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Archivio storico dell'arte — 6.1893

DOI issue:
Fasc. III
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Errera, Carlo: Avanzi di architettura medioevale in Santa Maria Maggiore (Valle Vigezzo)
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0239

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198 CARLO ERRERÀ

di sette secoli per la chiesa stessa. Certo nel 1022, mia pergamena autentica ce lo rivela,
esisteva la chiesa non solo, ma era costituita già in parrocchia; questa è però l'unica e sola
notizia certa, troppo poco a dir vero, sulla storia della chiesa nell'età di mezzo. Dal docu-
mento del 1022 si salta a pie pari ad un altro dell'anno 1500, che il Cavalli cita (non ci
facciamo garanti in tutto dell'esattezza della citazione) senza veramente accorgersi che esso
parla di una vera riedificazione, più ancora che d'un restauro, avvenuta in quel torno di
tempo. Un ultimo mutamento notevole sappiamo aver subito la chiesa parrocchiale nel 1733,
anno in cui essa fu ridotta alla forma attuale su disegno dell'architetto Tuhiotti.

Da queste notizie ci è dato ricavare questo soltanto, che una chiesa importante esisteva
in Santa Maria fin dal secolo x, che questa chiesa subì un radicale mutamento verso il finire
del secolo XV, e fu ridotta finalmente a metà del 700 alla forma che attualmente conserva.

Posto ciò, possiamo noi, coir aiuto d'altre notizie e dei frammenti architettonici che
ancora rimangono, formarci un' idea più esatta e più completa dei vari mutamenti e delle
varie forme che la chiesa di Santa Maria ò venuta assumendo dall'epoca della sua fonda-
zione? La costruzione attuale del tempio e del campanile non ha nulla di antico; tutto
l'edifìcio rivela i caratteri dell'architettura degli ultimi secoli, e non ha nulla che ricordi
le costruzioni precedenti ne internamente ne esternamente, se ne togli certe sculture e
certe decorazioni ornamentali utilizzate dai moderni architetti nella nuova chiesa, o casual-
mente conservate. Certo la pianta e in parte i muri esterni, anche dove passò la mano del
Tubiotti, non mutarono, ne sono mutati, da quelli che erano nella chiesa del 500; ma del-
l'oliera degli artisti medioevali non resta, ripetiamo, se non qualche avanzo scultorio ed
ornamentale, e unir altro.

Se ci facciamo ora a considerare quale dovesse essere la struttura del tempio immediata-
mente prima della ricostruzione del secolo xvr, dobbiamo necessariamente fermarci sul
documento del 1° giugno dell'anno 1500, al quale abbiamo accennato più sopra. Il docu-
mento narra come fosse stato deliberato, pochi anni prima, di rifare la parte anteriore, la
sacrestia, le finestre ed altre parti dell'edilìzio, per torre l'inconveniente che nella chiesa
ab antiquo esistente più si notava, quello, cioè, dell'oscurità derivante all'interno dalle
finestre costruite assai strette «all'uso antico». Ora questa ricostruzione della facciata, delle
finestre, della sacrestia implica necessariamente l'idea di una vera ricostruzione della chiesa
su una pianta, almeno in parte, nuova, e con un disegno e una distribuzione di luce nuova
affatto; il documento quindi conferma a puntino ciò che è facile e naturale supporre
dal solo esame del tempio attuale, cioè che l'edifizio o i vari edilizi sorti in varie epoche
a quel posto prima del secolo xvi dovettero differire completamente da quello dei tempi
moderni.

Quale poi fosse la forma della chiesa esistente sul finire del secolo xv, ci pare si possa
dedurre da quanto il Cavalli ci narra su un certo antico dipinto che egli ebbe agio di
esaminare e che andò disgraziatamente perduto più tardi, segato e ridotto in assicelle da
operai ignoranti in eerti lavori eseguiti pel tempio. 1 II Cavalli ha il torto di non dire una
parola sull'età del dipinto, che noi possiamo solo per incerta ipotesi supporre fatto tra il
secolo XII e il xv, se dalla descrizione del quadro è lecito dedurre una data pur così poco
approssimativa. Scrive dunque il Cavalli: « Xoi possediamo un antico dipinto su grossa
tavola di legno di questo antichissimo tempio, sul tetto del quale stanno effigiate una pian-
ticella in piena vegetazione e la Beata Tergine che afferra pei capelli un uomo che giù
cadeva dall'attiguo campanile. Narra la tradizione che questa chiamavasi la Madonna del
brenciolo (iuniperus), e che operava il miracolo su quel quadro dipinto. Appare poi dal
medesimo che il primitivo tempio di Santa Maria veniva costituito da una navata di mezzo
alta e assai stretta e da due laterali molto basse, che aveva una sola ed ampia porta con
un rosone trasparente al di sopra, e diverse finestre laterali strette e terminanti nella parte

1 Di questa come di altre notizie vo debitore al degnissimo signor prevosto di Santa Maria Maggiore.
 
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