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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VII
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Venturi, Adolfo: Lorenzo Costa
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0352

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250

LORENZO COSTÀ

che in seguito; ma lavorando di conserva, i due artisti fecero comune tesoro delle osservazioni e
degli studii loro: e in questo senso soltanto conviene ammettere che il Francia ritrae talora della
maniera del Costa. Il Costa più libero, più vario, più immaginoso, non poteva a meno di esercitare
un influsso sul compagno; e questi a sua volta doveva contribuire a rendere più elette le forme
di quello. Almeno nel progresso dei due artisti il loro esempio reciproco può contarsi come uno
fra i diversi coefficienti.

Nel Costa si riconosce il maestro di molti artisti, che nello studio del Francia si addestrarono
nell'arte. Sopraccarico il Francia di commissioni e di lavori, come coniatore, come orefice, come
pittore, dovette ricercare il Costa per coadiutore nello studio così affollato di allievi, che in un re-
gistro di note del Francia medesimo, oggi purtroppo smarrito o distrutto, il Malvasia lesse due-
centoventi nomi di allievi. Era una vera scuola, ove i giovani, a loro scelta, secondo la loro in-
clinazione, venivano iniziati nell'arte. Il Francia non avrebbe potuto accudire ai lavori suoi così
svariati e servir di guida alla numerosa schiera degli alunni: e certo il Costa lo soccorse. Dice
difatti il Biondo che il Costa fu il megliore maestro fra pittori di colorire, overo di dar colorì,
che fusseno a' quei tempi. 1 Dal Costa così deriva principalmente la fioritura pittorica di Bologna
alla fine del quattrocento e al principio del cinquecento. Godeva il Costa molta stima a Bologna,
cosicché Giovanni Filotteo Achillini, nel ricordare il Francia e nell'esaltare la maestà delle opere
del Costa benché Ferrarese, diceva a ragione:

Nella pittura hor Felsina ha più stima 2

E a Bologna, per tutto, erano pitture dell'operosissimo artista. Noi non ne conosciamo che una
parte, perchè perirono i suoi freschi del palazzo Bentivoglio coll'edificio ; caddero le altre pitture
di lui nella Palazzina della Viola, ove oggi più non si vedono che le mediocri cose d' Innocenzo
da Imola : e anelarono smarrite o distrutte, o perdettero la traccia della loro provenienza, le altre
tavole del Costa in Bologna ricordate dal Baruffaldi, come esistenti nella chiesa di S. Tommaso,
di S. Maria della Mascarella, di S. Lorenzo de' Guerrini, di Santa Maria della Vita. 3

Nel 1507 vennero cacciati i Bentivoglio da Bologna e fu distrutto il magnifico palazzo che il
Costa aveva adorno; ed egli allora si ritirò alla corte di Mantova a prendere il posto del Mantegna.
Già, sin dal 1505, per mezzo del protonotario Galeazzo Bentivoglio, Isabella d'Este faceva sollecitare

1 Michelangelo Biondo, Della nobilissima Pittura et della sua arte, del modo, & della dottrina di conseguirla
ecc. 1549. In Vinegia, a p. 18 e seg. « Della memoria di Costa Bolognese pittore, et delle sue pitture & dove.
Cap. 15. - Costa pittore egregio di nation Bolognese del quale harei à dire molte cose per cagion della sua ec-
cellenza, impero sapendo io che vi è nota la sua sufficienza perciò passo quietamente & scendendo alla sua pit-
tura, dico essere di inestimabil prezzo, della quale vi e una parte ne la città di Bologna un quadro nella chiesa
di San Giovanni posto sopra l'aitar maggiore. La città di Mantoa anchora vi rapresenta la sua nobil pittura
veramente di gran prezzo, perciò che Francesco Marchese di Mantoa in quel tempo gli fece un dono di dodeci
millia scuti per cagion della eccellentissima pittura, costui fue il megliore maestro fra pittori di colorire, overo
di dar colori, che fusseno à quei tempi ».

2 Tiri dar io, a p. 187:

Nella pittura, hor Felsina ha più stima
La prova mostra ben ch'el non è ciancia
Che pur Bologna tira questa posta,
Tant' opre in testimonio ha fatto"il Francia,
Et in sculptura al ver segno se accosta,
Col bollin suo aguaglia la bilancia
Non lascio benché Ferrarese il Costa
Stato a Bologna e quasi la sua etade,
L' opra sua mostra quanto ha magiestade.

3 II Baruffaldi cita in San Tommaso di Strada maggiore la Madonna coi Santi Procolo e Bartolomeo; in
Santa Maria della Mascarella, la Risurrezione; in San Lorenzo de' Guerrini, la Madonna con San Lorenzo, San
Girolamo e alcuni angeli. Non dice il soggetto della tavola in Santa Maria della Vita. Indica poi ancora l'As-
sunta cogli Apostoli nella cappella Fantuzzi, ora Malvezzi, in San Martino maggiore, la quale ancora esiste, ma,
a nostro parere, appartiene alla scuola del Costa, e probabilmente al Chiodarolo. Fu erroneamente attribuita al
Perugino.

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