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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VIII
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0433

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NUOVI DOCUMENTI

327

et clerum qui d. baptistam elegerunt qui merito
commendatur de diligentia et ipse esset optimus ad
presentationem quando capitalo piacerei

(Contìnua) P. Gianuizzi

Leone Leoni
incisore della zecca dei duca di Ferrara

Prima che Leone Leoni, incisore della zecca di
Paolo III, passasse alla zecca imperiale di Milano,
lavorò in quella di Ferrara Ma in questa città cadde
in disgrazia del duca per avere fatto il falsario. Una
lettera senza data dell1 Aretino (Bottari-Ticozzi, tomo I,
pp. 540-54), scritta al duca Ercole II d'Este, a scusa
e difesa dello scultore, ci lasciava intravvedere il
fallo da lui commesso. Più chiaramente esso si ap-
palesa nelle lettere che qui riproduciamo di Ber-
nardo Spina, amico di Leone Leoni, provveditore
del fìsco imperiale nel 1543, e più tardi segretario
di Ferrante Gonzaga. Dalle lettere risulta che Leone
Leoni fu a Ferrara, al servigio della zecca, cosa
ignota al Plon, illustratore recente della vita del-
l'artista (V. Leone Leoni sculpteur de Charles-Quint
et Pompeo Leoni sculpteur de Philippe II Plon, 1887).
Se vi tornasse, dopo il concesso perdono, non è noto.

A. Venturi

(Archivio di Stato di Modena. Particolari. Spina).

« IH"10 et Exmo Signore mio Osservandis"10

« Nella partenza della Signora Marchesa mia pa-
trona pensai coiriscusa d'accompagnarla rubbarmi
dalla servitù di questo uffitio, et venire in Ferrara
a far parte del debbito mio et basciar le mani della
Ecza Vostra, et in segno d'affecionata servitù sup-
plicarle una grafia Menoma alla magnanimità et
Grandezza sua, ma grandissima alla bassezza, et
desiderio mio, et essendo per mia disgrafia revocato
insin da piacenza trovandomi troncato il disegno,
ho preso ardire farlo per lettera, et avenga che la
presuntion sia grande, sono certo che V Immanità
della Ec. VH supera ogni mio pensiero non che di-
manda,

« Maestro Leone Aretino scultor famoso se ritrova
giustamente in disgrafia della E. V. havendo fatto
non so che falsità, però di non gran momento, men-
tre che al servigio della Cecca in Ferrara se ritro-
vava, et hora già pentito attese tanto a quella sua
virtù che Sua Maestà Cesarea comendandolo molto
a bocca et per lettere gì1 ha dato cento scuti d'In-
trata Tanno, et il Marchese mio Signore ad ogni suo
potere l'accarezza et benefica. In verità merita ogni
bene, et cosi dicono tutti quelli che hora il cono-
scano. Io che con altro agiutarlo non posso spero
trovar tanta grafia nel Magnanimo petto della E. V.

che sarà servita farmi tanto favore di perdonargli il
fallo et accettarlo nella sua Grafia. Et ancor ch'egli
noi meritasse et Io non l'havessi servito fatilo per
la istessa bontà vostra, potrei dire Io che le peccata
della Giuventù trovan facilmente grafia. Il star tanto
bannito haggia quasi purgato. La virtù sua cosj rara
merita alcun riguardo, l'ardentissimo desio che tengo
servir la E. V. potrebbe in alcun modo movere; Non-
dimeno la grafia non presuppone merito, et Io la
dimando come gratia la quale liberando leone legarà
perpetuamente la servitù et affecion mia, che hora

.....servirla, et istimarò tutto esser fatto.....

propria, né altro chiedo salvo la sua.....che ac-
cadendo la possa servire et.....possa passar per

ferrara et.....dogli grato che possa.....sua

presenza et Mostrar.....quanto mutato da quel

.....E, V. Et sono certo che alla Clementia sua

bastava dir peccai chiedo perdono. Ma la affecion
che porto a Leone mi ha fatto fastidioso. Nostro Si-
gnore Conservi et aumenti la grandezza della E. V.
veramente honor della Italia. Da Milano a xxirj di
ottobre del xxxxiij.
« Della E. V.

« humile et affectionatissimo Servo
« Bernardo Spina ».

[a tergo] « All'Eccellenza del Signor Duca di Fer-
rara, Signore mio 1111'10 et Eccellentissimo a Ferrara ».

(Archivio di Stato di Modena. Particolari. Spina).

« IH"10 et Ecm0 Signor mio et patrone osservan-
dissimo

« La gratia che la Eccellenza Vostra me ha fatto
per maestro Leone Aretino ancor che alla sua Gran-
dezza fosse picciola fu però et sarà sempre tanto
grande et memorabile al honor mio et servitù che
le debbo che non posso escogitar parole per ispri-
merlo, nè alla bassezza mia se conviene: dirò solo
che la Eca Vostra liberandone uno, ha leggato in
perpetua catena doi nel medesimo tratto et la ser-
vitù è tanto voluntiera et grata che la libertà non
ha parangone. Et parmi che fra tante felicità chel
Cielo conciede alla Grandezza sua per lo honor della
misera Italia, che non sia poco il tener gl'huomini
in servitù grata et volontaria, Io felicissimo Signor
non vi domando altra Gratia se non che siate ser-
vito Imporrai cosa nella quale isponendo la mia vita
possa mostrarvi quanto vi sia grato et divoto servo.
E creda la Eca Vostra che mentre vivo non bramerò
altro che servirla et adorarla. Et se come fu presta
a farmi suo perpetuo servo sarà pietosa in coman-
darmi Spero che mi conoscerà più fidele et cordiale
nel servire che non sono stato audace nel supplicar
la gratia. Et se la servitù ove mi trovo non mi ra-
tenessi sarei venuto personalmente a basciar le be-
negne manj. La supplico mi tenga per iscuso et per
 
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