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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0122

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IL PERGAMO DI GIOVANNI PISANO NEL DUOMO DI PISA

sia ingenerato il dubbio che non debbano queste appartenere a Giovanni, ma piuttosto a qualche
suo condiscepolo.

L'imitazione dall'antico più chiara e maggiore ma meno felice : e quanta differenza fra questa
e quella di Nicola! nel gruppo delle quattro virtù, a rappresentare la Temperanza è raffigurata
una statua di donna coronata d'edera, con una cornucopia e un compasso nelle mani : probabile
imitazione di qualcbe antica immagine dell'abbondanza; e per la Prudenza, una donna ignuda
che riproduce nel movimento del corpo e nell' atteggiamento delle mani il tipo della Tenere
Medicea: ingenua e goffa interpretazione!

L'Ercole poi appare senza dubbio un'altra imitazion ! di qualche antica scultura. Per esser
tutto nudo, e per richiedere il nudo trattamento diverso di scarpello, può esser nato il dubbio che
a Giovanni, o alla scuola di lui, il lavoro non debba essere attribuito, e per questo da qualcuno
può essere stato preso addirittura per antico : ma non bisogna però dimenticarsi che la scuola pisana
piuttosto abile nell'arte di muover le vesti, era rimasta indietro nella rappresentazione più dif-
ficile del nudo; e se ci si dà a studiarlo attentamente e se si osservala costruzione della testa,
la forma diritta del naso, l'incassatura dell'occhio, e quel movimento del capo tanto simile a quello
della figura del Cristo, e così proprio a molte statue di Giovanni, sarà facile persuadersi aver esso
tutti i caratteri che si riscontrano negli altri lavori che la maniera di quell'artista o di quella
scuola chiaramente attestano.

E se fosse vero, come scrive il Rondoni, che fu portato quest'Ercole da Cartagine con'altre
spoglie, o, come il nostro anonimo afferma, che era a Cartagine non solo, ma in casa anche dello
stesso Annibale, parendomi poco probabile che un artista come Giovanni Pisano si sia potuto ser-
vire di una statua antica non sua per unirla alle altre uscite dal suo scarpello, bisognerebbe
seriamente pensare se non fosse il caso di dar maggior valore al dubbio che quelle statue sotto
il pulpito fossero state insieme riunite in epoca posteriore. Questa, intanto, dell'Ercole, osservata
nella parte posteriore della testa mostra troppo chiaramente le tracce di essere stata segala e
adattata a sostenere il carciofo su cui avrebbe dovuto poggiare il capitello. 11 non essere poi
di egual proporzione e misura del San Michele fa più che mai sembrare impossibile siano state
entrambe (pur sempre attribuendole a Giovanni) create dall'artista allo scopo cui furono dopo
destinate. E lo stesso potrebbe dirsi per la statua rappresentante Pisa. L'imbasamento invece
del gruppo centrale, con la rappresentazione delle sette scienze e della filosofia, oltre rivelare
tutta la sapiente abilità che Giovanni Pisano sapeva mettere nelle opere sue, armonizza mira-
bilmente col gruppo delle tre Grazie che gli dovrebbe sovrastare; e la maniera tanto diversa
fra alcune delle statue sopradette e questo elegantissimo sostegno centrale fanno più che inai
ingenerare il sospetto che chi con mirabile finezza e sapere ha eseguito questa parte dell'opera
non abbia avuto mano in qualche altra più scadente e più incompleta.

Questo pergamo dunque per tutto quel lusso di statue sorreggenti altre statue che alla lor
volta sostengono i capitelli su cui poggiano gli archi, e per queste troppo palesi differenze fra
le varie parti che lo compongono, mi par molto opportunamente giudicato dal Vasari. Il quale
non diciamo, come vorrebbero alcuni, giudice passionato e non autorevole, specie per le cose
del 300, e che risentiva i difetti dell'epoca sua, di non ammettere cioè che quello che allora
si faceva, perchè il pergamo di Pistoia giudicò egli fatto con quella maggior diligenza che seppe,
e, riportando la iscrizione che gira nella fascia sopra gli archetti (« hoc opus sculpsit, etc. »),
disse che a Giovanni era parso « come fu in cero » per quanto sapeva quell'età aver fatto « una
granile e bella opera », come già aveva detto che a Nicola, nel pergamo del Battistero di Pisa,
era parso aver fatto « come era vero » opera degna di lode.

X.

I dubbi esposti dunque dovrebbero consigliare, invece che una ricomposizione secondo le
descrizioni lasciateci dagli scrittori del 500, la conservazione pura e semplice degli avanzi sup-
posti. Perchè il sostegno centrale, con la base in cui son rappresentate le arti liberali, i due

Archivio storico dell'Arie - Anno V, Fase. II.

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