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FRANCESCO MALA GUZZI VALERI
lettera 1 0 luglio 1538, scriveva da quella città, dalla quale il Colonna partiva per recarsi
a Bologna col modello, promettendo ai confratelli di recarsi sul luogo del lavoro, se le esi-
genze lo avessero richiesto. Di nuovo, l'anno dopo, il Colonna, che prima era ritornato a
Yenezia, si portava a Bologna con una lettera del l'architetto, che rendeva conto dei denari
spesi pel trasporto dei marmi, e lamentavasi del dazio, che gli era parso molto disonesto:
nello stesso tempo dava ampie assicurazioni sull'onestà del Colonna e sulla veridicità dei
conti che questi avrebbe presentato. Da questa lettera risulta che il modello in legno pro-
gettato dal Serlio fu eseguito da un maestro Marco intagliatore.
Ma in (piesto tempo, essendo l'esecuzione dell'altare a buon punto, qualcuno dovette
muovere dei dubbi sulla correttezza di alcuni particolari del disegno della parte restante, e i
fabbricieri ne scrivevano al Serlio, sempre a Yenezia. L'architetto il 25 settembre 1539
rispondeva, un po'risentito, assicurando che il proprio disegno era il più adatto nell'in-
sieme, ma che però, se i fabbricieri lo esigevano, avrebbe lasciato Yenezia, dove altri lavori
importanti lo trattenevano, e che desiderava ultimare prima di partire per la Francia, e
sarebbe venuto a Bologna. Qui, cessando i documenti, non e dato sapere come finisse la
questione, e se il Serlio modificasse il suo disegno.
In questo tempo trovo ricordato, come pittore nella chiesa di Galliera, un maestro Gia-
como, del quale non è possibile precisare il cognome, nò il lavoro eseguito.2
Nel 1543 Niccolò di ('orsino, da Sai vari, scultore, s'impegnava di costrurre il para-
petto in marmo dell'altare della Madonna, disfacendo la parte antica, probabilmente quella
eseguito, come vedemmo, da Paolo Fiorini. Fu aiutato nel lavoro da Pietro Bernardo da
Como, del quale si ha una lista ili marmi coi prezzi l'elativi.
F per finire la serie degli artisti :ì che, a tutto il Cinquecento, per quanto rilevasi dai
documenti, lavorarono per l'oratorio dei padri Filippini, ricorderò ancora Girolamo Coltel-
lini, che nel 1552 aveva eseguito un bassorilievo con un angelo per un'ancona; Teodoro
Brocoli, che liei 1554 ne scolpiva altri due, e che molti anni dopo, con rogito 5 novem-
bre 1573, prometteva scolpire due statue rappresentanti san Pietro e san Paolo.4 Nello
stesso 157:!, finalmente, Giovanni Torri bilia eseguiva per la chiesa alcuni lavori d'intaglio,
come rilevo da una nota da lui sottoscritta.5
Tutti questi ultimi lavori nell'interno della chiesa, che volli ricordare in breve per
completarne la storia artistica, scomparvero probabilmente (piando G. A. Torri, nel 1684,
la rinnovò, non lasciandone che l'esterno.
E fu veramente fortuna se i secoli vicini a noi, che troppo spesso sostituirono fatalmente
ai fregi eleganti e corretti del buon tempo antico i cartocci della decadenza, parvero quasi
di non accorgersi della piccola (pianto splendida facciata dell'oratorio dei Filippini.
Francesco Malagfzzi Valeri.
borsaro a ni. jacomo per elio ha speso di sua lnirsa,
oltra queli die spenderà in diverse angari e da vinetia
a ferrara et nel datio di ferrara et carri e facilini et
altre spese da ferrara a bologna.
« Io Sebastiano Serlio Architetto
scrissi di mia mano ».
(Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
Filippini).
1 v. doc. ix, x, xi.
'-' Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
.... 112
Filippini -, 17 aprile 1540.
11 5995' 1
:t v. doc. xii, xiii, xiv.
4 Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
Filippini.
