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Zanetti, Antonio Maria
Delle Antiche Statue Greche E Romane, Che Nell'Antisala Della Libreria di San Marco, e in altri luoghi publici di Venezia si trovano (Band 2) — Venedig, 1743 [Cicognara, 3565-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3583#0004
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Gevol cosa è il riconoscere nel preserite Bullo, maggiore del natu-
rale, non meno la perizia del buon maeiìro, che la Deità per elso
rappresentata. Ella sièciBELLE, che anche Rea, e Berecintia, edOpe,
e Cibebe, e la gran Madre, eia Madre degli Dei, nelle antiche favo-
le vien chiamata. Furono i suoi genitori Celo, e Velia : ovver s
Etere, e la Terra '. Fu sorella e moglie di Saturno 3 a cui partorì Giove , Net-
tuno, Plutone, e Giunone. Il primo de quali died' ella a custodire , e ad alleva-
re a' Cureti , abitatori del monte Ida nel!' isola di Creta , detti anche Dattili
Idei *. Gli Arcadi contuttociò vantavano, che Rea gravida di Giove , fuggendo
r insidie del marito, divoratore de' comuni figliuoli , presfo di loro li riparasse,
ed ivi nel monte Liceo delse in luce il suo parto 3. Coirei, siccome lìmbolo
della terra , non senza molto misterio 4 , dipigneasi sedente sopra un carro , ti-
rato da lioni, con la corona delle torri, o delle mura in capo , e col velo altre-
sì 3 e scorgefi ella appunto con tale acconciatura anche nel rovescio qui sovrap-
posto della medaglia di Giulia Pia, e nel marmo che dopo emetto siamo per des-
crivere . I suoi Sacerdoti furioli ed esfemminati , erano detti Coribanti , e Galli
ancora , da un fiume della Frigia dello skiso nome s . Era smgolarmente ado-
rata in Pessinunte, città della Gallogrecia o Galazia , nell' Alia minore 3 dove i
Re Attalici un tempio nobilissimo le aveano eretto 6. Quivi la sua statua credea-
II caduta dal cielo 7 . Al tempo della seconda guerra Cartaginese , i Romani
seguendo i ricordi della Sibilla, di là fino a Roma detto sìmolacro trasporta-
rono 8 : dove fu poi la Dea ogn anno di giuochi pubblici, detti con Greca voce
Mcgakjìì, onorata3 il quarto giorno d' Aprile, innanzi al tempio di lei 9. Fu
detta anche Dindimene dal monte Dindimo , che a Pessinunte sovraiìava. Non
deesi per altro con tanta sicurezza credere rappresentata nel presente marmo
quella Deità, che vogliasi escludere l'opinione , di chi crede esfere qui essigiato
un genio d' alcuna Città Metropoli o principale. L'acconciatura delle torri e del
velo era ad essi pure attribuita 3 siccome parecchie medaglie ce lo dimostrano IO, e
con quelle quella d' Antonino Pio , che qui vedesi impressa , in cui si seorge il
Genio della città de Laodiceii, detti anche Giuliesi.
( 1 ) Apollod. lib.I. ( 2) Virgil. nel 4. d. Georg. Apollod. lib.I. ( 3 ) Pausan. nelle cose Arcad. e 36. s 4) Virgil. nel X.
dell' Eneida. (5) Lucrez. lib. II. Luciano. Stesano alla voce TàXKes. (6) Strab. lib. XII. (7) Ammiano Marcellino,
lib.22. cap. 23, * (8) Liv. lib. 2?. (?) Cica, dei Resp. degli Arusp. (io; Vaillant nelle Colonie P. II. pag. u. 34. 35.
ed altrove.

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