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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. III
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [1]
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(.86

EGIDIO CALZINI

Ad ogni modo gli estimatori del Palmezzano debbono essere grati ai signori Crowe
e Cavalcaselle ed al critico tedesco per quella attenzione che essi prestarono, e con vera
simpatia, alle opere del nobile Forlivese : mentre al contrario non deve tacersi come altri
scrittori italiani i quali non contenti di giudicarlo artista affatto secondario e mediocre,
vollero proclamarlo mediocrissimo : e tutto ciò senza addurre ragioni e con quella certa aria
burbanzosa di critici infallibili. Ma è a credersi per altro che costoro o non conobbero mai
le opere del pittore diligente, o di esse videro le meno belle, guaste dal tempo e da re-
stauri : diversamente come si potrebbe comprendere sì severo giudizio ?

Giudizio che indispettisce più che il lungo silenzio durato tanti anni intorno a questo
maestro infaticabile: il quale con nobile e rara costanza, personificando tuttala sincerità
e tutto il candore del quattrocentista (chè tale rimase anche nel secolo xvi), mantenne vivo
in Romagna per più di cinquantanni, con l'arte e per l'amore dell' arte, il sentimento
del bello.

Con ragione quindi noi pensiamo che la sua fama sia ancora minore al merito ; benché
da anni e anni cresca il numero degli ammiratori per l'artista gentile, specialmente
all'estero, ove le opere sue sono tenute in grandissimo pregio. Anzi un'altra ragione per
cui è dimostrato il valore di lui dobbiamo trovarla nel fatto che non poche tra le sue com-
posizioni, di merito indiscutibile, come ad esempio il San Michele, la Tavola di Matetica,
la Comunione, il Sant'Antonio, il Gesù sotto la croce, ecc., furono attribuite sino a pochi
anni addietro a pittori insigni, quali il Melozzo, il Giambellino, il Vannucci, il Francia.
Laonde se molte opere sue furono scambiate da uomini intelligenti con quelle di sì rino-
mati maestri, ciò significa che la valentia del nostro pittore raggiunse tali altezze da poter
dare luogo a simili illusioni.

Gli storici forlivesi del Seicento fan menzione sin da tempi antichi di una famiglia
Palmezzani, ma con la scorta di simili scrittori chi potrebbe asserire che Marco discenda
appunto da quelli? Ma noi non seguiremo quegli storici soltanto. Le prime memorie intorno
al detto casato risalgono al 1189, nel quale anno è un Giovanni Palmezzano tra gli anziani
del Comune per la parte di Santa Croce ; uno de' quattro rioni della città. Il primo docu-
mento che pubblichiamo in nota, 1 è di un incontestabile valore anche per quello che ri-

1 " In Nomine Domini anno ab Incarnatione
eius 1189. Die 11 mensis Ianuarii Ind.0 7. In Clau-
stro Monasterii S. Mercurialis. Quoniam multitudine
peccatorum Livien. Populi existente Civitas Livien-
sis Divino iudicio cum Episcopatu suo et fere omnibus
aliis Ecclesiis ex toto combusta fuisset videlicet anno
Domini 1173, die 21 Iulii Ind.6 XI, accidit etiam, ut
die eadem Ecclesia Sancti Mercurialis, cum omnibus
aedificis circum se positis eodem iudicio combure-
retur, in qua concrematione antiquissime ejusdem
Monasterii Cartule concremate sunt, et perdite ; inter
quas etiam Cartula illa, in qua continebatur divisio
inter Plebem S. Crucis, et S. Mercurialis, et ejusdem
Episcopatus, et praedicti Monasteri possessio, eodem
igne combusta est. Quod quidam aemoli Ecclesia-
rum cognoscentes contra praedictas Ecclesias de
praedicta possessione et divisione Plebium mali-
gnali ceperunt. Ad quorum malitiam comproban-
dam et convincendam, sibi suisque successoribus in

posterum providens Venerabilis Guarnerius Abbas,
qui tunc temporis Deo concedente eidem Monasterio
praeerat, liabito conscilio Fratrum suorum, et sa-
pientum virorum scilicet Domili Ioannis Paventini
Ven. Episcopi, et Vallimbrosani Abbatis, et aliorum
plurium rogaverunt quosdam antiquos liomines ipsius
Civitatis, et Plebium praedictarum, quatenus amore
Dei, et remissione suorum peccatorum, quid quid
ipsi, vel per se videndo, vel alios antiquiores, cogno-
scendo de praedicta divisione Plebium et possessione
praedictarum Ecclesiarum scirent, corani testibus
iuramento firmarent. Cuius honestis praecibus an-
nuentes accesserunt Praesbiter Dominicus ejusdem
Monasterii Cappellanus, et Petrus de la Casa, et
Petrus Gotius, et Eusticellus Pedica, et Petrus de
Glori, et Melodia, et Rainucius Tabarra, et Brusatus
eiusdem Monasterii Conversus in presentia Ven.
Alexandri Livien. Episcopi, et tunc S. Ravemiat.
Ecclesiae Vicarii, et quamplurium eiusdem Civitatis
 
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