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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. V
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0250

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150

GIAN CRISTOFORO ROMANO

La sua versatilità, forse l'abilità sua nell'arte del canto, avevan fatto di Gian Cristoforo un corti-
giano apprezzato e protetto; e sappiamo che il cardinale Ippolito I d'Este si adoprò, per
assecondare la marchesana Isabella d'Este, al fine di ottenergli un beneficio vacante in una sua
arcipretura di Roma. 1

La chiesa di Santa Maria di Loreto, ne' primi anni del 1500, minacciava rovina, a causa della
cupola innalzata da Giuliano da Sangallo. Corsero Francesco di Giorgio Martini e Bramante a
soccorrere il tempio pericolante mercè speroni, archi, muri di rinforzo, pilastri, condotti d'acqua.
Il Bramante, come leggesi nel secondo volume delle memorie inedite del Vogel, nell'aprile del
1509 aveva già ordinalo molte opere per assicurare l'edificio, ed altre in seguito sui suoi disegni
stavansi per eseguire da mastro Pietro Amoroso, sotto la sorveglianza di Gian Cristoforo. 2 Architetto

giunti che furono in ancona andò a Iogiare al ditto palazo e li la duchessa fece questo parlare a tutti quelli
che haveva menati con lei, che chi voleva restare restassi e chi no se ne andassi a suo viagio che lei intendeva
restare li con suo marito, e cosi quasi tutti se ne partirono e donzelle desperati e mal contenti lei scrisse una
littera al R.mo ragona come lera venuta in ancona a trovare suo marito, e che per questo non teneva haverli
fatto ingiuria con alcunaltre parole temerarie come sella havessi fatto latto di lucretia, el cardinale li rispose
chella haveva fatto bene *ma che la pregava chelli volessino andare per insino a bologna che li vederia volentieri,
lei rispose che non era tempo adesso e cosi el cardinale fece intendere al papa el caso e come pregava sua S.ta
che li volessi fare havere questi doi inelemano e cosi il papa mando un comissario in ancona per le poste con
breve che subito questi doi fussino presi e scritte tutte le facilita. Giunto el messo lhoino fu avisato e tolse
cinquecento ducati che lei haveva portati in un sachetto e andossene a la volta di fiorenza, lei sola restò diste-
nuta, volevala el comissario menare a senigaglia ma lei era per parturire de bora in bora, e cosi a partoritto
un putto maschio e non à un quatrino e à domandati dieci ducati impresto a un gentilhomo anconitano e con-
tinuo li fa la guardi 25 fanti. Hora pensate voi che animo sia el suo, già se è cominciata acorgere del suo errore
ma tarto, non so quello seguirà, il resto intenderà V. M. per lavenire. Ogi è passato de qui el duca de termine
con tutta la sua compagnia e va in el reame per comandamento del suo re, ne altro sintende salvo che certi
legni turchi hanno fatto gran danno in terra dotranto, alcuni dicono che queste gente andaranno la giù per de-
fensione e guardia di quel paese. Qua se dice chel campo e andato a ferrara, dio li metta buona pace a ciò
ogneuno torni riposarsi. Io vo date molte parole, patientia pregovi pigliate quest'altra fatica per mi de recoman-
darme pur assai a le S.re duchesse e a la S. emilia e"a le S. margarita e laura el resto che piace a voi e cosi
al M.co e che desidero intendere de la sua sanità poi chio non li posso avisare de la mia. Quando me harete
ricomandato pur assai a la sig.ia di mad.na gentile fateli intendere che qui sono molti calici da vendere ma li
menori sono di prezo de otto ducati doro, ma sono tutti dargento e ben dorati, in fine se avanza la mita de la
manifattura a comprarli qui, se sua S. ne vuole uno io lo caparo el più bello che vi sia per il prezo. Io fo ora-
tione in questa santa capella ogni dì per le duchesse e per il resto de la sua corte e per tutti li mej amici e
in spetie chel papa facia cardinale adesso larciveschovo di Salerno, io non cianciaro più, pregovi vi degnate de
scriverme, io son vostro servo e cosi saluto cola gianfrancesco battista e M.no Regina e tutti li altri amici, non
so che sia seguito del famiglio che rimase li amalato, se le sano e voglia venire io li farò bona compagnia, sa-
peria volenteri che è di bernardo. Bene valete.

Laureti die 17 decembris 1510.

Quello che desia servirve — J. C. Romano.

1 Arch. Gonzaga.

Ill.ma ac Ex.ma D.na soror mea hon. ho receputo una de V. Ex.tia de. vj. del passato et ho visto quanto quella
desidera che Jo. Christophoro Romano sia compiaciuto de una reserva del primo Beneficio vacante nello Archi-
presbiteratu mio de Roma; ad che per non essere V. Ex.tia manco padrona delle cose mie che io medesimo me
occorre significarli che per amore suo sum dispostissimo ad farla perche e in mia facultade il Conferire (ali
Benefici] : et se poi a V. Kx.tia parerà per magior coroboratione di epsa expectativa che la S.ta di N. S. la con-
finili, se potrà tare: et io me ne intermetterò voluntiera; adcioche V. Ex.tia resti integramente satisfacta de
questo suo honesto desiderio: alla quale di continuo me offero et ricomando et qiue din felix valeat: Ferrane
xij Jannuarij M. D. X.°

E. Ex.tie V. obsequens fr. et sor.'01" hip.

Car.,is Esten.

(foris) Ill.me ac Ex.,lie Donarne D. Sororj
mese hon: D.ne Marchio-
nissse Mantuse

2 Pietro Gianuizzi: La CJiiesa di Santa Maria di Loreto. (La Rassegna italiana, 15 settembre 1884).
 
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