IL PERGAMO DI GIOVANNI PISANO NEL DUOMO DI PISA
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lo studioso, s'è voluto appiccicarci ; si ha, mi pare, un insieme più armonico, proporzionato e
tutto in carattere, perchè il ricostruttore non si è occupato che di servirsi dei pezzi esistenti,
nulla togliendo, nulla aggiungendo del suo. Posato il tutto sopra un tondo di marmo si rivede
come è più probabile si fosse, prima che l'incendio o il desiderio del nuovo lo avessero tolto di
mezzo.
E che tutto il pergamo alzasse da terra un mezzo braccio è presumibile oltreché per la
PROPOSTA RICOSTRUZIONE DEL PERO AMO.
testimonianza dell'anonimo narratore, anche perchè l'insieme del monumento se ne avvantaggia, e
le figure intorno sarebbero state troppo sacrificate se poggiate addirittura sul suolo.
XI.
Terminata così la parte critica del lavoro, si affaccia subito l'altra non meno grave e im-
portante questione, se ricollocarlo dove era o altrove. E qui non occorrerà un grande sfoggio di
argomentazioni per arrivare a concludere che è desiderabile ogni opera d'arte sia sempre rimessa
nell'ambiente per cui è stata fatta: ma qualora però l'ambiente non abbia subito, come al caso
nostro, tali e tante modificazioni da rendere impossibile o troppo difficile o dannoso il desiderio.
Nel Duomo di Pisa tutto è cambiato, e per rimettere il pulpito dov'era prima bisognerebbe but-
tare all'aria il coro attuale per rifarlo, come è detto fosse, quando il pergamo era al coro appiccato.
Ma oltre alle difficoltà materiali che incontrerebbe l'impresa, non saprei quanto potesse sembrar
lodevole sistema, per conservare un monumento, buttarne giù un altro, e non mi par nemmeno
scusa sufficiente l'essere l'attuale coro del 600 per ordinarne senz'altro la demolizione.
Si ricomponga dunque, se si vuol proprio ricomposto, togliendo, s'intende, tutto quello che
col pulpito non ha nulla a che fare; si studino meglio i sostegni dell'Ercole e del San Michele; si
rifaccia la scala ai piedi della quale si dovrebbe mettere la lionessa di cui è parola nei conti di disfaci-
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lo studioso, s'è voluto appiccicarci ; si ha, mi pare, un insieme più armonico, proporzionato e
tutto in carattere, perchè il ricostruttore non si è occupato che di servirsi dei pezzi esistenti,
nulla togliendo, nulla aggiungendo del suo. Posato il tutto sopra un tondo di marmo si rivede
come è più probabile si fosse, prima che l'incendio o il desiderio del nuovo lo avessero tolto di
mezzo.
E che tutto il pergamo alzasse da terra un mezzo braccio è presumibile oltreché per la
PROPOSTA RICOSTRUZIONE DEL PERO AMO.
testimonianza dell'anonimo narratore, anche perchè l'insieme del monumento se ne avvantaggia, e
le figure intorno sarebbero state troppo sacrificate se poggiate addirittura sul suolo.
XI.
Terminata così la parte critica del lavoro, si affaccia subito l'altra non meno grave e im-
portante questione, se ricollocarlo dove era o altrove. E qui non occorrerà un grande sfoggio di
argomentazioni per arrivare a concludere che è desiderabile ogni opera d'arte sia sempre rimessa
nell'ambiente per cui è stata fatta: ma qualora però l'ambiente non abbia subito, come al caso
nostro, tali e tante modificazioni da rendere impossibile o troppo difficile o dannoso il desiderio.
Nel Duomo di Pisa tutto è cambiato, e per rimettere il pulpito dov'era prima bisognerebbe but-
tare all'aria il coro attuale per rifarlo, come è detto fosse, quando il pergamo era al coro appiccato.
Ma oltre alle difficoltà materiali che incontrerebbe l'impresa, non saprei quanto potesse sembrar
lodevole sistema, per conservare un monumento, buttarne giù un altro, e non mi par nemmeno
scusa sufficiente l'essere l'attuale coro del 600 per ordinarne senz'altro la demolizione.
Si ricomponga dunque, se si vuol proprio ricomposto, togliendo, s'intende, tutto quello che
col pulpito non ha nulla a che fare; si studino meglio i sostegni dell'Ercole e del San Michele; si
rifaccia la scala ai piedi della quale si dovrebbe mettere la lionessa di cui è parola nei conti di disfaci-