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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0323

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278

G. FRIZZONI

singolare, le antiche reminiscenze bizantine non gli sono estranee nell'invenzione e nella
composizione ».

L'Italia nostra, alla quale egli deve la precipua sua educazione nell'arte, conta nelle
sue pubbliche gallerie più d'un'opera di lui, e l'erudito professore non manca di enumerarle.
Alcune poi le indica come passate in Inghilterra. Vieppiù ricca n'è la Spagna dov'egli visse
per ben cinquant'anni, cioè fino al 1625. Il Prado ne conta una diecina, la maggior parte
ritratti e tutti d'uomo, nei quali come si vede egli lavorò di pratica, sì che essi non pos-
sono fare a meno d'ingenerare un senso di sazietà in chi li osserva per la loro mono-
tonia, benché dipinti con bravura. Di quadri di composizione avvene uno solo ed è quello
di un Cristo morto in grembo al Padre Eterno, circondato da angeli (fìg. 14a) dove ben si
avverte un'eco del Buonarroti nelle linee del Redentore principalmente.

Per conoscerlo bene nella sua potenza tuttavia ed anche nelle sue stravaganze conviene
recarsi a Toledo, dov'egli visse a lungo. L'opera sua migliore forse è quella che trovasi
appunto in detta città nella chiesa di 8. Tome, nella quale dipinse la sepoltura di un guer-
riero spagnuolo, il conte di Orgaz, circondato da una folla di cavalieri (tutti ritratti dal
vero) con una energia di tocco che impressiona.

Che il Teotocopuli come pittore provenga essenzialmente dal Tintoretto e non da Ti-
ziano, col quale pure volle essere collegato da più di uno scrittore, parmi risulti dal com-
plesso di quello che si vede di lui. Tale era pure, come consta, l'opinione decisa del senatore
Morelli.

V.

I pittori italiani della scuola veneta.

È il Tintoretto quello che si presenta pel primo nel concatenamento del pensiero con
quanto si è fatto precedere. La presenza delle sue opere in Ispagna, non che quella dei
quadri di parecchi altri veneti, si spiega in parte almeno coli'ammirazione che suscitarono
nell'animo del Yelazquez fin da quando egli visitò Venezia nel 1629. Lo storico Palomino
dice in proposito, che « incontrarono assai il suo gusto i dipinti di artisti quali Tiziano,
Tintoretto, Paolo ed altri di quella scuola, laonde egli attese di continuo a disegnare tutto
il tempo che stette in Venezia. Fece massime degli studi dalla rinomata Crocifissione del
Tintoretto (nella scuola di San Marco) e copiò la Comunione degli Apostoli di cui fece
omaggio al re ».

Quale meraviglia dunque che il Velazquez nella occasione dei due suoi viaggi in Italia,
facendo incetta di opere di pittura pel suo re, fosse riescito a procurargliene più d'una del
Tintoretto? La più splendida fra tutte forse pel vigore del tocco e per l'effetto dell'aria che
circola nell'ambiente è la grande tela che tuttora vedesi esposta nelle sale capitolari del-
l'Escoriai, dov'è rappresentata la scena del Redentore in compagnia dei suoi Apostoli, quando
compie l'atto della lavanda dei piedi.

Fra le tele della Pinacoteca del Prado poi vanno rammentati nel numero di quelle
acquistate dal Velazquez, i soggetti della Purificazione delle Vergini Madianite, grande
pittura da soffitto di \ivace colorito e il bozzetto per la grandissima composizione del Pa-
radiso che copre una parete della sala del Gran Consiglio nel Palazzo Ducale di Venezia.
Più importanti tuttavia sono altri quadri di lui, quali sarebbero, in primo luogo, la bat-
taglia di mare e di terra, trattata, soggiunge Morelli, nella maniera che vedesi nel quadro
grande di casa Giovanelli a Venezia, e dove si distingue in ispecie l'episodio della lotta
impegnatasi pel possesso di una avvenente giovane, in secondo, il Battesimo di Nostro Signore
 
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