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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. I
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Malaguzzi, Francesco: I Parolari da Reggio e una medaglia di Pastorino da Siena
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0075

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FRANCESCO MALAGUZZI

guardanti. 11 Principe, baciata la croce che gli fu presentata, preceduto dal clero vestito sfarzo-
samente, inviossi, sotto un ricco baldacchino, alla cattedrale, dove giunto, discese da cavallo ed
entrò nel tempio. Il suo cavallo, come di consuetudine, fu preso da quei trenta giovani e ri-
scattato a spese della Comunità. Nella cattedrale, il piacentino Sebastiano Landi, che con molto
onore insegnava nel pubblico studio di Reggio lettere greche e latine, recitò un' orazione pane-
girica in onore del Principe, che si recò poscia al palazzo ducale.

Il giorno appresso, gli furono offerti i ricchi doni stabiliti. Prima, tra questi, una coppa
d'oro col coperchio, con piede d'argento, lavoro del nostro Francesco Parolari, e che dovette
essere cosa di squisita fattura e gran valore, se vuoisi giudicare dalle cifre e dai particolari
che trovo nel quaderno di cui ho fatto cenno. Questa coppa era custodita da una cassetta ri-
coperta di seta e reludo zuzelino tolto da li Scaruffi, con passamani, botoni e fiocchi. Di tal pre-
zioso lavoro l'artista fu ricompensato con duecento ducati in oro, pari a mille e centoquaranta lire
imperiali: somma, per que'tempi, molto alta. Nò il lavoro di M.ro Francesco finì qui. Ai corti-
giani del seguito del Duca furon date in dono parecchie tazze d'argento lavorate dallo stesso
Parolari, che di queste fu pagato con lire imperiali 366.4.

Senza l'aiuto del prezioso quaderno, ne sarebbero sfuggiti i nomi di questi artisti: solo
la cronaca dell'Azzari, nel cenno sulla venuta del Duca e sui doni offertigli, dice che la coppa
era molto vaga.

Il Principe ricevette inoltre in dono abbondanti offerte in commestibili, come portava l'uso:
cento staia di spelta, trenta paia di pernici, sette paia di fagiani, venti lepri, quaranta paia di
capponi, quattro vitelli, quattro manzi e, finalmente, quattro grandi forme di formaggio.

Ercole II rimase a Reggio fino al 19 novembre, come rilevo dalle Riformagioni del Co-
mune, 1536, c. 196, r., poi ritornò a Ferrara.

Dopo quest' epoca, Francesco Parolari ò chiamato di preferenza nei documenti coli'appella-
tivo di aurifex.

Nel 1538, nel Registro del conto generale, 1 a carte 37 retto, trovo:

Jhoanne Francisco Parolario aurifici libras centum decem et novem sol. undecim prò precio unius
parolini de argento per eum factum donato magnifico Alexandro Guarino ducali segretario vigore man-
dati sub die undecimo aprilis......................L. 119.11

Questo vasetto in argento lavorato dal nostro artista pel segretario ducale, era probabil-
mente per contenere l'acqua benedetta. Un simile oggetto, pure in argento, M.r0 Francesco co-
strusse l'anno dopo, 2 per ordine degli eletti dal Consiglio generale.

In quest' anno la Comunità pensa a rifare il gonfalone di Reggio. A questo emblema si
annetteva importanza speciale: esso rappresentava la città ed era portato in giro nelle feste
solenni, onde non fa meraviglia che spesso vi lavorassero attorno i migliori artisti dello Stato.
In detto anno gli Anziani mandano a tale scopo a Bologna a prendere il damasco bianco : or-
dinano il damasco cremisino, il taffettà verde scuro, la seta, la frangia bianca e rossa (i due
colori del Comune), i fiocchi di seta e i cordoni : a M.ru Girolamo Maineri si ordina la pittura
e a M.r0 Francesco Parolari è dato l'incarico di acquistare duecento genovine d'oro per fonderle
e fregiare in oro l'asta trasversale e i pomi del gonfalone. 3

Arrivati a questo punto, mentre l'artista ci appare sotto così buon aspetto, dopo averlo
seguito quasi anno per anno, s'interrompono improvvisamente le notizie di lui nelle fonti. Ciò mi
fa ritenere che l'artista, fattosi un bel nome nel campo dell'oreficeria, abbia abbandonata la sua
città, centro troppo ristretto oramai per l'arte sua, e si sia recato altrove. La cosa è assai pro-
babile, quando si pensi che in quel tempo volontieri i principi prendevano presso di sè artisti
di grido, per accrescere lustro alle loro corti e per acquistarsi il titolo di mecenati. E forse

1 Arch. com. cit. 3 Arch. com. cit. Tesoreria, mandati e liste di spese,

2 Arch. com. cit. Tesoreria, mandati e liste di spose, 2 giugno 1530.
2 dicembre 1 539.
 
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