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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0105

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72

TGINTO BENVENUTO SUPINO

V.

« A dì 24 d'ottobre 1595 in martedì, la notte seguente fu il memorabile incendio dell'antichis-
simo e venerabil Duomo della Città di Pisa, il quale incendio procedette dalla infrascritta cagione :
Dicesi che un maestro Giovandomenico da Milano, 1 capomaestro riordinano di detta Chiesa, inav-
vertentemente ne fu autore, rassettando egli il tetto della chiesa, che tutto era coperto di piombo,
sì come spesso si usava di rassettarlo per essere le lame di quello continuamente logorate dal
tempo et dalla pioggia, onde spesso appariva qualche poco di rottura da riturare, accioché l'acqua
piovana passando drento per que' buchi, non infradiciassi le travi e palchi. Ma prima che io de-
scriva il principio et progresso di così bombile incendio, non sarà fuori di proposito brevemente
descrivere quale era il sito et la forma di detta Chiesa avanti che ella fussi preda del fuoco, acciò
che quelli che non la veddono, intendino qual fu la pietà e la magnificenza delli antichi Pisani
che quel tempio così ampiamente fondorno. Era per tanto la detta chiesa murata di pietre quadre,
et dalla parte di fuori tutta d'ogni intorno incrostata di marmi più tosto pallidi che bianchi et
fatta con architettura magnifica e alla grande secondo però l'antico uso di que' tempi nei quali
fu fondata. Imperocché ella fu fondata l'anno di nostra salute Millenove 2 sedendo sommo Pon-
tefice Sergio di tal nome quarto di Nazione Romano e sotto l'imperio d'Arrigo di questo nome
secondo Imperator Germano. Nel qual tempo la potenza de' Pisani continuamente saliva mirabil-
mente avanzandosi più l'un dì che l'altro, nelli acquisti e nelle forze et andò così tutta via innanzi
agumentandosi con' meravigliosi progressi per insino alli anni di Cristo 1284, nel qual tempo essi
hebbono da' Genovesi quella memorabile sconfitta alla Meloria per la quale le forze loro restorno
talmente abbattute che mai poi ritornorono nella grandezza e potenza di prima. Essendo adunque
e Pisani nel sopradetto tempo del millenove in grande stato come è detto principiarono la detta
chiesa nobilmente e con grand'animo conciosiache non solamente mostrarono magnitìcenzia nella
grandezza dell'edifizio, ma ancora una gran confidenza nell'agumento dello stato loro poiché non

descrizione delle feste l'atte per la venuta di madama
Cristina di Lorena, granduchessa di Toscana: dipoi
ripiglia il diario, interrotto dalla narrativa dall' incen-
dio del duomo di Pisa, e lo continua fino alla descri-
zione delle esequie fatte in Firenze a Filippo 11 Re ili
Spagna il 12 novembre 1594.

1 II Roneioni, il Da Morrona e altri hanno invece
Maestro Domenico da Lugano ma questa volta ha ra-
gione il nostro Anonimo narratore : in una lettera del
chiarissimo Gio. Battista Capponi, commissario di Pisa
l'anno 1595, al Ser."'° Granduca di Toscana: « dell'incen-
dio seguito nella chiesa del Duomo di Pisa », egli scrive:
«____ Sentimo che m" Dom° di Piero Milanese era ca-
pomaestro dell'opra, si chome se al Bargello, se bene
senza ordine del operaio che li mettessi le mani adosso
chome ancora ai suoi compagni, et per errore et in suo
cambio catturò m" Jacopo di Piero milanese al quale
si è fatto l'inclusa esamine e come in cambio si è fatto
relassare, e q° m° Dom° il Bargello referisce trovare
la caga chiusa e non lo trovare et in ultimo si è messo
guardie alle porte et si è fatto aprire le porte e si farà
diligentia di haverlo che se l'operaio ce n'havesse dato
nota a q" hora hareino creduto havero nelle mani e per
non tenere tanto populo a disagio si sono fatte aprire
le porte e massime porche l'operaio disse che non li man-

cava nulla et tutto havere reposto ». (Arch. di Stato di
Firenze, Cart. Un. di Ferdinando I, filza 861, p. 780
e seg.).

V, nella filza 862 a p. 228 nella lettera di giustifi-
cazione dell'operaio del Duomo di Pisa si legge :

«____ Hora quanto alla prima oppositione (è che non

dovevo proporre al lavoro del tetto del Duomo un gio-
vane, come dice esser m''° (ìiov. Doni" che non arriva an-
cora all'età di 30 anni) dico che quando entrai operaio
trovai che il mio antecessore faceva esercitare quella ca-
rica de tetti a un Fran" di Val di Lugano giovane allora
di manco età del d" m'° Giov. Domenico quando li detti
questo carico e che non era ancora matricolato, col quale
stette alquanto tempo il d° m'° Giov. Domenico e si
praticò in quel mestieri sotto quel maestro che molto
bene lo intendeva: Et essendo due anni sono morto il
d° Francesco trattando di metter un altro in quel luogo
mi fu proposto questo m° Giov. Domenico allora di età
di anni circa 26, che oltre all'essersi fatto molto inten-
dente muratore e maestro, era particolarmente pratico
in quel esereitio et in su quei tetti per la già detta
ragione.... »

2 L'epoca precisa della fondazione della chiesa pare
accertata all'anno 1063 e circa al 1100 il suo compi-
mento.
 
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