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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0021
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DEL VA SARI.3
ghiamo al presente in Firenze, quali circondando intorno a dette trave
per ispazio di braccia quattro, facevano palchi di legnami, di che era co-
piosissimo il paele, alcuni balconi, o terrazzi, o ballatoi, che li vogliam
chiamare, da' quali eglino giudicavano poter difendere l'entrate principali
delle Torri, e combattendo con sassi per l'altezza di quelle, facevano ca-
ditoje fuori, e dentro nelle volte, che col fuoco non potevano essere arse;
i quali luoghi , per virtù di quelle difese, si difendevano ogni dì dalle
(correrie de' popoli della Città, e dall'altezza di quelle vedevano di fuori
chi veniva a offenderli, e sapevano tutto quello si faceva nella Città, per
contrasegni, che da quelle altezze mostravano con fuochi, e altri cenni.
Ma ancoraché fufe il murar barbaro, e disforme dal primo ordine antico,
riservaron sempre la quadratura delle pietre, il murarle con diligenza, e
le crociere delle volte con l'antichità de' Romani; e se bene egli ebbono
i garbi delle porte con quei quarti acuti bislunghi, e certe mensolaccie gof-
fe, cercarono fare con più brevità le muraglie loro che e' potevano; laon-
de in ifpazio di tempo consumata 1' età rozza, e ringentilita dall' aria, e
dal tempo, fu poi da nuovi maestri per la quiete, qual dava più tem-
po, e studio loro, trovato il far le case con l'ordine Toscano, con le
bozze grosse, e piane, e di mano in mano ampliando con più ornamenti
quell' opere, che s' è ridotto a quella perfezione moderna.
P. Tutto mi piace, e si vede essere per quelle vestigie, a quel che dite, ve-
risimile assai. Or torniamo all' origine di queste danze, di che si ha a ra-
gionare; ditemi, molto non avete consigliato il Duca mio Signore a gitta-
te in terra tutte quelle muraglie vecchie, e con nuova pianta levare da i
fondamenti una aggiunta grande a quello Palazzo di fabbrica moderna, ri-
quadrando le cantonate di fuori, e le stanze di dentro, e con varj, e ric-
chi ornamenti aver mossro e la grandezza di S. E., e la virtù vostra in-
sieme, con la magnificenza di quella Città, la quale per li tempi passati
si è villa in ogni luogo per li artesici suoi nelle fabbriche private, e pub-
bliche il vero esemplo della bellezza, e della perfezione, confessando tut-
to il mondo , come sapete, dopo i veri antichi d'avere imparato il mo-
do del murare, e la diligenza da gl'ingegni Toscani?
C. V. E. dice la verità, ma so bene, che quella sà, che il Duca avrebbe
saputo, e potuto farlo feiicissimamente, se non 1' avesse rimosso il rispetto
di non volere alterare i fondamenti, e le mura materiali di quello luogo,
per avere elleno, con questa forma vecchia, dato origine al suo governo
nuovo. Anzi siccome subito che egli fu creato Duca di questa Repubblica
conservò le leggi vecchie, e sopra quelle altre ne fondò riguardanti il ben
esfere de' suoi Cittadini; così per lo medesimo rispetto quelle mura vecchie
{concertate, e scomposte volle ridurre con ordine, e misura, ponendovi,
come vedete, quelli vaghi ornamenti, per far conoscere anche nelle cose
difficili, e imperfette, che ha saputo tisare la facilità, e la perfezione, e
il buono uso dell'Architettura, così come anche ha fatto nel modo del
governo della Città, e del Dominio; e merita Signor Principe mio più lo-
de, chi trova un corpo d' una fabbrica disunito, e da molte volontà fat-
to a caso, e per uso di più famiglie, e alto di piani e bassi, e con buo-
A 2, ma
 
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