Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 1.1888

DOI Heft:
Fasc. I
DOI Artikel:
Venturi, Adolfo: Il "@Cupido" di Michelangelo
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0035
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
ARCHIVIO STORICO DELL'ARTE

13

Carlo Emanuele I di Savoia comprò, come il Lange racconta, nel 1583 in Roma una col-
lezione, mercè la mediazione di Orazio Muti canonico lateranense, e nella quale era notato un
Cupido a dormir tutto. Non una parola di più ; ma il Lange si chiede : non potrebbe esser
questo il Cupido di Michelangelo, comprato per antico forse da un continuatore (?) di Bal-
dassare del Milanese ? " Con tutta probabilità è lo stesso che ancor si conserva,1 tanto più
che fu tratto da antica scultura alessandrina, la quale passò probabilmente dalla collezione
medicea in quella Obizi del Cataio. „ La collezione d' anticaglie, quando Piero di Lorenzo
de' Medici fu bandito da Firenze, fu quasi tutta venduta all' incanto, e quantunque il Magni-
fico Giuliano ricuperasse poi per la maggior parte i dispersi cimeli, è probabile, pensa il
Lange, che diversi pezzi importanti passassero nelle mani della nobile famiglia Obizi. La
collezione del Cataio, soggiunge lo scrittore tedesco, appartenne prima alla famiglia veneziana
degli Obizi, e che in Firenze gli Obizi vissero nel secolo XV appare da questo, che il
Ghiberti lavorò una pietra sepolcrale per Ludovico degli Obizi, come lo scultore stesso rac-
conta ne'suoi Commentarii. — Noi possiamo ammettere che al Cataio si possa trovare la statua
medicea ; ma le ragioni della provenienza accennate dal Lange cadono nel fantastico. La
storia del museo del Cataio, formato verso la fine del secolo scorso dal marchese Tomaso
Obizi, emulo di Teodoro Correr, non risale certo a quell' antichità che il Lange vi assegna
per aver trovato che il Ghiberti fece una pietra tombale per Ludovico degli Obizi, capitano
nel 1424 de' Fiorentini, nella rotta di Zagonara !

Gli argomenti stilistici possono trarre in inganno più degli argomenti storici, poiché l'espres-
sione del sonno è sensibilmente resa, e v'è qualche analogia nella conformazione del Cupido col
putto dell'imponente tondo di Michelangelo al Museo Nazionale di Firenze. Ma basta osservare
la scultura per accorgerci che è alquanto trita nel fare, che le forme sono rotondeggianti, vuote,
grossolane. Non v'è un tratto solo che arieggi la delicata e robusta forma del bambino Gesù
del tondo suddetto, non la sovrana sicurezza de'contorni. Del resto è una copia troppo ma-
teriale dell'antico per esser cosa della giovinezza di Michelangelo, che lasciava in tutto l'im-
pronta della sua forza, della sua personalità, del suo genio. Più tardi della fine del secolo XV
gli artisti seppero fare delle vere stampe dell'antico ; ma a quel tempo lo spirito della crea-
zione si sprigionava dalla mano loro, e alterava espressione e contorni nelle figure imitate.

Per noi il Cupido di Torino è una delle tante statue di Cupidi dormienti che per tutto
il secolo XVI furono fatte a gara dagli scultori, cosicché tutte le collezioni ne' secoli scorsi
raccolte dal Bembo, dei Farnesi, del cardinale Innocenzo del Monte, de'Medici, dei duchi di
Savoia, degli Estensi, del cardinale Peretti, de'Panfili-Aldobrandini, dei Colonna, de'Patrizi,2 ecc.,
avevano esemplari di quegli amorini giacenti, ora disseminati per tutti i musei d'Europa. Dal
bianco Cupido di Michelangelo a quello del cavalier Bernini riposante sopra un cuscino di
pietra di paragone,3 fu V Amore dormiente un soggetto prediletto dagli artisti, desiderato per
ornamento de' gabinetti eleganti dalle dame, alle quali dovevano dire i gentiluomini, come
lo Strozzi alla diva Lucrezia Borgia, che se grave impresa era stata quella di Amore l'aver
spogliato Ercole dell' irsuta pelle, ben più grave era combattere con loro.

A. Venturi.

1 IL Fabretti crede invece che il Cupido di Torino provenga da Mantova, che sia uscito, come la Tavola Isiaca,
dal Museo dei Gonzaga dopo il sacco del 1630. Dopo quanto abbiam detto, non occorre dimostrare erronea anche
questa ipotesi.

2 Documenti inediti per servire alla storia dei Musei d'Italia, pubblicati per cura del Ministero della pub-
blica istruzione, voi. IV, 1878-80. Bencini, Roma.

3 Idem, voi. IV. Inventario della raccolta Chigi.
 
Annotationen