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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. II
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Boni, Giacomo: Il duomo di Parenzo ed i suoi mosaici, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0167

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il nroM<> ni palexzo ed i sroi mosaici

125

Le tessero di fondo del mosaico di Parenzo liaimo subito l'azione caustica dei rinzaffi
di malta con cui rimasero tanto tempo coperte, ed in conseguenza hanno perduto talune
delle pelliccio vitreo che ne difendevano la foglietta d'oro, e questa ha potuto in molti
punti logorarsi e scomparire, ma, dove essa rimane, ha il bel tono caldo dei vecchi zecchini,1

SANTA SOFIA DI COSTANTINOPOLI

che tende al rossigno aranciato guardandolo nella luce dell'aperto, ma che scende verso il
giallo citrino, in un ambiente poco rischiarato. In eguali condizioni il minio e il cinabro

1 L'ing. Pietro Saccardo, direttore dei lavori della
basilica di San Marco, descrive nella illustrazione
di quel monumento, edita dall'Ongania, il metodo
usato dal Radi nel fabbricare lo smalto d'oro:
" Viene preparata anzitutto una sottilissima pelli-
cola di vetro, e questa si ottiene soffiando un enorme
boccione a pareti esilissime, le quali sono ridotte in

Arthivio Storico dell'Ari a - Aimo VII, Fase. II.

pezzi e tagliate con la pietra focaia a quadretti di
circa dieci centimetri di lato. Adagiata quindi la
pellicola sopra una pala di ferro e distesavi sopra
la foglia d'oro, viene esposta al fuoco, e riscaldata
che sia vi si cola sopra un massello di vetro fuso
e con apposito utensile ve lo si schiaccia. Ne risulta
una piastrella sulla quale la foglia d'oro è ricoperta

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