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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0088
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7o RAGIONAMENTI
Duca d' Urbino capi di quegli eserciti, questa accrebbe a i Veneziani tara-
to vantaggio, che ardirono accollar le genti loro fino sotto Ferrara ; per.
ilchè la lega stretta da quelli pericoli, conoscendo quanto dannoso fufe
loro l'ajuto, che con gente, e denari dava il Papa a' Veneziani, tentarono
fino Federigo Imperatore, che facesse un Concilio per tutti i sacerdoti con.
tro al Papa in Basilea; i quali freni giovarono in ultimo, che il Papa fe-
ce lega con gli altri Principi Italiani contro a quel Senato, dove prima e-
ra in confederazione; e fece loro intendere, che si levassino del contado
di Ferrara con lo esercito, e che, se non posavano giù l'armi, intieme
con gli altri compagni della lega si sarebbono aspramente vendicati contra
di loro di quelle ingiurie. I Veneziani per quello in più furore, e animo
accesi, feciono maggiore apparato di forze, e di guerra, che potelsono,
deliberando voler vedere il fine di tutta questa impresa; e allora i Prin-
cipi Italiani si raunarono in Cremona per consultare (opra questa guerra il
rimedio alla salute de gli stati loro, nella qual dieta intervenne il Magni-
fico Lorenzo voslro.
P. Gia 1' ho visto a sedere con quella vesta lunga di scarlatto ; ma ditemi,
chi è quegli, che gli siede allato, vestito di rosso, con quella barba canu-
ta, e che flende la mano inverso di lui?
G. E' il Legato del Papa Cardinal di Mantova, mandato da Siilo a quella
dieta; e l'altro, che gli è vicino con quella berretta rossa, e raso, è Erco-
le da Elle Duca di Ferrara; l'altro, che gli è vicino, è Alfonso Duca di
Calabria; e quel giovane, che volta a noi le spalle, vestito di sopra di ros-
so, e sotto con quella corazza antica azzurra, è il Signor Lodovico Sfor-
za, che con le mani, e con l'attitudine esplica l'animo suo ragionando
con que' Signori.
P. Veramente ch'egli anno tutti cere d'uomini grandi; ma ditemi, sapete
voi chi sono gli altri Principi, che seggono, e parlano in questa dieta?
G. Signor nò, perchè prima io non ho avuto i ritratti d'altri Signori, che
quelli, ch'io sappia il certo che vi si trovassero, e il renante ho fatto per
fare quelli, che vi furono; che ogni giorno che mi venire occasione di ri-
trovarli, poco si penerà a mutar loro l'effigie, e farli samigliare.
P. Sta bene; ma ditemi, perchè la man delira riposa sopra un corno di do-
vizia, e la sinistra in su la spada rimessa nella guaina?
G. Per cagione che avendo egli parlato in questa dieta con tanta gravità, ed
eloquenza, e giudizio, e del modo, e come si doveva governare, e muo-
ver quella guerra, egli solo avvanzò di esperienza delle cole d'arme tutti
i Capitani, e nel resto gli altri Principi grandi. Onde il metter la mano
delira sui corno di dovizia, e la sinissra in sulla spada nella guaina mo-
stra, che con que' modi, che egli ha ragionato loro, e che piglieranno da
lui, ne risultò , come fu poi, una cternissima pace; ed ecco ch'io ho fatto
qua fuor della sioria in quelli due angoli due virtù sue, che questa sioria ac-
compagnano; in uno è Ercole, che ammazza l'Idra, avendo egli con la ve-
rità tagliato alla adulazione la lingua, e con le virtù sue la via alla falsità,
che sogliono spesso nelle imprese grandi, e difficili accecar la mente de'
Principi; nell' altro angolo è il buono evento povero, e ignudo, che ha
preso la tazza da bere, e ha in mano le spighe del grano.
 
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