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XXII.
O clolce strada ; ond’iopassar solea
E notte e di senza stancarmi mai î
O casa, che a colei ricetto dai,
Che sola a gli occhi miei parve una dea?
O porta, che si spesso io percotea,
E spesso i gravi rniei dogliosi lai
Udivi, e forse ancor pietate n’hai,
Allor che la crudel mi ti chiudea !
O scala, o stanze , o loggia , o gabinetto,
Ove sparsa il bel crin vedeala spesso,
E la ’v ebber principio le mie pene !
Deh, come il di, che a voi miguidi, aspetto
Felice , s’io mi fossi a quel di presso !
Ma intanto i’piango, e quel di mai non viene
XXII.
O clolce strada ; ond’iopassar solea
E notte e di senza stancarmi mai î
O casa, che a colei ricetto dai,
Che sola a gli occhi miei parve una dea?
O porta, che si spesso io percotea,
E spesso i gravi rniei dogliosi lai
Udivi, e forse ancor pietate n’hai,
Allor che la crudel mi ti chiudea !
O scala, o stanze , o loggia , o gabinetto,
Ove sparsa il bel crin vedeala spesso,
E la ’v ebber principio le mie pene !
Deh, come il di, che a voi miguidi, aspetto
Felice , s’io mi fossi a quel di presso !
Ma intanto i’piango, e quel di mai non viene