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dificato le grandi divinità latine, e queste, così trasformate,
trasformarono a loro volta tutte le divinità delle provincie
romane. L'arte greca, per mezzo di Roma, si era diffusa do-
vunque; ma, illanguidita l'attività creatrice, spento l'antico
sentimento religioso, ripetevansi ornai con lunga monotonia
le forme stesse. Le immagini della divinità, così altamente
ideali in Fidia, erano però andate sempre più accostandosi
alla realtà, fino ad assumere le sembianze di determinate
persone. Ma fra la gente colta chi prendeva ormai sul serio
il culto puramente officiale? Chi guardava divoto a tutti quei
simulacri onde era pieno il mondo romano ? Nel IV secolo,
quando il cristianesimo fu riconosciuto religione dello Stato,
l'arte, legata alle antiche forme, pareva compiacersene per
esprimere i nuovi concetti. E fu certo quello il periodo in
cui la pittura e la scultura pagano-cristiane, se così possiamo
chiamarle, spiegarono la maggiore energia-di cui potevano
ancora esser capaci, nel ciclo ampliato delle composizioni
allegoriche. Fuori dell'oscurità delle catacombe l'atmosfera
era troppo satura di paganesimo, perchè esso non dovesse
penetrare più profondamente di quanto era già penetrato
nel seno del cristianesimo e influire più o meno efficacemente
sulle idee, sui costumi, sulle istituzioni e sull'arte cristiani.
Nel IV secolo incomincia a fervere questo gran movimento,
la compenetrazione più viva degli antichi coi nuovi elementi;
la quale, continuando ne'secoli, anche attraverso la barbarie,
produrrà nuove meraviglie.
* * *
Quando quel movimento s'iniziò, l'arte classica precipi-
tava. Lo vediamo nell'arco che si volge sulla via trionfale
antica, allo sbocco nella piazza dell'anfiteatro Flavio, l'arco
in onore di Costantino che, secondo l'iscrizione, liberò la re-
pubblica da Massenzio tiranno, con la grandezza della sua
dificato le grandi divinità latine, e queste, così trasformate,
trasformarono a loro volta tutte le divinità delle provincie
romane. L'arte greca, per mezzo di Roma, si era diffusa do-
vunque; ma, illanguidita l'attività creatrice, spento l'antico
sentimento religioso, ripetevansi ornai con lunga monotonia
le forme stesse. Le immagini della divinità, così altamente
ideali in Fidia, erano però andate sempre più accostandosi
alla realtà, fino ad assumere le sembianze di determinate
persone. Ma fra la gente colta chi prendeva ormai sul serio
il culto puramente officiale? Chi guardava divoto a tutti quei
simulacri onde era pieno il mondo romano ? Nel IV secolo,
quando il cristianesimo fu riconosciuto religione dello Stato,
l'arte, legata alle antiche forme, pareva compiacersene per
esprimere i nuovi concetti. E fu certo quello il periodo in
cui la pittura e la scultura pagano-cristiane, se così possiamo
chiamarle, spiegarono la maggiore energia-di cui potevano
ancora esser capaci, nel ciclo ampliato delle composizioni
allegoriche. Fuori dell'oscurità delle catacombe l'atmosfera
era troppo satura di paganesimo, perchè esso non dovesse
penetrare più profondamente di quanto era già penetrato
nel seno del cristianesimo e influire più o meno efficacemente
sulle idee, sui costumi, sulle istituzioni e sull'arte cristiani.
Nel IV secolo incomincia a fervere questo gran movimento,
la compenetrazione più viva degli antichi coi nuovi elementi;
la quale, continuando ne'secoli, anche attraverso la barbarie,
produrrà nuove meraviglie.
* * *
Quando quel movimento s'iniziò, l'arte classica precipi-
tava. Lo vediamo nell'arco che si volge sulla via trionfale
antica, allo sbocco nella piazza dell'anfiteatro Flavio, l'arco
in onore di Costantino che, secondo l'iscrizione, liberò la re-
pubblica da Massenzio tiranno, con la grandezza della sua