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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. III
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Marazza, Ambrogio: I Cenacoli di Gaudenzio Ferrari
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0196

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1G2

AMBROGIO MA.RAZZA

era morto da 17 anni) venissero erogate L. 813.33 per dipingere la soffitta dell'oratorio, la finestra,
gli usci, ecc., che vennero pagate a pittore innominato; e poscia, nel 1719, venissero erogate
altre somme.

Un altro bozzetto di una Cena del Ferrari esisteva, assieme a quelli della Flagellazione e
di San Bonaventura e ad altri dipinti minori, presso la Casa Tettoni novarese, per testimonianza
almeno del Casalis nel suo Dizionario Geografìco-storico-statislico ecc.,1 e del Bianchini.2 Ma questi
bozzetti, che non furono fra quei dipinti del Ferrari passati dalla Galleria Tettoni alla casa del-
l'Avv. Francesco Faà di Novara, andarono venduti e forse dispersi. Cosi mi viene comunicato
dall'Ingegnere Architetto Cav. Giuseppe Fassò.

Ultima Cena di Gaudenzio Ferrari è quella dipinta, pare nel 1544,3 per la Chiesa della
Passione in Milano, posta nella Cappella Cicogna, e pure ammirevole per la stupenda antica
cornice.

Fu questa cornice disegnata dallo stesso Ferrari ed eseguita da un certo Jo. Petrus, 4 e
ci è documento sicuro, in un alle svariate grottesche della Cappella di Santa Margherita e di
tutta la parte inferiore della grande parete della Chiesa dei Francescani, dell'abilità di Gaudenzio
nell'arte dell'ornamentazione.

Questa tavola di somma bellezza, della maniera però più progredita e larga del maestro, è,
fra tutto le Cene di Gaudenzio, per rari pregi di esecuzione interessantissima. La prospettiva
è speciale, lo sfondo riproduce la cupola del tempio, opera di Cristoforo Solario e « le 'figure
(dirò come il Frizzoni, a proposito di un'altra opera di Gaudenzio)5 sebbene chiuse (relativa-
mente) in anguste dimensioni, ri si vedono co/locati' in cosi sciolta maniera, che quasi non lasciano
desiderare maggiore spazio... ». Ciò puossi facilmente scorgere anche dalla fotografia qui ripro-
dotta, fatta appositamente dai Fotografi Ricordi e Pagliano (fig. 17").

Fu detta l'ultimo lavoro di Gaudenzio, il Vasari ce lo racconta nella vita del Fattore e di
Pellegrino da Modena, aggiungendovi che l'opera rimase imperfetta per la morte dell'autore.
Ma i documenti trovati di poi hanno ormai accertato il nessun fondamento di tale asserto,
quantunque non si possa escludere finora essere la tavola della Passione uno degli ultimi dipinti
fatti da Gaudenzio e l'ultima Cena da lui eseguita.

Difatti sappiamo positivamente che essa Cena fu commessa nel 1543 da Don Aurelio da Mi-
lano, Priore dei Canonici Regolari di Sant'Agostino;0 conosciamo alcune note di atti abbreviati,
scoperte dal Padre Bruzza nelle filze di Rocco Casati q. Carlo, nell'Archivio Notarile di Milano,7
relative a tale Cena, portanti la data 5 febbraio 1844, che ci additano la comunanza di lavoro
e di guadagno fra Gaudenzio e Battista Della Cerva; nel 1545 troviamo il nostro pittore, lon-
tano da Milano, in Saronno, ad adornare de' suoi,affreschi la parte inferiore della cupola dell'in-
signe Santuario, come dai documenti scoperti da Michele Caffi in quell'Archivio; dal Necrologio
Milanese infine ci risulta che Gaudenzio Ferrari moriva in Milano nella Parrocchia di San Nazzaro
Maggiore il 31 gennaio 154G, in età di anni 75 « ex catarro suffocatus sine signo pestis ». s

Adunque non v'ha più alcun dubbio dell'errore del Vasari.

Quanto fosse stimata fin dai primi anni della sua esecuzione tale Cena, fatta per adornare l'al-
tare di San Giovanni Evangelista nella Passione, basterà dire che dipinta, come pare, per « senta
quadraginta auri italica »... € mercedi» depingendi» veniva nel 1551 valutata scudi centoquattordici
meno venti soldi, lorquando, donata e fatta trasportare dallo stesso committente a Morate per
dissidi sorti fra il Priore ed i suoi Monaci, e revocata in seguito la donazione, sorgeva una lite
fra il Monastero ed il Comune e il Parroco di Merate, che terminava colla condanna dei Ae-
ratesi a restituire l'ancona entro otto giorni, ovvero a pagare la somma suddetta.9

• 1 Volumo XII, pp. 126-127.

2 Le cose rimarchevoli della città di Novara ; 1828,
p. 187.

3 Documento XXV; Colombo, libro citato.

4 Docum unto XXV; Colombo, libro citato.

' Archivio storico dell'Arte, fascicolo settembre-otto-

bre 1890: « Il Museo Borromeo di Milano ».
■ Documento XXVI; Colombo, p. 354.
1 Documento XXV; Colombo.

8 Vedi Archinio storico dell'Arte, 1888, p. 43.

9 Documenti XXVI e XXVII; Colombo, libro ci-
tato.
 
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