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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. I
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Malaguzzi, Francesco: I Parolari da Reggio e una medaglia di Pastorino da Siena
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0073

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42

FRANCESCO MAL AGUZZI

campo dell'oreficeria, e che per la sua attività e pel secolo splendido cui appartenne, meritava
veramente dYsser tratto dall'oblio.

Francesco Parolari, o Sforzani, nacque nel 14S7, come si rileva dalla medaglia di Pastorino,
coniata nel 1553, al sessantesimosesto anno d'età del nostro artista: il luogo di nascita fu cer-
tamente Peggio, e perchè i documenti lo chiamano costantemente tivis Eegii e perchè reggiana
è l'intera famiglia.

La prima volta che trovo notizia di suoi lavori è nel 1515, l'anno della venuta a Reggio
di Giuliano De Medici, come governatore pel Papa.

L'artista doveva, a questo tempo, essersi già fatto un bel nome, perchè il Comune ponesse
gli occhi su di lui, per 1' esecuzione del regalo da offrirsi al governatore pontificio.

Iti quest' epoca appunto Giuliano De Medici, detto il Magnifico, fratello di Leone, era
partito da Roma con splendido corteggio di paggi e cavalieri e, recatosi in Piemonte, aveva
impalmata Filiberta, sorella di quel Duca. 11 Papa lo nominò governatore perpetuo di Piacenza,
Parma, Reggio e Modena, e tutte queste città gli mandarono incontro ambasciatori per osse-
quiarlo. Reggio inviò a tale scopo Nicolò Pazzi, Raffaele Lanzi, giureconsulti, e Nicolò Fossa,
che furono ricevuti con grande cortesia da Giuliano.1 Il quale, al sue arrivo a Reggio, ricevette
in dono due ricchi piatti d'argento del peso di oncic 192 e ì/i, lavoro di Francesco Parolari.2

L' artista non poteva dunque incominciare a rendersi noto a noi in circostanza migliore.

Qualche anno dopo lo troviamo al lavoro per la Zecca reggiana. La prima volta che ne
trovo notizie è nel 1523, 13 novembre, in cui gli vengono pagate lire imperiali nove e soldi do-
dici, per rimunerazione di stampe di bagatini. 3

Nella Zecca il Parolari rimase qualche tempo e i documenti ricordano altri mandati di pa-
gamento all'artista per tali lavori, alcuni anni dopo e precisamente dal 1 531 al 1535 (V. docum. II, 111).

Nel 1533 lo troviamo fonditore di campane, dietro ordinazione del Comune; il lavoro era
probabilmente d'impegno, perchè fu aiutato dal fratello Benedetto. Anche alla fusione delle
campane il cinquecento diede un' impronta sua e le parecchie che ne rimangono palesano la
gentilezza dell'arte. Francesco fuse e lavorò da prima due campane, da porsi l'una sulla porta
di Santo Stefano, 1' altra sulla porta di San Pietro : poscia una terza che fu innalzata sul palazzo
del Comune (V. docum. IV).

Per l'anno susseguente l'Archivio di Stato di Modena (Cam. Due. — Reg. Ducalis Camere
| Mandati] 1533-34-35, C. 33, 30 genn. 1534) registra un mandato di lire 100 allo stesso quia
infittiif Campanam Castriveteris.

Nel 1536, essendo l'antico orologio della piazza di Reggio in cattive condizioni, il Comune fece
un nuovo contratto coi celebri Rainieri per la costruzione d'un altro orologio da porsi sulla torre.
Le fonti ricordano di sovente i lavori e abbellimenti fatti a questa torre in diverse epoche :
parecchi tra i migliori artisti dello Stato vi lavorarono attorno: Lelio Orsi ne curò le pitture,
Jeronimo Spani la parte architettonica, parecchie volte, e i Rainieri il macchinismo dell'orologio,
prima di tutti.

Nell'anno suddetto fu steso, tra questi ultimi e il Comune, il contratto pel nuovo orologio.
Da detto contratto risulta che gli artisti dovevano consegnare il lavoro finito entro due anni, dietro
compenso di duecento cinquanta scudi, con promessa di curare l'orologio e ripararne i possibili
guasti anche in seguito. Ma pare che il lavoro non fosse condotto a termine che molto più tardi,
come risulta da un mandato di pagamento a Francesco Parolari, che prese parte al lavoro.

L'orologio fu veramente meraviglioso, per que' tempi.

Oltre battere le ore fino alle dodici, ad ogni ora, dietro un segno dato da un campanello,
appariva sull'orologio una stella e immediatamente, da un'apertura laterale, usciva un angelo
sonante la tromba, seguito dai tre Magi e insieme a loro s'inchinava nel mezzo, innanzi al
simulacro della Madonna col Bambino tra le braccia, per rientrare poscia entro un'altra aper-

1 Pahciroli, Storia ili Reggio, lib, VII, a. 1515.
■' Ardi. coni. cit. Reg. dei mandati 1515, c. 157 tergo.

Arri), rom. cit.
 
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