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Vignola; Spampani, Giovanni Battista [Hrsg.]; Antonini, Carlo [Hrsg.]; Bianchi, Giuseppe [Hrsg.]
I cinque ordini di architettura civile — Rom, 1861

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https://doi.org/10.11588/diglit.1711#0035
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— 33 —

PREFAZIONE

GIACOMO BAROZZI DA VIGNOLA

Da

Fa qual cagione io mi sia mosso a fare questa operetta, e qual di poi la si sia
al pubblico servizio di chi in ciò si diletta donarla, per più chiara intelligenza di
essa intendo narrarvi.

Avendo io per tanti anni in diverse parti esercitato quest'arte di Architet-
tura, mi è piaciuto di continuo intorno a questa prattica degli ornamenti vedere
il parere di quanti scrittori ho potuto, e quelli comparandoli tra loro stessi e
colle opere antiche, quali si veggono in essere, vedere di trarne una regola nella
quale io mi acquietassi, colla sicurezza che ad ogni giudizioso di simile arte do-
vesse in tutto, ovvero in gran parte piacere; e questa solo per servirmene nelle
mie occorrenze, senza aver posto in essa altra mira; e per far questo, lasciando
da parte molte cose descrittori dove nascono differenze fra loro non piccole, per
potermi appoggiare con fermezza maggiore, mi son proposto innanzi quegli orna-
menti antichi delli cinque Ordini, quali nelle anticaglie di Roma si vedono, e
questi tutti insieme considerandoli, e con diligenti misure esaminandoli, ho tro-
vato quelli che al giudizio comune appaiono più belli e con più grazia si appre-
sentano agli occhi nostri; questi ancora avere certa corrispondenza e proporzione
di numeri insieme meno intrigata anzi ciascun minimo membro misurare le mag-
giori in tante lor minime parli appunto. Laonde considerando più addentro quanto
ogni nostro senso si compiaccia in questa proporzione, e le cose spiacevoli essere
fuori di quella, come ben provano i musici nella loro scienza sensatamente, ho
presa questa fatica più anni sono a ridurre sotto una breve regola facile e spe-
dita da potersene valere, i cinque Ordini di Architettura delti, ed il modo che in
ciò fare ho tenuto è stato tale. Volendo mettere in questa regola, per modo di
esempio, l'Ordine Dorico, ho considerato quel del teatro di Marcello essere fra tutti
gli altri da ogni uomo più lodato. Questo dunque ho preso per fondamento della
regola di detto Ordine Dorico, sopra il quale avendo terminalo le parti principali,
se qualche minimo membro non avrà così obbedito intieramente alle proporzioni
dei numeri (il che avviene bene spesso dall'opera de' scarpcllini o per altri ac-
cidenti che in queste minuzie possono assai) questo avrò accomodato alla mia re-
gola non discostandomi in cosa alcuna di momento, ma ben accompagnando que-
sto poco di licenza con l'autorità degli altri Dorici che pure sono tenuti belli, dai
quali ne ho tolto le altre minime parti, quando mi è convenuto supplire a questo
 
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