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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0121

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88 IGINIO BENVENUTO SUPINO

Il Fontana non fu il primo che tentò la ricostruzione del pergamo di Giovanni, giacche un
francese prima di lui, Giorgio Rohault de Fleury, ebbe la stessa idea e tentò invano di riunire le
sparso membra di rosi importante monumento. 11 Fontana apparve senza dubbio più fortunato :
cercati tutti i frammenti creduti facenti parte dell'antico pergamo, ne tentò una ricostruzione,
attenendosi alla descrizione lasciataci dal Roncioni nelle sue storie; ma il desiderio di volerlo in
tutti i modi in piedi fu tanto, che tutto, bisogna pur dirlo, gli parve sufficiente per completarlo,
per cui, malgrado le ricerche amorevolmente curate, n'è venuto fuori un lavoro che nei dettagli
e nell'insieme manca di proporzione e di carattere. Ma avanti di approfondirci nell'esame della
ricomposizione e avanti di dimostrare quanto le nostre asserzioni appariscano opportune e giuste,
è lecito domandarci come era il pulpito appena uscito dalle mani di Giovanni Pisano.

I cronisti come il Sardo già citato e altri, ce Io dicono: istoriato e molto bello, e sostenuto
su undici colonne di pietre fini con certi marzocchi d'intaglio di inorino clic reggono in su le rene
parte iti dette colonne. 1 Ora è egli possibile che se da sostegni principali avessero fatto le
statue non ce lo avessero detto ; o è possibile che se le statue ci fossero state avessero potuto
scrivere: sostenuto da undici colonne'? V'ha di più: il pulpito, scrive l'anonimo narratore del-
l'incendio, era sopra un gran tondo di murino Idoneo alto da terra quasi un mezza braccio. E quindi
probabile che come quello di Siena, di Nicola, fu riadattato nel 500 e posto sopra un plinto di
marmo, anche il nostro abbia subito la stessa sorte.

Negli archivi e fra i vari documenti che si conservano non si ha notizia di restauri nè di
cambiamento alcuno avvenuti: ma nel libro di entrata e uscita del 1511 si trovano molti conti
per spese fatte e da farsi d) per d) in nel laroro del coro in duomo, lavori che seguitano fino
al 1513, 2 più altre spese per altri lavori di restauro che si fanno al pavimento lineanti al coro....
e questo potrebbe aumentare la probabilità della nostra ipotesi : ma disgraziatamente mancano
molti registri dell'opera e per l'appunto quelli che a quest'epoca si riferiscono.

Perchè oltre tutto mi è parso sempre poco presumibile che figurine come l'Ercole e il S. Michele
avessero potuto far da sostegni a un pulpito di quella grandezza, e le due altre statue dal collo
secco e sottile potessero sorreggere un pergamo grande capace di molte persone cosi fatto per la
cappella dei musici, come scrive l'anonimo narratore già citato. E oltre questo danno nuovo argo-
mento a dubitare di quell'insieme, quell'accozzo di statue mezzo sacre e mezzo profane, quello
sfoggio così poco opportuno di nudo, e il non rendersi perfetto conto del concetto avuto dall'ar-
tista nonostante la ingegnosissima interpretazione dataci dal Roncioni.

Risogna dunque convenire che aveva ragione il Vasari se impressionato appunto da questo
accozzo deplorava che: tanta spesa, tanta diligenza /'lauta fatica non fosse accompagnata da buon
disegno e non avesse la sua perfezione, uè invenzione, nè grazia, uè maniera che buona fusse. Troppo
il nostro infatti apparisce inferiore agli altri di Pisa e di Siena e a quello anche di Pistoia dello
stesso Giovanni. Le figure delle basi, dure, mosse con poca grazia, dalle estremità goffe, dalle
teste, tranne qualche eccezione, prive di espressione e di carattere : e si capisce che in molti si

1 Quello del liattistero è così descritto nello stesso
codice: uno peri/in meraviglioso d'intagli di marmi figu-
rati intarlati quanto sia per iucto il mondo.

2 1511, 5 febbraio. A M" Domenico di Mariotto
legnaiuolo lire 103 avute da noi in più partite per tino
a dì XI di gennaio come pare alle Ricordanze Libro A,
C.61 e sono per prezzo di pagamento di più giornate per
aver lavorato al coro, ecc.

A Lorenzo di SI" Michele Bpagnuolo lire 136 e soldi 17
avuti da noi in più partite per tino a dì XI di gen-
naio come pare alle ricordanze Libro A, C.01 e sono
per parte di sua fatica per lavori che ha fatto per lo
coro che si fa.

1513, 22 novembre. A W Domenico di Mariotto
L. centosessantuno e soldi 19 avuti da noi in più par-
tite per parte di loro fatiche e lavori del coro come
pare alle ricordanze segnat. X C.'°6

A M" Lorenzo di M" Michele Spagnuolo L. cento-
settanta quattro e soldi 7 avuti da noi in più partite
come pare alle ricordanze Lib. A, C.l*« e sono per parte
di sue fatiche e lavoro del coro.

A M" Gherardo da tìaravellino L. conto quarantatre
e soldi 12 avuti da noi in più partite come pare alle
ricordanze A C.M* e sono per parte di loro fatiche ai
lavori del coro.
 
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