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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0252

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MISCELLANEA

cano, sorrette da leggiadre mensole, altrettante statue
eseguite da scultori toscani dell'epoca stessa in cui il
palazzo fu eretto. Così vedonsi, fra gli altri, raffigurati
Oberto e Corrado Spinola, capitani del popolo nell'ul-
timo ventennio del secolo xiii; Opizzino Spinola ricchis-
simo e potente nella prima metà del secolo xiv, e la no-
bildonna Calvot, sorella a Gherardo Spinola, signore di
Tortona e di Lucca, donde nacque Lucchesio, avo di Ja-
copo che fece costrurre la bella mole. Di queste quattro
statue i nomi e le gesta son ricordati dalle iscrizioni in
esametri latini che ancora esistono. In luogo dell'ultima
figura che ritrae un antico eroe doveva starvi, come ne
fa fede l'epigrafe, la statua di Iacopo Spinola. Nel se-
colo xvii l'edificio subiva orribili deturpazioni, poiché
alle ogivali eranvi sostituite finestre quadrangolari, ed
invece de' semplici cancelli vi si ponevano i brutti pog-
giuoli sporgenti; né l'opera vandalica s'arrestò, che nel-
l'anno 1870 le salde bozze dell'antica torre sulla quale
era stato innalzato il palazzo, davan luogo agli ingressi
delle botteghe attuali, ed alle goffe plastiche che vi stan
sopra. Se non che quanto rimane dell'originale è ancora
bastante perchè l'edifìcio debba essere rispettato come uno
ile' più preziosi monumenti di Genova, che rappresentino
in quella città l'arte del principio del secolo xv. Sap-
piamo che la Commissione conservatrice dei monumenti
per la provincia di Genova s'oppose energicamente alla
strana proposta che il palazzo Spinola de' Marmi sia ra-
diato dall'elenco dei monumenti nazionali, e noi facciam
plauso al suo voto.

E. A.

Sculture italiane recentemente acqui-
state dal museo di Berlino. — Sotto la solerte
direzione del ch.mo dottor Bode la sezione delle scul-
ture medievali e del Rinascimento dei RR. Musei di
Berlino va continuamente aumentando, ed anche nel-
l'ultimo trimestre del decorso anno essa si è arricchita
di parecchi lavori italiani. Tali sono il modello in creta
di una fontana, rappresentante due tritoni che tengono
in alto un paio di pesci, grazioso lavoro del Bernini;
alcuni rilievi in stucco, cioè un piccolo gruppo della
Madonna, in cui il Bode vede uno dei primi lavori di
Luca della Robbia, molto attraente e caratteristico;
un'altra Madonna dello stesso; una Madonna di An-
tonio Rossellino, copia dell'originale in marmo entrato
da poco nel Bargello in Firenze ; un altro rilievo di
scuola robbiana rappresentante un putto che suona il
mandolino; due Madonne di Benedetto da Maiano, il
busto di S. Giacomo della scuola del Verrocchio e pa-
recchie simili riproduzioni di sculture italiane del se-
colo xv in stucco, carta pesta e terra cotta.

Fra le molte placchette, la maggior parte delle quali
finora sconosciute, ve ne sono dell'Enzola, del Riccio,
dell'Ulocrino, di Giovanni Fiorentino e d'altri, e nume-
rose sono pure le imitazioni libere di statue antiche.

Specialmente interessanti poi sono due fanciulli che

lottano, in terra cotta bronzata; una Madonna seduta
col bambino, pure in terra cotta e un piccolo S. Gio-
vanni nella grotta in terra cotta invetriata. Su queste
ultime sculture il Bode ha pubblicato noli 'Annuario dei
Musei prussiani uno studio, di cui parliamo in questo
stesso fascicolo.

C.

Luciano da Laurana e il Palazzo Prefetti-
zio di Pesaro. — A. Bertolotti nella sua raccolta di
notizie tratte da documenti dell' Archivio di Mantova
sugli Architetti ed Ingegneri in relazione coi Gonzaga
(pubblicata nel Giornale ligustico, Annata 1888) corpunica
l'estratto di una lettera del marchese Lodovico nella quale
questi, a dì 8 maggio 1 465, rivolgevasi ad Alessandro Sfor-
za, Signore di Pesaro, pregandolo di lasciar venir a Man-
tova « Magistro Luciano per havere il consiglio e parere
suo circa quelle sue fabbriche,» e promettendo di lasciarlo
partire presto (1. c. pag. 366). Dal tenore di questa
lettera si desume dunque, che il noto architetto Luciano
da Laurana, originario dalla piccola città di Lovrana
nell'Istria — perchè evidentemente è lui il « Magistro
Luciano » nominato in essa — all'epoca indicata stava
a servizi dello Sforza a Pesaro, prima che, nel 1467,
entrasse a quei del conte Federigo di Urbino per so-
printendere alle di lui splendide costruzioni, ssgnata-
mente alla fabbrica della celebre « Corte » (vedi Gaye,
Carteggio inedito d'artisti t. 1 pag. 214 sqq.). — Ora
questa preziosa notizia è tale da chiarire il giudizio
su di un monumento architettonico che finora venne
contemplato sotto un falso punto di vista, cioè il cosi-
detto Palazzo Prefettizio, già Residenza dei Signori di
Pesaro. Tutti che ne hanno scritto recentemente, come
il Ricci (Storia dell'Architettura, t. Ili pag. 181), il Den-
nistown (Memoirs of the Dukes of Urbino, voi. II cap. 42),
il Lùbke (Zeitschrift fùr bildende Kunst, Anno 1870
pag. 361) ed altri lo attribuirono a Girolamo Genga
che lo avrebbe costruito sotto il regno del Duca Frane.
Maria della Rovere (1513-1538) oppure di suo figlio
Guidobaldo II (1538-1574). Adducevano per ciò la testi-
monianza del Vasari; ma non avendo distinto chiara-
mente quello ch'egli dice, caddero in errore, poiché
egli, nella biografia di Girolamo Genga (voi. VI pag.
319 dell'edizione Milanesi) non attesta altro senonchè
« il duca (Fr. Maria della Rovere) col disegno del me-
desimo fece restaurare la corte di Pesaro » e in quella
di Bartolomeo, suo figlio (1. c. pag. 327) che questi
per Guidobaldo II « fece nella corte di Pesaro un ap-
partamento di stanze sopra la strada de' Mercanti »
(oggi il Corso). Ed infatti, in alcune parti della fabbrica
troviamo ancora oggi segni infallibili che attestano le
relative epoche della loro costruzione. Così nel primo
cortile in un architrave sono scolpite diverse imprese
de'Roveresclii, come le tre mete, l'ara col vento che ne
avviva la fiamma, i due VV annodati (Victoria e Ubaldo)
e la fiamma rovescia ; e negli stipiti della porta d'in-
gresso allo Scalone si scorgono le iniziali G. V. II. V.D.IIII
 
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