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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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346 EGIDIO CALZINI

timo, amile, curvo, colle braccia raccolte sul petto. Ma quale varietà di atteggiamenti,
quanta espressione in (pie'volti! In alto, nei pennacchi dell'arco centrale, entro due tondi,
sono due teste di profeti ed altri rabeschi. All'aperto, un paese roccioso ed un cielo lu-
minoso che pare rifletta la sua luce azzurra ne'monti sottostanti. In basso, proprio nel
mezzo, è dipinto un cartellino con le sole parole: Marchus palmimnus fatiebat; ed il solito
monogramma. Se il Vasari lo avesse osservato non avrebbe attribuito (presto magnifico
lavoro, ch'egli giudica "molto ben condotto, „ 1 al ravennate Nicolò Rondinello, contem-
poraneo al Palmezzano e forse suo discepolo.

Nella lontana veduta, sul monte a sinistra, volle rappresentare Gesù tentato dal de-
monio. Più volte infatti il Palmezzano usò di unire al principale soggetto altri che ad

*

esso si riferiscono, o che non gli appartengono affatto, come fece nel Crocifisso (descritto
dal Lanzi, voi. V, pag. 35) dipinto per gli Agostiniani di Forlì, in mezzo alla Vergine
e a San Girolamo, nel quale pose alcuni gruppi in diverse parti del paese : San Paolo
visitato da Sant'Antonio, Sant'Agostino convinto dall'angelo sulla incomprensibilità della
somma Triade, ecc. 2

In tutte queste piccole figure, che dipinge dietro i personaggi principali del quadro
o nelle scanzie, si appalesa grazioso, elegante, diligentissimo e non di rado nella compo-
sizione s'innalza ad uno stile robusto e grandioso. Così nei quadretti del sott'altare nel
quadro della Concezione in San Mercuriale, in quelli della celebre tavola di Matelica ed
in molte altre. In queste della Comunione, il Vasari dice che aveva dipinte " alcune
istorie di figure piccole coi fatti di Sant'Elena, madre di Costantino imperadore, quando
ella ritrova la Croce, condotta con gran diligenza. „ E nella vita di Palma il vecchio,
parlando delle stesse figure, le chiama " molto graziose. „ Le quali tavolette oggi si cer-
cherebbero indarno, che da molti anni non se ne sa più nulla.

Nel mezzo tondo, superiormente, rappresentò una Pietà. Gesù morto è sostenuto dalla
Madre, che lo mira fiso nel volto, mentre appoggia la sua destra sulla spalla destra di
lui, e con la sinistra gli circonda il fianco sinistro ; più in basso, piangente, è la Madda-
lena inginocchiata, che gli sostiene un braccio: dall'altro lato è San Giovanni, a mani
giunte, il quale guarda, anch' egli profondamente commosso, il morto Maestro. Alla sinistra
del gruppo principale è San Valeriano, con lo stendardo della città di Forlì, e al lato
opposto San Mercuriale col gonfalone guelfo nella destra ed il Vangelo nella sinistra. Le
figure, alquanto secche, ricordano tuttavia quelle della lunetta nell'ancona di Matelica; esse
si presentano come da un alto balcone ricoperto da un panno scuro. 3

1 Vasari, Vita di Girolamo Genga.

- Questa tavola degli Agostiniani portava la data
del 1505. (V. Milanesi, Vite, voi. VI, pag. 335). Fu
acquistata dal forlivese Pellegrino Brunetti, il quale,
nell'agosto del 1843, la vendette al mercante Rizzoli
di Bologna. Non sappiamo se più esista o dove si
trovi attualmente. Forse all'estero ?...

3 Questa lunetta, facente parte in origine, della
Corniti anione, stette per diversi anni in casa del pit-
tore G. Reggiani, da lui attribuita al Melozzo. Il
Casali, in una sua memoria manoscritta, asseriva
che essa fu trovata " a caso dalli Canonici Antonio
e Sante Reggiani in" occasione clie si vendevano
delle mobiglie antiche del Vescovado (ove la tavola
fu portata nel 1840). Serviva di tavola nella cucina:
e siccome vi videro di sotto delle pitture così fecero
pensiero di comperarsela tanto più che a quei giorni
aspettavano il fratello^Girolamo da Roma colà an-
dato per apprendervi l'arte della pittura. Ritornato

in patria lo ristorò e lo ridusse meravigliosamente
come al presente si puoi vedere. „ E, di fianco alla
stessa pagina, il Casali stesso molti anni dopo sog-
giunge: " Il dipinto posseduto dai Reggiani non era
del Melozzo. Fu poi venduto a certo Vitto (Enea
Vito) mercante di quadri a Roma per scudi 300, del
1851 „ (dai manoscritti favoritimi dal conte G-uarini).
La lunetta misura m. 1.70 in larghezza e m. 0.99 in
altezza; ma dev'essere stata tagliata e ridotta in
quelle dimensioni dopo l'esportazione dal duomo,
poiché la tavola principale, la Communione, non è
larga meno di m. 2.15. Sappiamo altresì che il Reg-
giani la vendè nondimeno come opera del Melozzo,
e che di lui vi aveva dipinto il nome; ma che in
Roma passò subito in altre mani, e che la scritta
apocrifa fu scancellata per opera di colui che ebbe
a comperarla per la Nazionale Galleria di Londra,
ove oggi mirasi al n. 596, giustamente classificata
come lavoro del Palmezzano.
 
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