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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: Il Museo Nazionale di Firenze nel triennio 1889-1891
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0055

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IL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE NEL TRIENNIO 1889-1891

21

dono intorno a. un mascherone di donna, con altri ornamenti; per questi l'attribuzione mi
par giusta, e per la composizione veramente decorativa, e perchè il palazzo nei primi del
seicento appartenne ai Botti, marchesi di Canapiglia, uno dei quali, il marchese Matteo,
vi avea radunato grande copia di oggetti d'arte. 1

Per ultimo farò ricordo di due campane acquistate dalla chiesa di Santa Maria a Car-
detole in Mugello: la prima è del 1317 e porta l'iscrizione: Puccins fiorenti-mix me ferii : la
seconda è del 1440 ed ha il solito motto: Mentem sanctam spontaneam, honorem deo et
patrie liberationem. Thomas me ferii.2

Gli avori, di cui oggi il Museo può vantare una delle più importanti collezioni, mercè
il legato del signor Carrand, si sono arricchiti di due pregevoli oggetti: il primo è il riccio
di pastorale della metropolitana di Acerenza, già nella collezione Castellani e di cui venne

Fio. 17a - IL RE AGILULFO.

fatto cenno in questo periodico.3 Nell'interno del riccio, la cui voluta esce, secondo l'uso,
dalla gola aperta di un drago, è la Tergine seduta col bambino sulle ginocchia: dinanzi
a lei l'arcivescovo inginocchiato, a cui San Pietro impone la destra sulla mitra, mentre un
santo guerriero e un angioletto volante in alto gli reggono il pastorale. Intorno alla vo-
luta entro foglie gotiche traforate vi sono Dio Padre e sette profeti ;4 del nodo esagonale
restano quattro edicolette gotiche con figure di santi in bassorilievo, Sant'Antonio, San Gia-
como Maggiore, San Pietro e Sant'Andrea. Sui due lati della voluta si leggono le iscrizioni:

TU ES PETRVS E SVPER ANCO PETRA EDIFICALO ECLESIA MEA EGO TIBI DABO CLAVE RE-

1 È lo stesso che lasciò erede dei suoi quadri il
granduca Cosimo II; fra essi v'era la Velata, che oggi
è noto essere la donna amata da Raffaello.

2 II Museo possedeva già altre cinque campane, di
cui una del 1184, una di Bartolomeo Pisano del 1249,
una di Francesco di Puccio del 1352, e due, con molto
ricchi ornamenti, di Giovanni Maria Cenni del 1670
e 1675.

3 Anno II, pag. 43.

4 Veramente i profeti sono quattordici, ossia sette
per lato, variando ciascuno negli attributi e nei nomi,
che sono scritti su brevi. E anche dubbio se la figura
alla sommità della voluta rappresenti Dio Padre : ha la
testa rifatta in bronzo dorato e sombra anch' esso un
profeta.
 
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