluomini , fa
mesfo in mezzo da' nimici, e da gli ultimi gettato da cavallo, e da un
barbaro crudele scannato , e morto; ne gli valse dire, che fulfe Fois fra-
tello della Regina di Spagna. Quello, Giorgio, fu cagione d'interrompe,
re la perfezione della vittoria , che egli aveva avuta , e della aspettata
grandezza, che si vedeva fortunatissimamente farne in quello giovane; que-
sio diede spazio poi a salvarsi alli Spagnuoli , e secondo che intendo vi
morirono in questo fatto d' arme piu di ventimila uomini , e la maggior
parte valenti, e fior de' soldati.
G. Io ho tutto inteso, e mi è rincresciuto della morte di quel giovane valo-
ioso, ma maggiormente di quelle povere anime, e di tante migliaja d’uo-
mini, e valenti; ma non vogliamo noi guardare, Signore, un poco qua ,
dove io ho finto, e ritratto in questa storia, in quel gruppo di cavalli da
quest'altra banda pur Franzesi, il Cardinal de' Medici siato dopo la rotta
condotto prigione da' nimici in campo?
P. Lo veggo a cavallo in su quel turco bianco con 1' abito di Legato; e che
gli fate voi guardare col suo occhiale in mano?
G. Signore , e' considerà ( dopo che egli ha villo tanta moltitudine di morti
appresso di lui, e che è campato in quella guerra, e dopo il pietoso uffi-
cio di Legato, che ha con animo collante eseguito, e dopo che con prie-
ghi cristiani ha raccomandato le anime di quelli, che sono morti) a che
fine Iddio l'abbia preservato vivo, fuoruscito, e ora prigione in mano de'
suoi nimici. Guarda ancora Federigo San Severino Cardinale, che è quel-
lo, che gli è vicino, che ha quella barba nera, e berretta rolla , che di-
ssende quel braccio verso il Legato armato con arme bianca, il quale ven-
ne mandato Legato in campo dal Concilio, che mostra l'affezione, che a-
veva a quella causa il Legato de' Medici; e ragionando seco gli va con.
rando, che da due Cavalleggieri Franzes isenza rispetto avere all' abito del
Cardinalato li aveva campato la vita, e come lo difese Iddio prima, e poi
il Cavaliere Piattesc da Bologna, il qual ne ammazzò uno di loro, 1' al-
tro fuggì. Federigo da Bozzolo gli è dietro, che avendolo poi levato di
mano de gli Albanesi , lo conduce a que'Signori prigione.
P. Sta benissimo, e lo somiglia molto, e ha garbo con quello occhiale in
mano; aveteci voi fatto altri prigioni seco?
G. Signor sì , ci ho fatto il Marchese di Pescara, il quale dopo che i suoi
Cavalleggieri furono rotti difendendoti, ancor che avesse dimolte ferite, fa
fatto prigione ; vedetelo, ch' egli è vicino al Legato, con quell' elmo in
capo, giovanetto; così Pietro Navarra anch' egli ritratto al naturale, che
c quegli, che ha in capo quella berrettona nera con aria folca.
P. Certamente che è siata lunga, ma è bella storia per le varietà di quelle
cose, e vaga assai per il ritratto del paese, e per gli uomini grandi ono-
rata; ma ci arei voluto il Carviale di Cardona, e Antonio da Leva, che
dopo mille intoppi de'nimici, e sbalorditi dal tirar delle artiglierie, e dal
Li romo-
 
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