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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Bearb.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0133
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DEL VASARI. ii$
e quello sopra loro mi pare il Principe Andrea Doria, che l'ho conosciuto
vivo, quando andai a Genova; e quel ricciotto giovane è il nostro Duca
Alessandro de'Medici; e sotto a lui ve n'è un'altro, che non si può scam-
biare, che è Don Pietro di Toledo Marchese di Villafranca Viceré di Na-
poli mio avolo materno; hogli io conosciuti?
G. Meglio ch'io non li ho saputi ritrarre.
P. Quella Femmina grande appiè della storia armata, coronata il capo di
lauro, e di altre corone, che ha quel paflorale, o scettro in mano, che
giace sopra tante palme, e ha intorno tante corone, e che si posa solla
testa di quel Lionfante, e pare che si sviluppi dattorno quel panno con la
man delira , ditemi chi è ella?
G. Quella l'ho fatta per l'Italia, e l'ho finta così da per me, perchè non
ho mai in medaglia alcuna, nè in statue di metallo, o di marmo potuto
vedere, come dalli antichi sa Hata figurata; e mi è parso in tal manie-
ra rappresentarla in quello onorato trionfo; conciossiacosachè sperando ella
nella virtù di Cesare si sviluppa dalle noje, e travagli patiti per i tempi
addietro, con speranza che in avvenire, poiché Sua Maestà ha avuto la
spada dal Pontefice, ila per difenderla, e accarezzarla: le palme, le coro-
ne di lauro, e i trionfi intorno a' piedi dimostrano, quanti regni le sono
Rati soggetti, e per la parte dell'Affrica ne fa segno la testa del Lionfante;
lo scettro denota aver comandato all'estreme nazioni, per ridurre a memo-
ria in quel trionfo, che l'antico valore de' suoi signori non è morto anco-
ra ne' cuori loro. Increscemi certo non avere avuto maggiore spazio, che
quando l'invenzione mi cresceva, fra mano mi mancò il campo, ancorché
ella apparisea abbondante.
r. Contentatevi di quella, che oramai son flato tanto col capo alto a guar-
dare all'insu, che mi duole il collo, e non me ne avvedeva, tanto mi
dilettava.
G. Signore, voglio ristorarvi seguitando a diseorrere delle cose, che avvenne-
ro nella guerra e assedio di Firenze, la quale avendo io dipinta, come ve-
dete, in quelle facciate da basso tutta, senza disagio potremo considerarla .
Or guardi V. E. quello quadro, nel quale e ritratta Firenze dalla banda
de' monti al naturale, e misurata di maniera, che poco divaria dal vero; e
per cominciarmi da capo, dico, oltre alla partita del Signor Malatesla
Baglioni da Perugia per entrare con tremila fanti alla guardia, e difesa di
Firenze, che giunsono a' diciannove di Settembre, Oranges arrivato dipoi
col suo esercito, come quella vede ch'io 1' ho dipinto, la cinte col cam-
po, piazze, padiglioni, e trincee intorno intorno, e co'suoi forti, che per
fargli veder tutti nella maniera, che ci si mostrano, è ftata una fatica mol-
to difficile, e pensai non poter condurla alla fine.
P. Ditemi, corre avete voi, Giorgio, accampato quello esercito.? Ila egli ap-
punto nel modo ch'egli era allora, o pur l'avete messo a vqstra fantasia?
arri similmente caro Sapere, che modo avete tenuto a ritrar Firenze con
quella veduta, che a' miei occhi è differente dall'altre ch'io ho ville ri-
tratte; conoseo, che quella maniera me la fa parere in altro modo, per la
villa che avete presa di quelli monti.
G. V. E.

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