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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0154
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I%6 RAGIONAMENTI
so, è 1' arme del popolo di quella Città; da quest' altra parte ci ho fatto
Cerere con dimolte spighe in mano, e con una falce da segarle, mostran-
do l'abbondanza di quel paese.
P. Piacemi questa deserizione: ma quel putto in aria , che con la destra tie.
ne un pastorale, e con la sinissra una spada, che diffinizione è la sua?
G. A tutte le Città ci ho fatto un putto con un pastorale in mano , per
distinguerle dalle terre: ma a questa ho fatto un padorale, e una spada,
denotando che il Vescovo Guido da Pietramala (a) governò la Citta e
così nello spirituale, come nel temporale.
P. Sta

(a) Quelli è il celebre Vescovo di Arezzo Guido Pie-
tramalesco capo di parte ghibellina in Toscana,
del quale non è qui luogo di ragionare; ma sicco
me il nollro Vasari nelle sue Vite de' Pittori e Seul,
fui <c, deserivo nella vita d' Agodino e Agnolo
fcultori Sanelì il magnifico Sepolcro, eretto ai det.
io gran Vescovo e Signore nella Cattedrale Areti-
na l'anno <„%, e passando poi a narrare il conte
nato delle norie ivi intagliate di mezzo rilievo in
quadri di marmo, le riporta con qualche disordine,
e ne ommette cinque, poiché ossendo in numero di
Cedici egli ne pone dodici sole , e poi nel racconto
tralascia la sioria decima, i quali errori non sono
slati enervati e corretti nella moderna edizione del
Pagliarini in Roma; cosi non sarà fuor di propoli*
lo il recare in quello Libro, che è quali un corre*
do alla detta Opera edita in Roma ultimamente,
una nuova ed esatta narrazione delle mentovate i
siorie della vita e fatti di quel famoso Vescovo, e*
sptesse nel detto Sepolcro, il quale è un monu*
mento egregio ed ammirabile, e de'piu rari e pre.
Siati del secolo decimoquarto.
Nella prima ittoria si vede il Vescovo Guido, che
prende il possesso del Vescovado (il che su nel
t?m per bolla ' di Clemente V. data nonis \ulii
Pontisicatile nosiri atrio fcptimo, come nell'Archivio
della Cattedrale Aretina, Filza IV. di Lettere
nam, I. ) entrando nell' odierna Cattedrale per la
porta laterale a mezzo giorno, la quale ivi si seor*
ge scolpita nella forma appunto che anche al pre.
lente si vede, veslito con abiti pontificali, col li-
bro nella delira, e col passorale nella sinissra, e con
guanti ricamati ; e sopra vi è scritto Fatto Vescovo.
Nella secónda è il Vescovo in una sedia soslenuta da
leoni con molta gente intorno, ed alcuni genufletti
con bandiere, e trombetti, che Tuonano; e sopra
vi è scritto Ch'amato Signore, il che rappresenta
quando egli fu dagli Aretini eletto ai i4 aprile
1?21. General Signore di Arezzo per un'anno
,, Muratori, Annali Aretini, Tom. 34. Scriptor. ter.
Italie, pa, 8)6. „
Nella terza si vede un Vecchio con gran barba seden.
le in un trono, nei di cui scalini vi è l'arme di
Arezzo, davanti al quale è una figura genuflessa,
tua intorno ai detto Vecchio sono molti, che gli
svellono la barba e i capelli, di che quel Vecchio
si mostra assai malcontento. Sopra quatta Boria non
è scritto cosa alcuna; perilchc tirando a indovina-
re, si crede, che quel Vecchio rappresenti il Co-
mune di Arezzo rubato, e pelato da molli; la qual
congettura si avvalora dal consederare , che questa
idea fu da Giotto (che è il disegnatore di quello
Sepolcro) dipinta anche in Firenze nella sala gran-
de del Podeslà, come narra il Vasari nella vita di
Lui „ Nella sola grande del Podessà di Firenze dipinse

il Comune rubato da molti , dove in sorma di Giudice
con lo Jeettro in mano lo feltrò a sedere &c. ,,
La quarta ha scritte sopra quelle parole Cornine in Si*
gnoria, e rappresenta quando il Vescovo fu metto
in Signoria di Arezzo sua patria ai 6, d' Agosto
1321. dal generai Consiglio dei quattrocento ad vita™
Juam , come li legge negli Annali Aretini Tomo 24.
siriptor. ter. Italie, pag. 857. Si vede pertanto in
essa il modellino Vecchio nella terza Boria deserii
to, e il Vefcovo sedente a sinidra di lui in pari
tribunale, con gente che lo assìtte; e sono davanti
al Vefcovo due figure con mani legate dietro, e il
manigoldo con spada nuda in atto di tagliar loro
il capo ; il che vuol forsè lignisicare la giussizia,
che il Vescovo fa rendere al Comune .
La quinta rappresenta il Vescovo, che aiutato dalla
parte ghibellina di Milano, la quale, come il Va-
sari scrive, gli mandò quattrocento muratori e de-
nari, rifa le mura della Città di Arezzo tutte di
nuovo, che fu il cerchio di tutti i passati il piu ami
pio ( notabilmente poi diminuito da Cosinio I. l'an$
no 1538.), e vi è scritto El fare de le mura* Il Va-
sari pone ' questa iltoria la prima, ommettendo le
antecedenti a
La setta rappresenta la presa di Lucignano nella Val.
dichiana, e vi è scritto Incignano.
La settima rappresenta la presa di Chiusi in Casenti.
no, e vi è scritto Chiusti.
L'ottava rapprefenta la presa di Fronzola catello al.
lora forte sopra Poppi, posseduto dai figliuoli del
Conte di Battlfolle ,e vi è scritto Fronzola*
Nella nona è il Vescovo sedente sotto un padiglione
con seettro in mano , davanti al quale sono molti,
che useiti di un casello ivi scolpito chiedono con
le braccia in croce merce genuflessi ; dintorno al
Vescovo sono soldati con gli seudi in braccio, ove
c intagliata l'arme di Pietramala; e sopra vl è
scritto Cafelsocognano, la presa del quale rappre.
sentasi in iella iltoria, dal Vasari ommessa total-
mente, poiché non pone mai Caflelfocognano.
Nella decima è la presa di Rondine , catello che do-
po essere ssato molti meli assediato dagli Aretini, si
arrese finalmente al Vescovo; evie scritto Rondine ©
Nell' undecima è la presa del castello del Bucine nel
la Valdambra ; e vi 4 scritto Bucine.
Nella duodecima è quando il Vescovo piglia per for-
za la rocca di Caprese, che era del Conte di Ro
mena, dopo averle tenuto l'attedio piu meli; e vi
è scritto Caprefc.
Nella decimaterza è il Vescovo, che fa disfare il ,•
Bello di Laterina, e tagliare in croce il poggio,
che gli è soprappoflo, acciocché non vi li possa far
piu fortezza ; e vi è scritto Laterina.
Nella decimaquarta si vede il Vescovo, che fa rovi,
nare, e mettere a fuoco e fiamma il Montesansavi-
no ,
 
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