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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0193
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DIVERSI. 2.85

per quanto mi pare, in tina ci trovò erro-
ri di lingua. L’abate Gedoin portò all’aC”
cademia la celebre sua traduzione di Quin-
tiliàno, percbè prima cne uscisse al pubbli-
co fosse da essa esaminata. Non ci era pa-
gina, che non brulicasse di errori : tanto
che, se volle una volta stampare il suo li-
bro, gli convenne far senza Fapprovaziono
dei Quaranta. Lo stesso Piacine, cosi esat-
to e regolare, non andò esènte dalla criti-
ca aecademica. Che non è stato scritto pro
e contra quel verso, che parlando di Pir~
ro mette in bocca ad Ermione nell’Andro-
maca :

Je V aimois incostarU, qu aurois-je fait fi-
delle ?

Quella bella elissi, tanto propria di uno im-
petuoso affetto che esso contiene, fu con-
dannata; quasi che un bello iscorto in pit-
tura fosse un errore. Non bene avvisano la
accademie, a voler tanto circoscrivere la
mania dello ingegno; corae se altri volesse,
che si cavalcasse alla campagna con la re-
golarità della cavallerizza. Per questo non
cbbe il torto madamigella di Gournay, ve-

den-
 
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