FRANCESCO MALA GUZZI VALERI
lettera 1 0 luglio 1538, scriveva da quella città, dalla quale il Colonna partiva per recarsi
a Bologna col modello, promettendo ai confratelli di recarsi sul luogo del lavoro, se le esi-
genze lo avessero richiesto. Di nuovo, l'anno dopo, il Colonna, che prima era ritornato a
Yenezia, si portava a Bologna con una lettera del l'architetto, che rendeva conto dei denari
spesi pel trasporto dei marmi, e lamentavasi del dazio, che gli era parso molto disonesto:
nello stesso tempo dava ampie assicurazioni sull'onestà del Colonna e sulla veridicità dei
conti che questi avrebbe presentato. Da questa lettera risulta che il modello in legno pro-
gettato dal Serlio fu eseguito da un maestro Marco intagliatore.
Ma in (piesto tempo, essendo l'esecuzione dell'altare a buon punto, qualcuno dovette
muovere dei dubbi sulla correttezza di alcuni particolari del disegno della parte restante, e i
fabbricieri ne scrivevano al Serlio, sempre a Yenezia. L'architetto il 25 settembre 1539
rispondeva, un po'risentito, assicurando che il proprio disegno era il più adatto nell'in-
sieme, ma che però, se i fabbricieri lo esigevano, avrebbe lasciato Yenezia, dove altri lavori
importanti lo trattenevano, e che desiderava ultimare prima di partire per la Francia, e
sarebbe venuto a Bologna. Qui, cessando i documenti, non e dato sapere come finisse la
questione, e se il Serlio modificasse il suo disegno.
In questo tempo trovo ricordato, come pittore nella chiesa di Galliera, un maestro Gia-
como, del quale non è possibile precisare il cognome, nò il lavoro eseguito.2
Nel 1543 Niccolò di ('orsino, da Sai vari, scultore, s'impegnava di costrurre il para-
petto in marmo dell'altare della Madonna, disfacendo la parte antica, probabilmente quella
eseguito, come vedemmo, da Paolo Fiorini. Fu aiutato nel lavoro da Pietro Bernardo da
Como, del quale si ha una lista ili marmi coi prezzi l'elativi.
F per finire la serie degli artisti :ì che, a tutto il Cinquecento, per quanto rilevasi dai
documenti, lavorarono per l'oratorio dei padri Filippini, ricorderò ancora Girolamo Coltel-
lini, che nel 1552 aveva eseguito un bassorilievo con un angelo per un'ancona; Teodoro
Brocoli, che liei 1554 ne scolpiva altri due, e che molti anni dopo, con rogito 5 novem-
bre 1573, prometteva scolpire due statue rappresentanti san Pietro e san Paolo.4 Nello
stesso 157:!, finalmente, Giovanni Torri bilia eseguiva per la chiesa alcuni lavori d'intaglio,
come rilevo da una nota da lui sottoscritta.5
Tutti questi ultimi lavori nell'interno della chiesa, che volli ricordare in breve per
completarne la storia artistica, scomparvero probabilmente (piando G. A. Torri, nel 1684,
la rinnovò, non lasciandone che l'esterno.
E fu veramente fortuna se i secoli vicini a noi, che troppo spesso sostituirono fatalmente
ai fregi eleganti e corretti del buon tempo antico i cartocci della decadenza, parvero quasi
di non accorgersi della piccola (pianto splendida facciata dell'oratorio dei Filippini.
Francesco Malagfzzi Valeri.
borsaro a ni. jacomo per elio ha speso di sua lnirsa,
oltra queli die spenderà in diverse angari e da vinetia
a ferrara et nel datio di ferrara et carri e facilini et
altre spese da ferrara a bologna.
« Io Sebastiano Serlio Architetto
scrissi di mia mano ».
(Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
Filippini).
1 v. doc. ix, x, xi.
'-' Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
.... 112
Filippini -, 17 aprile 1540.
11 5995' 1
:t v. doc. xii, xiii, xiv.
4 Archivio di Stato di Bologna - Demaniale - Padri
Filippini.