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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Bearb.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0079
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DEL VAS AR I. 61.
era flato Conte di Poppi, il quale allora era in Bologna, fece intendere
a'capi, che se volevano esfer governati da uno, ch'era disceso del sangue
di Annibale, lo infegnarebbe loro; e gli disse, che molti anni avanti Èr-
cole cugino di Annibale stando a Poppi aveva praticato con una giovane
di quel castello, e che ne nacque un figliuolo chiamato Santi, il quale
Ercole aveva affermato con verità esser suo figliuolo, e che grandemente
lo somigliava.
P. Quello, che avete fatto qui avanti a Cosimo, somiglia il ritratto di Santi?
G. Signor sì, che li ritrasse dalla medaglia sua dì mano di Michelozzo Mi-
chelozzi Scultore; e per tornare a Santi, prellorno i capi fède al Conte,
e senza indugio mandorno a Firenze loro Cittadini a Cosimo, che fusse
con Santi, e lo mandale a Bologna. Cosimo sapeva., che Antonio da
Cascese era reputato padre di Santi, il quale era morto, e mandando per
il giovane, ci vide dentro l'effigie di Ercole Bentivogli, Così non sprezza«
to il negozio, ritrovando il vero delia cosa, chiamò Santi alla presenza
sua, e gli parlò così come V. E. vede, che io l'ho dipinto: Santi, gli
disse Cofimo, nessuno ti può consigliare, sapendo tu, dove t'inclina l'ani.
mo; se tu non lo sapessi, or lo sai da me: tu sei figliuolo di Ercole
Bentivogli, e non d' Antonio da Cascese: e lo confortò, che, se egli vole-
va andare al governo de' figliuoli d'Annibale, gli era necessario, che si
voltasse con animo nobile a quelle imprese gloriole, e degne di quella
casa tanto illustre, e che mofcafe con effetto esfer ne' gestì figliuolo di
Ercole; e volendo essere figliuolo d' Antonio da Cascese, potea ritorna-
re a stare ad un' arte, consumando la vita sua in quel travaglio mec-
canicamente.
Che gli rispose Santi?
G. Non altro se non che inanimito dalle parole di Cosimo s’apprese al consi-
glio suo; e rimettendosi in lui, lo consegnò a que' Cittadini Bolognesi, i
quali sono lì presenti, e lo mandò con loro a Bologna con cavalli, vesti,
e scrvitori, e accompagnato nobilissimamente; che governandoli secondo
che lo instituì Cosimo e a bocca, e per lettere, moArò poi tanto animo,
e tanta afluzia, che in quella Città, dove i suoi maggiori erano stati
morti, egli con pace, e con quiete onoratissimaroente visse, e con fama morì.
P. Certo che egli non degenerò dal Padre, e fece a Cosimo onore, metten-
do in opera il suo savio consiglio.
G. E però vede V. E. in quelli due angoli, che mettono in mezzo quella
floria, in uno è 1'Astuzia, la quale ha la face in una mano accesa, e lo
specchio nell'altra, con le ali in capo; nell'altro è 1' Ardire, che è un San-
sone giovane animoso , il quale sbarrò il Leone.
R Ho inteso il tutto; voltiamoci a quest'altra, che quella m'ha satisfat-
to assai,
G. Dico a V. E., che quella è, quando Cosimo dopo la morte di Giovanni
Bicci suo padre, finito di murar la Sagrestia di San Lorenzo di Firenze,
che egli lassò imperfetta, egli prese a far murare la Chiesa , e la Canonica
con ordine del Priore de? Preti, e de'popolàni di quel luogo, fecondo la
pianta, e disegno di Filippo di Ser Brunellefco architettore, e di Lorenzo
di Bartoluccio di Cione Ghiberti, che fece il modello di legname.
 
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