DEL FASORI.h
temi un poco, chi son que' due, che parlano insieme, uno veflito di scarlat.
to, che volta a noi le spalle con la berretta in capo da dottore rohà, a
l'altro grassotto con quel cappuccio paonazzo in capo?
G. E' Messer Palla Strozzi il Dottore, e l'altro in cappuccio paonazzo, che
dite, è Luca di Maso delli Albizi, e quello vestito di paonazzo, tutto ma-
gro, e pallido, col viso alquanto lungo, è Messer Agnolo Acciajuoli ami-
co grandissimo di Cosimo, che gli serine, quando era in esilio, in che ter-
mine la Città si trovava, e che era disposta perchè egli ritornaffe, purché
egli facete muover guerra in qualche luogo, e lo consortò a fard amico
Neri di Gino Capponi.
P. Ditemi, questa lettera non fu ella trovata, e fa cagione, che Messer A-
gnolo fu preso, e poi mandato in esilio?
G. Signor sì, ma poco vi dimorò; or torniamo al retto di quefli ritratti.
Quello, che è allato a Niccolò da Uzzano in proffilo, è Giovanni Pucci
amico di Cosimo; l'altro, ch'è di sotto a lui pure in proffilo, con quel
naso grosso in suori, e raso, c Federigo Malevolti, il quale, come si dis-
se, tenne la chiave dello alberghettino, dove slette in prigione Cosimo,
tanto amorevole, e pietoso verso di lui, che li conduce il Fagianaccio.
P. Ecci egli ritratto il Fagianaccio in questa storia?
G. Signor sì, vedetelo là in ultimo delle figure, a piè, in zucca, grasso, che
ha viso di buon compagno; e quegli, che è fra Niccolò da Uzzano, e Tom-
maso Sodelini, col cappuccio rosso, grassottino, con gli occhi grossetti, pu-
lito, e raso, è Bernardo Guadagni Gonfaloniere, che fu corrotto con denari.
P. Fu galantuomo; ma ditemi, chi son que'due, uno che volta la tetta in
qua, e l'altro mezzo coperto?
G. L'altro del cappuccio rosso e Pietro Guicciardini, e allato gli è Niccolo Se-
derini, cari amici a Cosimo; l'altre genti, che vi sono attorno, è il popo-
lo; vedete, che corrono a vederlo entrare le donne con i putti, e anno por-
tato con loro gli olivi, le grillande, e i fiori per fiorir le strade; e comu-
nemente da' suoi Cittadini, e dal popolo con quel motto attorno a quell'
aste è chiamato Padre della Patria.
P. Ditemi Giorgio, io veggo, che voi avete ritratto Firenze per la veduta
della porta a San Gallo, che mi piace assai, perchè sò, che Cosimo ritor-
nò di quivi; ma io veggo innanzi alla porta un gran borgo di case, e un
gran convento di Frati, cosa che non l'ho mai vifla.
G. Signore, non è maraviglia, perchè l'anno 1530. per lo assedio di questa
Città fu rovinata la piazza, il borgo, e il monasterio, quale era nominato
San Gallo, da cui la porta prese, e mantiene ancora il nome, il qual luo-
go d'osserie, botteghe, e luoghi pii già ripieno faceva conoseere a chi era
forestiero, innanzi che egli entrasse in questa Città, che cosa ell'era dentro.
P. Mi torna a memoria adesso di aver sentito, che San Gallo monasterio fa-
meso fu edificato dal noflro magnifico Lorenzo vecchio, persuasp da fra
Mariano da Ghinazzano dell'ordine osservante Eremitano.
G. Gli è vero, e io ho figurato il borgo, le case, la piazza, e il conven-
to, acciocché, poiché egli è rovinato, ne rimanete in pittura a chi non le
vide questa memoria#
Hz P. Avete
temi un poco, chi son que' due, che parlano insieme, uno veflito di scarlat.
to, che volta a noi le spalle con la berretta in capo da dottore rohà, a
l'altro grassotto con quel cappuccio paonazzo in capo?
G. E' Messer Palla Strozzi il Dottore, e l'altro in cappuccio paonazzo, che
dite, è Luca di Maso delli Albizi, e quello vestito di paonazzo, tutto ma-
gro, e pallido, col viso alquanto lungo, è Messer Agnolo Acciajuoli ami-
co grandissimo di Cosimo, che gli serine, quando era in esilio, in che ter-
mine la Città si trovava, e che era disposta perchè egli ritornaffe, purché
egli facete muover guerra in qualche luogo, e lo consortò a fard amico
Neri di Gino Capponi.
P. Ditemi, questa lettera non fu ella trovata, e fa cagione, che Messer A-
gnolo fu preso, e poi mandato in esilio?
G. Signor sì, ma poco vi dimorò; or torniamo al retto di quefli ritratti.
Quello, che è allato a Niccolò da Uzzano in proffilo, è Giovanni Pucci
amico di Cosimo; l'altro, ch'è di sotto a lui pure in proffilo, con quel
naso grosso in suori, e raso, c Federigo Malevolti, il quale, come si dis-
se, tenne la chiave dello alberghettino, dove slette in prigione Cosimo,
tanto amorevole, e pietoso verso di lui, che li conduce il Fagianaccio.
P. Ecci egli ritratto il Fagianaccio in questa storia?
G. Signor sì, vedetelo là in ultimo delle figure, a piè, in zucca, grasso, che
ha viso di buon compagno; e quegli, che è fra Niccolò da Uzzano, e Tom-
maso Sodelini, col cappuccio rosso, grassottino, con gli occhi grossetti, pu-
lito, e raso, è Bernardo Guadagni Gonfaloniere, che fu corrotto con denari.
P. Fu galantuomo; ma ditemi, chi son que'due, uno che volta la tetta in
qua, e l'altro mezzo coperto?
G. L'altro del cappuccio rosso e Pietro Guicciardini, e allato gli è Niccolo Se-
derini, cari amici a Cosimo; l'altre genti, che vi sono attorno, è il popo-
lo; vedete, che corrono a vederlo entrare le donne con i putti, e anno por-
tato con loro gli olivi, le grillande, e i fiori per fiorir le strade; e comu-
nemente da' suoi Cittadini, e dal popolo con quel motto attorno a quell'
aste è chiamato Padre della Patria.
P. Ditemi Giorgio, io veggo, che voi avete ritratto Firenze per la veduta
della porta a San Gallo, che mi piace assai, perchè sò, che Cosimo ritor-
nò di quivi; ma io veggo innanzi alla porta un gran borgo di case, e un
gran convento di Frati, cosa che non l'ho mai vifla.
G. Signore, non è maraviglia, perchè l'anno 1530. per lo assedio di questa
Città fu rovinata la piazza, il borgo, e il monasterio, quale era nominato
San Gallo, da cui la porta prese, e mantiene ancora il nome, il qual luo-
go d'osserie, botteghe, e luoghi pii già ripieno faceva conoseere a chi era
forestiero, innanzi che egli entrasse in questa Città, che cosa ell'era dentro.
P. Mi torna a memoria adesso di aver sentito, che San Gallo monasterio fa-
meso fu edificato dal noflro magnifico Lorenzo vecchio, persuasp da fra
Mariano da Ghinazzano dell'ordine osservante Eremitano.
G. Gli è vero, e io ho figurato il borgo, le case, la piazza, e il conven-
to, acciocché, poiché egli è rovinato, ne rimanete in pittura a chi non le
vide questa memoria#
Hz P. Avete