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cofa, che pofa effer gradita da V. A., ftccome verfo la Sua Sere-
nisona Cafa femore anno fato ifuoi maggiori: E tanto piu in
quello tempo, che V. A. con reale magnisicenza nuovamente accre-
sce il Suo bel Palazzo; e così come ora vegliamo dipinte le ono-
rate imprefe degli Avoli Vo^ri, e le vittorie, e le corone del Sere-
niamo Voflro Padre, così in quefa nuova giunta vedremo la li-
beralità di V. A. verfo i Suoi Cittadini, e la carità verfo tutti,
ritratte, e Scompartite sra' piu eccelf, e gloriofi Suoi fatti, degni
d' eterna memoria: Efondami tuttavia cara quefta occasone di
darmi a conofcere a V. A. col dirizzarle la prefente Opera, la qual
cofa doveva io fare sì per amore del faggetto, che appartiene a
Lei, sì ancora per cagione di me, che fono obbligato a dedicarle
tutto il corfo della mia vita; la quale dall' efempio di Giorgio mio
Zio, e di Pietro mio Padre deve naturalmente effere infittita a
fervirla; e fé per altra maniera non potrò ciò fare, almeno l'afe
curo, che nesfun de fiderio farà ne' miei penfieri piu caldo in alcun
tempo, e piu vivo, che quello di potere con verace prova mostrar-
mi a V. A, fervo grato dell' affezione, e protezione tenuta verfo di
tutti noi, e de' bentfzj così grandi, e frequenti ricevuti fuccefe
vamente dalla Sua Sereniftma Casa; de' quali, poiché da me non
fi può altrimenti, pregherò nofro Signore Dio, che per la immen-
fafua liberalità pigli fopra di se gufo gran debito, e in mia ve-
ce Le renda nobilifono, e alti/fmo merito, prosperandola, e multi-
placando le Sue felicità ogni dì maggiormente, confavandola in
vita sì, che avvanzi tutte le piu badate vite. Con che baciando-
le la Vefte, Le so umilmente riverenza.
Di Firenze li 15. di Agoflo 1588.
Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, e Devotissimo Servo
Il Cavaliere Giorgio Vasari.
cofa, che pofa effer gradita da V. A., ftccome verfo la Sua Sere-
nisona Cafa femore anno fato ifuoi maggiori: E tanto piu in
quello tempo, che V. A. con reale magnisicenza nuovamente accre-
sce il Suo bel Palazzo; e così come ora vegliamo dipinte le ono-
rate imprefe degli Avoli Vo^ri, e le vittorie, e le corone del Sere-
niamo Voflro Padre, così in quefa nuova giunta vedremo la li-
beralità di V. A. verfo i Suoi Cittadini, e la carità verfo tutti,
ritratte, e Scompartite sra' piu eccelf, e gloriofi Suoi fatti, degni
d' eterna memoria: Efondami tuttavia cara quefta occasone di
darmi a conofcere a V. A. col dirizzarle la prefente Opera, la qual
cofa doveva io fare sì per amore del faggetto, che appartiene a
Lei, sì ancora per cagione di me, che fono obbligato a dedicarle
tutto il corfo della mia vita; la quale dall' efempio di Giorgio mio
Zio, e di Pietro mio Padre deve naturalmente effere infittita a
fervirla; e fé per altra maniera non potrò ciò fare, almeno l'afe
curo, che nesfun de fiderio farà ne' miei penfieri piu caldo in alcun
tempo, e piu vivo, che quello di potere con verace prova mostrar-
mi a V. A, fervo grato dell' affezione, e protezione tenuta verfo di
tutti noi, e de' bentfzj così grandi, e frequenti ricevuti fuccefe
vamente dalla Sua Sereniftma Casa; de' quali, poiché da me non
fi può altrimenti, pregherò nofro Signore Dio, che per la immen-
fafua liberalità pigli fopra di se gufo gran debito, e in mia ve-
ce Le renda nobilifono, e alti/fmo merito, prosperandola, e multi-
placando le Sue felicità ogni dì maggiormente, confavandola in
vita sì, che avvanzi tutte le piu badate vite. Con che baciando-
le la Vefte, Le so umilmente riverenza.
Di Firenze li 15. di Agoflo 1588.
Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, e Devotissimo Servo
Il Cavaliere Giorgio Vasari.