XC V
clievoli espressioni di quel Principe cortese , e
senza pari, le quali nè il tempo , nè la maggio-
re estrinseca grandezza potè poi cangiare nè di-
minuire ; poichè quando la fortuna della Prussia
lo inalzò al soglio paterno , non si scordè egli
di scriverne di propria mano prima, che passas-
se il quarto di , al fiiosofo amico , dichiarandogli
in termini affettuosi l’impazienza, che aveva di
rivederlo . Àîlora su , che il conte Aîgarotti lieto
del regio invito passô da Londra alla corte di Ber-
lino, dove visse e studiô ai fianchi del Re, co-
municandosi l’un l’altro le opere dell’ingegno,
Nello splendore della corte, e nell’ ameno ritiro
delle ville, e nel diletto de’puhblici e privati viag-
gi, fu egli sempre il fido compagno , e l’inter-
prete de’pensieri, e ii confdente di FEDÈR.I-
CO , il quale deponendo la real maestà ne’pe-
netraîi deila Reggia, e nella quotidiana consue-
tudine degli studj della conversazione della men-
,sa degli spettacoii e di tutta la vita, congiunse
col dolce vincoîo della virtù e delîa sria incredi-
biîe umanità due stati, che la fortuna aveva di-
visi con infinito spazio , cioè îa sua sovrana gran-
dezza , e l’altrui prîvata condizione . Areo fiîoso-
fo alessandrino ha avuta fama e gloria da quel
di , che Cesare entrando vittorioso in Alessan-
dria îo condusse seco lui, e lo distinse ed ono-
rô fra tutti i suoi concittadini . Se non ofsende
la gelosa sama de’secoli antichi il moderno para-
gone fra il nostro fiîosofo e quel di Aîessandria,
e fra
clievoli espressioni di quel Principe cortese , e
senza pari, le quali nè il tempo , nè la maggio-
re estrinseca grandezza potè poi cangiare nè di-
minuire ; poichè quando la fortuna della Prussia
lo inalzò al soglio paterno , non si scordè egli
di scriverne di propria mano prima, che passas-
se il quarto di , al fiiosofo amico , dichiarandogli
in termini affettuosi l’impazienza, che aveva di
rivederlo . Àîlora su , che il conte Aîgarotti lieto
del regio invito passô da Londra alla corte di Ber-
lino, dove visse e studiô ai fianchi del Re, co-
municandosi l’un l’altro le opere dell’ingegno,
Nello splendore della corte, e nell’ ameno ritiro
delle ville, e nel diletto de’puhblici e privati viag-
gi, fu egli sempre il fido compagno , e l’inter-
prete de’pensieri, e ii confdente di FEDÈR.I-
CO , il quale deponendo la real maestà ne’pe-
netraîi deila Reggia, e nella quotidiana consue-
tudine degli studj della conversazione della men-
,sa degli spettacoii e di tutta la vita, congiunse
col dolce vincoîo della virtù e delîa sria incredi-
biîe umanità due stati, che la fortuna aveva di-
visi con infinito spazio , cioè îa sua sovrana gran-
dezza , e l’altrui prîvata condizione . Areo fiîoso-
fo alessandrino ha avuta fama e gloria da quel
di , che Cesare entrando vittorioso in Alessan-
dria îo condusse seco lui, e lo distinse ed ono-
rô fra tutti i suoi concittadini . Se non ofsende
la gelosa sama de’secoli antichi il moderno para-
gone fra il nostro fiîosofo e quel di Aîessandria,
e fra