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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. III
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0171

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RECENSIONI

85

convalidare la sua asserzione è la circostanza, che il
bronzo di Vienna mostra lo stesso genere di smalto
champlevé la stessa gradazione di tinte, lo stesso ef-
fetto dei co'ori bleu ed oro, che si osservano in parec-
chi lavori di Giovanni, principalmente nel fregio con
iscrizione sul battistero di Siena.

Certamente questa osservazione è giusta, ma, trat-
tandosi di un lavoro che offre per lo stile dei punti
di confronto del tutto differenti e molto più decisivi,
non dovrebbe avere che un valore secondario.

È vero che il Courajod in line, e come cosa af-
fatto accessoria, fa l'osservazione, che il Cristo ri-
sorto che occupa il mezzo della placca, nell'anatomia
delle gambe mostra dell'affinità col S. Giovanni di
Berlino, e che la figura della Trinità nel frontone è
presa dalla cornice del tabernacolo della nicchia di
S. Tommaso in Or San Michele. Ma tutto ciò dimostra
al più, che noi abbiamo innanzi uno di epici tanti ar-
tisti, che seguirono le orme di Donatello; nulla invece
parla finora per Giovanni Turini.

Per giungere ad un risultato la mestieri in primo
luogo esaminare le opere autentiche del Turini. E pre-
cisamente il battistero di S. Giovanni ce ne offre la
migliore occasione, perchè in esso troviamo due ri"
lievi, tre statuette di donne e tre putti, lavoro del
nostro artista. Qui egli si mostra in tutto e per tutto
come uno di quegli artisti appartenenti al periodo di
transizione, che solo a fatica si liberano dalle tradi-
zioni del Trecento. Per le pieghe larghe e gonfie, per
l'atteggiamento curvo dei corpi lo possiamo porre in
mezzo tra il Quercia ed il Ghiberti; e l'influenza di
Donatello si può riconoscere soltanto nelle vesti ri-
gonfie delle Virtù, molto simili a quelle delle due
statuette della nicchia eseguite da questo per il bat-
tistero.

Questo speciale modo contraddittorio di lavorare
il panneggiamento si vede pure in un'altra opera del
Turini, cioè nella pila del palazzo del Comune, ese-
guita un poco più tardi. Di tutto ciò non si trova nel
bronzo di Vienna la più lieve traccia. 11 Cristo è una
figura dura, saggio non troppo pregevole del realismo
del quattrocento. La fascia che gli cinge i lombi, e
le vesti delle due figure dell'Annunciazione negli in-
terstizi degli archi, hanno le pieghe strette e simme-
triche, che si osservano spesso nelle opere di artisti
dell'alta Italia.

Se dunque è certo che il bronzo della raccolta
Ambrasiana non ha nulla a fare col Turini, cade na-
turalmente anche l'asserzione, che in esso si debba
vedere lo sportello da lui fatto per il tabernacolo del
battistero. Di fatti non può essere che uno sbaglio,
se il Courajod lo crede scomparso e trovato poi al-
l'estero; perocché lo sportello del Turini si trova an-
cor sempre al suo antico posto. E che sia veramente
lavoro suo, si dimostra irrefragabilmente confron-
tandolo col bassorilievo rappresentante la nascita di
S. Giovanni che gli sta sotto. Solo che nello sportello

è raffigurata la Madonna col bambino in braccio, e
non il Cristo risorto che sarebbe stato commesso al-
l'artista sienese. Il Courajod si fonda per questo su
quello che dice il Milanesi intorno al Turini (Vasari,
III, 305); ma nelle fonti citate dall'erudito italiano
nei suoi Documenti per la storia dell'arte non si
parla punto di un Cristo risorto. Onde anche in ciò,
almeno fino a prova contraria, è da credere si tratti
di un abbaglio.

H. v. Tsghudi

Correspondance de Ruben* et documenta èpistolaires eoneer-
nant sa vie et se* oeuvre* publiés, traduits, annotés par
CH. RUELENS, Conservateur des Manuscrits à la Bibliothèque
Royalc de Belgiquc. Tome Premier, 1600-1608. — Anvers,
Vcuve de Hacker, Imprimeur-Editeur, rue Zirk, 35. 1887.
Pag. xviii-440 in-iv.

Il ne faudrait rìen ignorer de la vie d'un ar-
tiste tei que Rubens, ha scritto il Baschet in capo ai
celebri articoli coi quali rese noti i risultati delle
preziosissime scoperte da lui fatte nell'Archivio sto-
rico Gonzaga di Mantova. Ma poiché in Pietro Paolo
Rubens, oltre all'artista sommo, noi ammiriamo an-
cora il fine e fortunato diplomatico, lo studioso che
tratta da pari a pari cogli scienziati di maggior grido,
lo scrittore colto e purgato che si mostra al corrente
del movimento letterario del suo tempo, è d'uopo
convenire che sono molti gli aspetti, sotto i quali
devono essere studiate le manifestazioni della di lui
attività, per poter dire d'averne piena notizia. Perciò
la Commissione che il Consiglio comunale della città
di Anversa ha istituita per provvedere alla pubbli-
cazione dei documenti relativi alla vita ed alle opere
di lui, tracciò il programma dei suoi lavori, assu-
mendo per divisa: « Il ne faut rien ignorer de la vie
d'un homme tei que Rubens. »

Per raggiungere un tale scopo, si incominciò dal-
l'istituire una pubblicazione periodica, la quale col
titolo di Bulletin Rubens provvede a mantenere con-
tinue relazioni tra gli studiosi e la Commissione, a
dar saggi dell'attività sua e finalmente a mettere in
luce i nuovi documenti mano a mano che vengono
discoperti. Questo bollettino costituisce per tal modo
la migliore preparazione per il Codex Diplomaticus
Rubenianus che così si intitola la pubblicazione de-
finitiva, della quale la corrispondenza ed i documenti
epistolari costituiscono la prima parte; e di essa è
ormai dato alla luce il primo volume, il cui titolo è
registrato in capo alla presente recensione. Altre
parti saranno dedicate alle testimonianze istoricho
propriamente dette, agli atti relativi alla sua fami-
glia, questa prima comprendendo esclusivamente le
lettere scritte dal Rubens, quelle a lui indirizzate, e
le altre fra terzi che lo concernono; ed il primo vo-
lume contiene quelli fra tali documenti che si rife-
riscono al soggiorno del grande pittore in Italia.
 
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