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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Supino, Igino Benvenuto: I pittori e gli scultori del Rinascimento nella Primaziale di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0487

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434

Il tempio avrebbe, con queste pitture murali, acquistato maggiore splendore e ricchezza,
nonché artistica importanza, ma è certo, prima ancora che questo disegno fosse maturato,
(il nostro documento è della metà del 500) che, come ci dice il Yasari, «essendo venuto
a Pisa da Genova, Pierino del Vaga, per mezzo di Battista del Cervelliera, persona inten-
dente nell'arte e maestro di legniame in prospettiva e in rimessi ingegnosissimo, fu condotto
all'Operaio e discorso insieme delle cose dell'Opera del duomo, fu ricerco che a un primo
ornamento dentro alla porta ordinaria che s'entra, dovesse farvi una tavola (che già era
finito l'ornamento), e sopra a quella una storia quando San Giorgio, ammazzando il serpente,
libera la figliuola di quel re. Così fatto Pierino un disegno bellissimo che faceva in fresco
un ordine di putti e d'altri ornamenti fra l'ima cappella e l'altra e nicchie con profeti e
storie in più maniere, piacque tal cosa all'Operaio, e così, fatto il cartone di una di quelle,
cominciò a colorir quella prima dirimpetto alla porta detta disopra, e più sei putti, i quali
sono molto ben condotti; e così doveva seguitare intorno intorno che certo era ornamento
molto ricco e molto bello, e sarebbe riescita tutta insieme un opera molto onorata».

La pittura doveva essere lungo la cappella dell' Incoronata, ed ebbe Pierino dall'Operaio
scudi 17, prò parte <ins mercedis.1 Ma poiché cominciò egli a rallentare il lavoro, e pur
promettendo di finirlo, lasciò poi la città, interrompendo così l'opera incominciata con grave
danno del decoro della chiesa, l'operaio lo richiese più volte, tam injudicio quam extra, che
venisse a terminarla, ma Pierino vi si ricusò. L'Operaio allora, interpellato nuovamente lo
stesso maestro Pietro, gli dette tempo, per venire a portine all'opera sua, dal 4 luglio 1537,
giorno in cui gli è fatta l'intimazione, a tutto il mese di settembre proximi futuri, ma
trascorso il tal termine lo avvisa, che la suddetta pittura sarà allogata ad altri pittori: quod
lapso dicto termino locabit opus predictum ad pingendum aliis pictoribus, non solo, ma
obbligherà il detto maestro a restituire li scudi 17 ricevuti.

La minaccia dell'Operaio ebbe effetto solo in parte. Tornò Pierino, e s'adirò nel vedere
il lavoro da lui cominciato affidato ad altri artisti, oppure non rispose nemmeno questa
volta all'intimazione dell'Operaio ? Nessun documento ce lo dice: pare però che la minaccia
di affidare ad altri il lavoro incominciato da lui non avesse seguito, che l'opera rimase
in tronco, o meglio, dell'artista non restarono che i soli putti dipinti per la decora-
zione della storia. Ma veramente in che consistesse il lavoro interrotto da Pierino, non è
facile dirsi: l'Operaio, da quanto appare dal nostro documento, locar it dicto magistro Petro ad
pingendum quasdam picturas in pisana malori ecclesìa in tota facie muri,justa fontem, baptis-
matis secus cappellani Incoronate; e a che punto fossero i lavori da lui intrapresi quando egli
partì da Pisa, è impossibile indovinarsi; e proprio si tratterebbe in questo caso d'indovinare.

A Pierino sono attribuiti quei putti, che, giusto appunto sulla faccia del muro della
cappella dell' Incoronata, tuttora si ammirano nella nostra chiesa maggiore, e nel documento
si richiedono i denari a lui pagati per questo lavoro, uè d'altro si parla. Il Yasari ci narra
come «dall'Operaio del duomo fu ricerco, che a un primo ornamento dentro alla porta
ordinaria che s'entra, dovesse farvi una tavola (che già era finito l'ornamento) e sopra a
quella una storia quando San Giorgio ammazzando il serpente libera la figliuola di quel re».
Della storia, forse mai cominciata, non rimarrebbero che i putti; per la tavola, lo stesso
Yasari ci dice, prima, che fu allogata a Giovali Antonio Sogliani, che la finì e la mise al
suo luogo; poi, che, rimasta imperfetta per causa che Pierino lasciò in tronco il lavoro,
Giovan Antonio la seguitò, e nella Vita del Sogliani, aggiunge la notizia che egli per allora
non fece se non una tavola che andava alla cappella dove aveva cominciato a lavorar Pie-
rino, e quella finì in Firenze. Per la qual cosa tanto si può intendere che, Pierino dolente
che un lavoro (la tavola) cominciato da lui fosse ad altri allogato, si risentì e non volle più
saperne di lavorare per l'Operaio e per il duomo, come anche che il Sogliani ebbe incarico
di dipingere quella tavola, la quale sarebbe dovuta andare alla cappella dove aveva cominciato

1 Vasari, Ed. Sansoni, voi. V, pag. 617 e seguito. Vedi documento N. 9.
 
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