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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. IV
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0330

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288

EGIDIO CALZINI

cangelo e San Giacomo (Tav. IX). La scena svolgesi sotto un portico elegantissimo, soste-
nuto da colonne d'ordine corinzio, le cui volte si perdono nel taglio del quadro. Nello
sfondo, a destra del trono, sopra un paesaggio roccioso, il Gargano, ove vedonsi alcune
piccole figure e un bue che riposa; si erge, a diversi ordini, un forte con cortine merlate
e sulla cui cima è ripetuta la gloriosa figura dell'arcangelo sfolgorante la sua spada di
fuoco. Alla sinistra una foltissima frasca continua la campagna montuosa, e in alto,
quantunque un poco guasto da restauri, arieggia un bel cielo chiaro, lucente, di quella
lucentezza cosi caratteristica nei pittori veneziani di quel tempo, e specialmente propria
al Candido Cima. Dietro la Vergine, la solita tenda rossa ; il trono in marmo viene for-
mato e sorretto da colonnine, in cambio delle solite pilastrate con arabeschi, e il piede
e la base sono costituiti da balaustri affatto diversi dagli altri, e con ornamenti a foggia
di diamanti, quali si riscontrano, ad esempio, nella scuola ferrarese.

La Madonna, una delle più belle tra quante mai ne ideasse il buon pittore, sostiene
sul ginocchio destro, il divin Fanciullo, quasi del tutto ignudo, in atto di benedire. Il
volto della madre non ha qui il tipo monachesco, come giustamente si può notare in alcune
tavole anteriormente eseguite; in questa abbiamo i lineamenti assai più nobili, un viso
tondeggiante e con molta grazia incorniciato da un bianco velo e dal manto che dal capo
scende sulle spalle, formando poi belle e ricche pieghe su tutta la persona ; la veste è
rosso-scura, e l'ampio manto turchino.

Il San Michele tutto coperto da lucente armatura, in piedi a destra del trono, ha la
spada sguainata nella destra, mentre con l'altra mano sorregge il fodero; la graziosa figura
giovanile, dall' atteggiamento un poco danzante, ma pur tanto espressiva, ha il capo
scoperto e un'abbondante capellatura tutta riccioluta, e ricorda, in qualche modo, la ma-
niera piena di vita del Giorgione. Il San Giacomo, dall'altra parte, sostiene, con la sini-
stra, un grosso libro aperto ch'egli sta leggendo; stupenda la testa, rigorosamente disegnata,
con barba e capelli lunghi; vere le estremità; ha la veste violaceo-scura, e il manto cenerino,
foderato giallo, ampio, abilmente piegato e ripetuto, in quanto al colore, nella bellissima
figura del San Pietro nella Comunione degli Apostoli che egli dipinse nel 1506. Le peculiari
bellezze di questa tavola, e, in ispecie, quella maestosamente bella del San Giacomo e
l'altra del San Michele bastano a provare quanto ingiusto sia, perchè non vero, il giudizio
di quei critici i quali non si tennero dallo scrivere come ne' personaggi del Palmezzano
manchi sempre quella dignità preclara per cui in gran parte salì tant'alto la fama del suo
concittadino.

Le tavola è in istato di buona conservazione, malgrado i restauri, e misura 1.79 X 1.75.
Nella lunetta è un Dio Padre attorniato da angioli; essa è alta m. 0.90.

Con questo dipinto il Palmezzano si mostra in tutta la sua personalità e potenza
artistica; lavoro prezioso per finezza di esecuzione, per eleganza e nobiltà di stile; distinto
per le figure dalle forme elette, perfettamente disegnate, il cui portamento è dignitoso e
solenne. Ma sovra ogni altra va ammirata quella nobilmente grave del San Giacomo.

IX.

La superba Galleria degli Uffizi possiede una bella tavoletta del Forlivese (1095): Cristo
pendente dalla Croce, da un lato la Vergine vicino ad una delle Marie, dall'altro la Mad-
dalena che abbraccia il santo legno e San Giovanni che contempla il divino maestro. Di

tiam dictor. M. Antonij maneghelle et M. Antonij
Santis quia fuit confessus se esse integre satisfact,
et solut. et etiam de omni pictura facta huc usque
in societate sci. Michaelis etc. Actum faven. in domo

mei not. present. petro babinj armaroli et Antonio
m. andree ab armis test. Ego Bartholom. de tau-
rellis rogatus scripsi et cancellavi. „
 
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