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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. X
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Rossi, Umberto: Cristoforo Geremia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0523

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U. ROSSI

409

stimo che non poterà se non piacergli. Ben so certo essere errato in la dilatione del tempo che
glie ó cursa: ma invero non se è possuto fare più presto. Mando anche ala vostra S. iiij teste o
capi antiqui li quali sono da li intendenti reputati boni. Gusì come sono la vostra 111. S. se digne
de acceptarli volentieri et haver me che li mando et anche li mei continue per recommandati.
Et se senterò che de tale cose Vostra S. se piglie piacere, me sforzarò del continuo mandarli de
le altre et fare sempre tucto quello che cognoscerò esserli grato et che essa vostra IH. S. me
comandarà. Dieta saliera et teste ho consignate a B. Bonacto et lui pigliarà cura de mandarle
ala S. Vostra ala quale iterum me recomando. Rome, die vj aprilis 1462.
«E. IH. I). V.

« devotissimus servulus Cristoforus de Jeremijs
« de Mantua ».

(fuori) « Illmo principi et excellmo domino diìo Ludovico Marchioni Mantue etc. domino meo
metuendmo et benefactori unico ».1

Il carteggio relativo alla conchetta o saliera si chiude con una lettera del marchese diretta a
Cristoforo e piena di elogi per il bel lavoro compiuto :

« Egregie etc. — Nui havemo ricevuto novamente la salerà nostra portata per Guidone da
Bagno, la quale nel vero c'è stata gratissima perchè non porla esser meglio lavorata, nè meglio
harestive possuto satisfare al proposito nostro : perhò ve ne ringraciamo grandemente, havendo
similmente ricevuto quelle quattro teste antiche ne scriveti mandare, le quale molto ne piaceno et
havemole carissime, parendone che siano bone et se havereti il modo di mandarcene dele altre
corno scriveti, purché se facia cura licentia de la Santità de nostro S. che ne fu dicto esserli pena
de excumunicatione a mandar simel cose fora di Roma, ce ne fareti singular appiacere et havere-
mole gratissime. — Ut supra (Mantue, xx aprilis 1462) ».2

Ma non si fermarono qui le relazioni del Geremia col marchese Lodovico Gonzaga e nell'ar-
chivio di Mantova ho potuto trascrivere altre lettere che, al pari delle precedenti, stanno a dimo-
strare in quanto conto fosse meritamente tenuto il nostro artista e dal dotto porporato al cui ser-
vizio egli era e dai principi di cui era suddito.3

Erano trascorsi pochi mesi dall' invio della conchetta e il marchese, che aveva bisogno dell'ar-
tista per certi lavori, lo invitava a Mantova con questa lettera :

« Christoforo Hieremie. — Intendendo nui che al presente ve trovadi in Fiorenza col Rino mon-
signore lo patriarcha nostro compatre, haveressemo acaro che possendo havere bona licencia da la
sua Rma Si. per uno o dui mesi, volestive transferire fin qui per certo lavorerò voressemo fare fare,
che ce ne fariti piacere assai, come più apieno ve dirà Zohane di Strigi nostro thesorero, quale
vene li per certe nostre facende. — Mantue, xvij Junij 1462 ». 4

Non potè il Geremia arrendersi all'invito del Gonzaga, perchè trattenuto a Firenze forse per
lavori ordinatigli dal cardinale suo padrone : solo sui primi di settembre questi gli accordò la desi-
derata licenza e lo munì inoltre di due lettere commendatizie per il marchese Lodovico e per la
marchesa Barbara, delle quali vai la pena di riferirne una :

« 111. et Excell. domine : compater noster honorande : salutem. — Exhibitore de questa serrà
Cristofalo nostro dilecto fameglio, et vostro ciptadino: el quale viene ad Mantua per expedire alcune

1 Carteggio di Roma. Lettera di Cristoforo Geremia, 1462, 6 aprile. — Il modo con cui Cristoforo parla della saliera
potrebbe far credere che questa fosse una cosa diversa dalla conchetta di cristallo spedita a Roma l'anno prima ; però la
lettera del Bonatti, coll'accenno ai rubini che non si poterono utilizzare, e all'orefice che aveva eseguita la decorazione, tol-
gono ogni dubbio a questo proposito.

2 Copialettere marchionali, libro 39.

3 Alcuni dei documenti che seguono furono già pubblicati da A. Bertolotti nelle sue Arti minori alla corte di Man-
tova in Archivio storico lombardo, serie II, fase. XVIII; mi rincresce però dover asserire che lo furono tanto scorretta-
mente da renderne non solo utile, ma necessaria una riedizione. Basti il dire che in una sola lettera sono venti gli errori
di trascrizione che ho riscontrato, e molti di essi alterano il senso; le date sono quasi tutte errate, alcune righe furono
omesse e in una venne perfino mutato il cognome mantovano Zentelisia nell'aggettivo gentilissimo. Da ciò è ovvio compren-
dere qual conto si possa fare di questa pubblicazione del Bertolotti.

4 Copialettere marchionali, libro 39.
 
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