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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0089
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DEL F AS ARI. 71
P. Tutto ho considerato , e veduto, e mi piace assai; ma voltiamoci a quest'
altra storia, dove io veggo quello esercito de' Fiorentini, che lo conosco a'
soldati, e alle insegne; che cosa comanda quella figura armata all'antica in
su quel cavai bianco a quello esercito? ditemi che cosa è?
G. Signore, quella è la guerra, che nacque in Lunigiana fra i Genovesi, e
i Fiorentini- Quando Lodovico Fregoso aveva preso per inganno Sarzana,
e venduta a' Genovesi, i quali con ogni studio, e apparato per mare, e
per terra guerreggiando molti meli con ajuto de' Pietrasantesi, furono poi
dallo esercito Fiorentino combattuti, e presa, e poi difesa Pietrasanta;
Lorenzo de' Medici vedendo, che in campo erano molti disordini sì per 1
Commissarii, come per i Soldati, venne in campo per emendare gli erro-
ri, e i disordini loro, e prela Pietrasanta, e in oltre messo tutto lo ssorzo
de' Fiorentini intorno a Sarzana, la quale battè con artiglierie, e al fine
assediò, i Genovesi fattili forti la volson soccorrere, ma dallo esercito Fio-
rentino furon poi rotti, e mandati per mala via: mentre Lorenzo era in
campo, comandò allo esercito, che si diseostasse da Sarzana; e non prima
discostato, ì popoli della Città aprirono le porte, e tutti umili vengono in-
verso Lorenzo con gli olivi in mano, e con le chiavi, presentandole a Lo-
renzo, che sperando nella clemenza, e virtù sua lo ricevono nella Terra.
Non fu, Signor Principe, questo di quelli popoli un gran segno di amore,
e di fede in tanta lor miseria?
P. Certamente sì, ma e' fu anche una gran clemenza, e un buon giudizio
quello di Lorenzo verso di loro.
G. Ed eccolo appunto in quelli due angoli, che mettono in mezzo la storia
l'uno, e l'altro; il buon giudizio ha in mano quello specchio, che vi si
guarda dentro, e il mondo appresso per giudicar con quello le azioni sue,
che mostra , che chi conosce benissimo se, può nello specchio delle sue
forze giudicar quelle d' altri; onde perciò chi è savio ben giudica, e do-
mina, come fe Lorenzo, il mondo.
P. Molto a quella Clemenza fate gettar via le due spade, che ha in mano?
ditemi perche ella fa così?
G. Signore, quella ha indosso l'arme difensive, l'elmo in tefla, e la coraz-
za indosso, e sede in su quelle arme, mostrando, che ella getti le offen.
sive, e le difensive tenga indosso, che tal fu la clemenza inverso di loro
usata da Lorenzo.
P. Mi piace la storia, e quelle sue virtù; ma alziamo, Giorgio, il capo un
poco a quella del mezzo, ch'io veggo quella volta grande piena di figure
varie, e con tanti begli ornamenti di stucco attorno, messi d'oro; e ancora
veggo il Magnifico Lorenzo a sedere, e intorno tanta gente, che gli pre.
senta varie cose, e animali; cominciate un poco a dirmi, che fantasia ella è,
G. Signor Principe, quella è la gloria, e lo splendore delle virtù di Loren-
zo, le quali furono tante, che tirarono a se ogni persona grande, ancor-
ché di lontano paese, per conoscerlo; e quella l'ho fatta, perchè essendo
egli diventato arbitro di tutti, o della maggior parte de' Principi d' Italia,
gli sono intorno tutti gli Ambaseiatori, che di varie nazioni erano tenuti
da' loro Principi appresso a Lorenzo, per udire i suoi consigli savi, e giu-
sti per i governi de' loro Signori.
 
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