Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 1.1888

DOI Heft:
Fasc. IV
DOI Artikel:
Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [2]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0200

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
GIAN CRISTOFORO ROMANO

può ritenersi per vera. Inoltre, nel maggio del 1502, Pier Francesco Trecciti ordinando nel te-
stamento a Francesco Giacomo, suo fratello ed erede, di fare eseguire l'arca, discorreva del disegno
di essa e della sua esecuzione in marmo di Carrara.1 Ciò fa supporre che fossero già corse trat-
tative con lo scultore, e che appena morto, nell'anno stesso 1502, Pier Francesco Treccili, si desse
opera ad eseguirne la volontà. La data del 1511 fu ricavata da un volume manoscritto contenente
notizie di casa Trecchi, ma della fine del secolo xvn; e non conviene perciò assegnarvi gran fede.

La illustrazione del monumento ci dispensa dal darne la descrizione,2 e ci limitiamo perciò a
dire di alcune caratteristiche dell'ornato. I gambi delle foglie rotondi, a mo' di canna flessuosa,
terminano con grani o pallottoline e talora con aperti baccelli; nelle candeliere, i fogliami, le
frutta, le patere, ecc. sono disposti in tanti mazzi annodati e pendenti da ramicela' tronchi, i quali
sono disposti come lati concorrenti. Di spesso ricorrono figurazioni tratte dall'antico, e tuttavia si
hanno saggi dell'osservazione del vero diligente e amorosa nello scultore: così nelle due candeliere
laterali della faccia anteriore della base vedonsi fascette di spiche, grappoli d'uva su foglie ili
vite, melagrane socchiuse, un riccio di castagno, nocciole, piselli ecc. fatti con uno studio non più
comune ai primi del Cinquecento. Nel corpo de' vasetti, riprodotti fra le decorazioni, vedonsi sot-
tilissimi graffiti; nelle cornici, puntolihi fatti col trapano; e qua e là punti, sforacchiature, perlette
ad incavo. Sul basamento così riccamente scolpito, e albeggiante, nella sua forma architettonica,
monumenti sepolcrali romani del Rinascimento, sorge l'urna che rinchiude le ceneri di Pier Fran-
cesco Treccili, con l'iscrizione seguente, entro a una tabella ansata:

PETRI FRANGISCI ANTIQUE
AG PRECLARE TRECIIORVM S0BOLIS
SAGRVM ANNO GIIRISTI MDII
DIE XXIIII MAlI

A destra e a sinistra dell'urna stavano due gemetti in atto dolente, e di là furono tolti da un mar-
chese Trecchi geloso della loro conservazione, ma non bene ispirato perchè venne così a mancare
al mausoleo il bello e naturai complemento. Sovra il coperchio dell'urna, altra si eleva più pic-
cola, ma di forma barocca, fatta eseguire nel 1661, per ordine del marchese Manfredo Treccili,
il quale è ricordato, insieme coi nomi di Giovan Battista e Barbara, nell'iscrizione che vi fu ap-
posta. Sopra l'umetta, il genio della morte dormiente sur un teschio; ma la figura fu spezzata,
dislocata, guasta, forse nel trasporto che del monumento si fece dalla chiesa di San Vincenzo in
Cremona a quella di Sant'Agata, ove presentemente si trova. Il monumento addimostra anche
come Cristoforo Romano sapesse ricavare effetto armonioso da marmi colorati, e come nella por-
ticina dello studiolo d'Isabella, qui seppe interrompere la candidezza del marmo di Carrara, in-
crostando nel basamento due dischi di porfido, e facendo lo zoccolo, la cornice superiore del ba-
samento, il piedistallo e il coperchio dell'urna in marmo lumachella.

Lasciata Mantova nella prima metà del 1505, lo scultore si ritrova a Milano in casa di Mon-
signor della Torre, che egli loda come gentiluomo e poeta. Forse era quel Gianfrancesco della
Torre, che comprò i libri raccolji in Grecia da Andronico, per arricchirne la propria biblioteca
cussi ben fornita, come puchissime in Lombardia.3 Però alla lode che Gian Cristoforo gli fa di
p >éta non conviene prestar troppa fede, perchè, a giudicar dal sonetto che lo scultore stesso
scrisse per la morte di Serafino Aquilano,4 non sembra che fosse dotato di buon gusto in fatto di

1 II Caffi (Monumenti cremonesi, fase. IV) riporta lo parole del testamento : « Ad capellam seu altare sancti
Jeronimi mei testatoris sitam seu situm in ecclesia Sancti Vincentii Cremone fìat et fieri debeat una archa la-
pidis marmorei de Carrara pulcro in qua expendatur et expendi debeat de bonis Testatoris usque ad summam
ducatorum trecentum juxta designum existens in domo... »

2 Tanto la illustrazione del monumento, come quella de' due gemetti e di uno scompartimento ad ornati,
verranno date nel prossimo fascicolo.

:i Fahbrom, Vita Laur. Medie, t. 2°, pag. 297.

4 Gioanne Chrystofero Seul. Romano

0 quanto se mostro a noi benegno
Il creator di tutto lo universo,
Che per farne sentire un dolce verso
Seraphin ne mando dal suo bel regno.
 
Annotationen