Al signor
Francesco - Maria T^anotti,
(ï4°
XXVIII.
Nè tti i grand’archi, i simulacri, o i ponti
Âugusti, o l’alte logge , o i bronzi, o i marmi ,
Ond’è che la tua fama alto sormonti,
Non più, Vinegia mia, non più mostrarmi.
Ch’opra non puô de’più lodati e conti
Maestri tuoi omai più lieto farmi ;
Poi che da l’acque tue Orito a i monti
Patrj varcando pur volle lasciarmi.
Questi col puro in prima di Sofia
Latte nutrimmi, indi guidommi ai chiostri
Di Pimpla, al bosco , alla castalia grotta.
Quanto perdi ancor tu , Vinegia mia;
Sebben que’prischi tuoi, famiglia dotta,
E Bembo e Navager ne vanti e mostri.
Francesco - Maria T^anotti,
(ï4°
XXVIII.
Nè tti i grand’archi, i simulacri, o i ponti
Âugusti, o l’alte logge , o i bronzi, o i marmi ,
Ond’è che la tua fama alto sormonti,
Non più, Vinegia mia, non più mostrarmi.
Ch’opra non puô de’più lodati e conti
Maestri tuoi omai più lieto farmi ;
Poi che da l’acque tue Orito a i monti
Patrj varcando pur volle lasciarmi.
Questi col puro in prima di Sofia
Latte nutrimmi, indi guidommi ai chiostri
Di Pimpla, al bosco , alla castalia grotta.
Quanto perdi ancor tu , Vinegia mia;
Sebben que’prischi tuoi, famiglia dotta,
E Bembo e Navager ne vanti e mostri.