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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. IV
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Supino, Igino Benvenuto: Le opere minori di Benozzo Gozzoli a Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0280

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commissioni anche a distanza, come lo provano gii affreschi del tabernacolo di Meleto,
due miglia o due miglia e mezzo da Castelfiorentino, ove dipinse sopra un altare la Ver-
gine col Figlio fra i Santi, e quest'opera firmata di Benozzo porta la data del 1484. 1

Ed è così solo infatti che si può spiegare il numero straordinario di lavori eseguiti da
lui per la città nostra e fuori, con quei pochi assistenti che abbiamo citato, ammesso che
quelli fossero tutti in grado di aiutarlo nelle diverse e molteplici opere, testimonianze
non dubbie della sua infaticabile operosità.

Ma veniamo a' suoi dipinti in tavola, eh' egli lavorò nella città nostra ove stette, meno
brevi interruzioni, per più di venti anni, fra i quali il Vasari ricorda quello della Compagnia
dei Fiorentini, che allora era dove fu poi il monastero di San Vito (e il monastero e la
chiesa più non esistono); nel duomo, dietro la sedia dell'arcivescovo, un San Tommaso
d'Aquino ; in Santa Caterina dei Frati Predicatori, due tavole a tempera, che benissimo
si conoscono alla maniera; un'altra nella chiesa di San Nicola e due in Santa Croce fuori
di Pisa.

Ma il Vasari, questa volta, o non deve aver visto, come sarà più conveniente sup-
porre, tutti i quadri di cui ci parla, o ha errato certo e gravemente, attribuendo a Be-
nozzo pitture assolutamente indegne dell' artista fiorentino. Che Benozzo dipingesse una
tavola per la chiesa di San Nicola afferma egli soltanto ; ma nessun documento e nessuna
altra notizia posson confermare l'asserzione molto probabilmente immaginaria dello sto-
rico aretino, come pure è a dubitarsi che nella chiesa di Santa Caterina fossero ancora
due quadri di lui, che benissimo si conoscono alla maniera, perchè le descrizioni che si hanno
delle opere d'arte esistenti in quella chiesa avanti l'incendio avvenuto nel 1651 non ricor-
dano per nulla il nome dello scolaro dell'Angelico, salvo non si voglia supporre che quel Bru-
nozzo, che il Tronci nella sua opera manoscritta intorno alle chiese pisane ci dice autore
di due tavole a tempera esistenti nella chiesa di Santa Caterina, e delle quali gli è ignoto
il destino che ebbero, non sia da credersi il nostro Benozzo, piuttosto che Bruno come
parrebbe volesse interpetrare il Bonaini. 2

Nel convento di Santa Croce a Fossa Banda, fuori di Pisa, erano invece, è vero, due
tavole, passate ora al Museo Civico, e attribuite, negli antichi inventarj, alla maniera di
Benozzo ; ma basterebbe vederle per accorgersi della distanza che passa fra queste pit-
ture ordinarie e manierate, vuote e convenzionali, e quelle anche più scadenti dell'artista
nostro; converrà dunque supporre per queste che il Vasari non le abbia viste, o sia stato
ai si dice.

D'altra parte, non potremmo credere nemmeno eh' egli potesse prendere per opere
del maestro le due tavole dipinte e, quel che più conta, firmate dallo scolaro di lui Ze-
nobio Machiavelli, che erano pur queste un tempo nella chiesa dei Minori Osservanti di
Santa Croce, come ci dice il Polloni, 3 e oggi una a Parigi, l'altra nel nuovo Museo
pisano.

II.

Non tanti, dunque, quanti si potrebbero supporre, stando alle notizie del Vasari, sono
i quadri certi di lui, ed egli poi non li ha citati tutti. Il chiarissimo Milanesi, in nota al
passo dello storico aretino ove si parla dei lavori di Benozzo a Pisa, dice che " fra le
varie tavole al Gozzoli attribuite, la meno dubbia gli parve quella che è nella collezione

1 Crowe e Cavalcaseli^, Hystory of Painting in
Italy, voi. II, pag. 515.

2 Ardi. Storico Italiano, " Cronaca del convento

di Santa Caterina, „ pag. 405.

3 Catalogo delle pitture, ecc., dell'Accademia di
Belle Arti di Pisa, pag. 29.
 
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