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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. X
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0543

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M SCELLANEA

429

Cercando perciò di ritrovare il vero autore del-
l'opera in questione, ci si presenta quasi da se stesso
e, come vedremo subito, con valide ragioni, il meda-
glista mantovano Bartolomeo di Virgilio Meglioli.
Siccome per le indagini fatte da Stefano Davari nel-
l'archivio Gonzaga venne stabilito che il Meglioli in-
torno al 1492 fu incaricato della direzione della zecca
di Mantova e che occupò questo incarico fino alla
sua morte nel 1514, non c'è nessun impedimento cro-
nologico per assegnargli l'esecuzione del nostro mo-
numento. È molto verosimile che questo fosse eretto a
spese del marchese Francesco Gonzaga, il quale - non
v' è ragione di non supporlo - si sarà servito a questo
scopo di un artefice che, oltre di essere valentissimo
maestro, stava già a' suoi servigi, anziché chieder per
questa occasione il soccorso di un altro, vale a dire
dello Sperandio, il quale anche - se lo supponiamo
ancora vivo - avrebbe dovuto trovarsi a Ferrara,
dove dimorava nell'ultimo periodo della sua vita. 1
Del resto la tradizione popolare, che da lungo tempo
assegnò il busto del Mantegna a « Sperandio Me-
glioli », fondendo insieme i nomi di due celebri ar-
tisti mantovani, non ci mette essa appunto sulle
orme del vero autore dell'opera, dopo che siamo riu-
sciti ad eliminare il primo di essi ?

Ma ci sono inoltre ragioni di stile che parlano
altamente in favore del Meglioli. Il carattere man-
tegnesco in quanto alla concezione e al trattamento
del lavoro spicca cosi chiaro dal nostro busto - e,
per convincersene, basta confrontarlo colle teste così
caratteristiche di cui ridondano gli affreschi del Man-
tegna agli Eremitani di Padova - che parecchi au-
tori perciò furono indotti ad attribuire a lui stesso
l'esecuzione del suo monumento sepolcrale. Ora il
Friedlànder, autore della pregiata ope~a Die italie-
nischen Schaumunzen des funfzehnten Jahrhunderts,
Berlin, 1882, ravvisa appunto questa stessa influenza
mantegnesca nelle medaglie del Meglioli, mentre, in
quelle dello Sperandio, nò lui nè l'Heiss ritrovano
alcuna traccia « delle aspirazioni ideali, delle forme
classiche e della insuperabile esecuzione del gran
precettore mantovano ». Ed è naturale che il Me-
glioli, essendo più giovane di diciassette anni di
questo, ed avendo speso tutta la sua vita a Man-
tova, avesse risentito V influenza del Mantegna più
fortemente ed esclusivamente dello Sperandio, il
quale nelle sue peregrinazioni per Venezia, Bologna,
Faenza, Ferrara era esposto a ben più varie influenze
artistiche. Per ultimo, si ravvisa nel busto del Man-
tegna una particolarità che, più o meno sviluppata,
ritroviamo pure in tutte le medaglie segnate del
Meglioli (meno quella di Maddalena Sforza), mentre-
chè non ce la presentano nè quelle dello Sperandio
nè di alcun altro medaglista mantovano del quattro-

1 È molto dubbio che lo Sperandio, nell'ultimo periodo della sua
vita, dimorasse in Ferrara. La Direzione

cento, eccettuato Cristoforo di Geremia, dalle cui
medaglie il Meglioli pare che l'abbia presa ed imi-
tata: questa particolarità è che la corazza, nei ritratti
delle medaglie di quest'ultimo, formata in guisa dei
busti in marmo degli imperatori romani, scende presso
a poco fino all'orlo della medaglia, interrompendo
le lettere della scritta che corre intorno al busto. E
poiché ritroviamo lo stesso ordinamento nel busto
del Mantegna, che pure esce dalla sua cornice cir-
colare, coprendone in parte gli ornamenti del fregio
- esempio unico fra tutte le sculture del Rinasci-
mento, che si siano conservate fino ad oggi - non
parrà temerario di connetterlo col nome del Meglioli,
e di riconoscer questo artefice pel suo autore, avuto
riguardo pure alle altre ragioni sopra addotte.

C. de Fabriczy

Una medaglia di Sperandio. — Il Fried-
lànder, l'Armand e l'Heiss, nei loro elenchi delle opere
di Sperandio, descrivono una medaglia di questo
artista (l'Heiss ne pubblica pure una riproduzione foto-
tipica) della quale l'unico esemplare finora noto si cu-
stodisce nel gabinetto numismatico del museo di Ber-
lino. Nel diritto rappresenta, cinto da una ghirlanda
di lauro e di ellera, il ritratto in busto di un per-
sonaggio dell'età di 50 anni circa; nel rovescio una
figura seminuda, seduta sotto un albero, in fondo
una città, nell'esergo l'iscrizione : OPUS SPERANDEI.
Sulla persona rappresentata nessuna leggenda ci dà
lume, epperciò tutti gli autori suaccennati nei loro
elenchi la qualificano «personaggio ignoto ». Il Fried-
lànder però, fondandosi sul confronto e sulla somi-
glianza della nostra medaglia colla incisione, pub-
blicata dal Rosini nella sua Storia della pittura,
tomo III, p. 199, di un quadro, oggi smarrito, della già
galleria Costabili in Ferrara, che portava l'iscrizione
« B[aldassare] Es[tense] Pin[xit] Ano 1493 », e in
cui 1 autore nominato ravvisava erroneamente il ri-
tratto di questo personaggio, fatto da lui stesso,
emise la supposizione, che nel busto della medaglia
sia da riconoscere questo pittore e medaglista ferra-
rese. Sebbene l'errore del Friedlànder sia manifesto
dopo quanto il Crowe ed il Cavalcasene dicono del
quadro della galleria Costabili, che essi hanno po-
tuto esaminare e nel quale hanno riconosciuto un
ritratto del poeta ferrarese Tito Strozzi (vedi la loro
Storia della pittura italiana, ediz. fedisca, tomo V,
p. 562), resta pure intatta la somiglianza, di cui egli
si era accorto il primo, fra questo e il busto della
medaglia di Sperandio : sicché d'ora innanzi dobbiamo
ritenere questa per un ritratto di Tito Strozzi. Questa
identificazione inoltre vien confermata dal confronto
della medaglia di Sperandio col medaglione ovale
d'autore ignoto nel gabinetto numismatico di Brera
e nella biblioteca comunale di Ferrara, che pure rap-
presenta lo stesso poeta in età più avanzata (una
riproduzione se ne trova nel Litta, Famiglia Strozzi,
 
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