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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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NUOVI DOCUMENTI

367

la prosente scritta Come irai Priore et Canonici
de Sancto Salvatore da Bologna demo a depingere
uno fasciato de la nostra ghiesa facto a quadri
cum lo cornisato atorno atorno e nel mezo ua una
rosa de uno piede grande : la quale va tuta indo-
rata de oro fino, exceto i cavi et anche lo semento
de mezo, li quali cavi et semento de mezo de di-
pingere de boni culurj, amodo stia bene. E fare
uno lauoro intorno a dita rosa che sia bello et
uistoso e pertinente a dicto lauoro et convenen'te
a quello. El campo de diti quadri ultra el dicto
lauoro debia fare de azuro todesco de pretio
de soldi diece de bolognini lunza. E poi debe
fare cornise intorno a dicti quadri e a le catene
cum lauori facti che parano intagliati secundo
se rechiede a tale lavoriero. E soto li fundi de
diete catene una gola da ogne lato e in mezo uno
mezo tondo a modo de uno festo e in la crosera
li va una rosa messa a oro come e dicto de sopra
e depingere la cornise va drieto al muro, la quale
cornise sera piedi doi e mezo. E in la dieta cor-
nise li ua la gola e fenestra, modioni, ouolo, den-
tello. E soto el fondo de diti modiuni li va una
rosa indorata. E dipingere e fare quatro quadri
a ciascaduno cantone de la ghiesia: uno che gli
sia in luocho de la rosa grande uno Jesus de lit-
tere grande de oro fino. E in mezo de dieta ghie-
sia o donde parerà a dicti frati fare uno quadro
cum uno Salvatore depinto dentro che sia bellis-
simo. E depingere e fare tuto el resto che sapar-
teneno a dicto lavoriero de boni e sufficienti colori
bene e laudabilemente ad arbitrio de bono homo,
a m'° Jacomo Filippo da Ferrara.

" E noi per satisfacione e pagamento del dicto
lauoriero, d'oro, de colurj, de manefature e de ogne
altra cosa andara in dicto lauoriero gli prometemo
dare al dicto m° Jacomo Filippo ducati cento
otanta doro larghi, cioè ducati uintecinque al pre-
sente, e el resto secundo andara lauorando e oltra
li prometemo dare tuto Toro andara in le rose vano
soto li mudiunj drieto a le mure. Cuin pato che
se li dicti frati li uolesseno dare alchuna quantità
doro, el dicto m° Jacomo debia tore e contarse a
rasone de libre tre el eentonara e lazuro a rasone
de soldi diece lunza etiamdio se valesse più. Et
cum pacto che se noi volessemo desistere dal dicto
lauoro che nuj el dobiamo auisare el dicto m° Ja-
como de doi misi inance. E pagarlo de quello ha-
uesse facto, el quale lauoriero debe incomenzare
al presente e sempre continue a volunta nostra
infino sera compiuto dicto lauoriero. „

Seguono le sottoscrizioni e quella del pittore
così concepita:

" Io Jachomo Felipo de polo Ditraldi depin-
tore sonto contento de tuto quanto disopra se con-
tene e pe segno di zio me sonto soto scrito de
mia propria mano, die e mexe ano soprascrito. „

[Archivio di Stato di Bologna. — Demaniale.
• Canonici del SS. Salvatore 230 2677, Conven-
zioni, licenze, disegni, ecc., e. 3 e 4].

Il 9 settembre del susseguente 1475 i ca-
nonici di S. Salvatore davano poi l'incarico ad
Antonio di Raffaele Frici, detto dalle finestre, di
fare due grandi finestre ed un finestrone tondo de
vedrò da muran . . . de eotto in figure onero frexo.

III.

La Santa Cecilia di Raffaello.

E noto che questo quadro, ora nella R. Pina-
coteca di Bologna, fu ordinato a Raffaello nel 1513
da Elena Duglioli moglie di Benedetto dall'Olio
notaio bolognese. La leggenda vuole ch'ella (che
fu in seguito beatificata) avesse un giorno per una
ispirazione celeste l'ordine di far costrurre nella
chiesa di S. Giovanni in Monte a Bologna una
cappella in onore di Santa Cecilia. Antonio Pucci,
suo parente e protettore, fu incaricato della costru-
zione della cappella, e suo zio Lorenzo Pucci trattò
con Raffaello pel quadro da eseguirsi pel relativo
altare. Il quadro fu eseguito tosto e il pittore lo
mandò al Francia, pregandolo di curarne la collo-
cazione sull'altare. 1 La cappella fu finita nel 1514
e ne fu architetto Arduino Ariguzzi, in quel tempo
architetto della fabbrica di San Petronio.2

A completare la notizia, in una carta dell'Ar-
chivio dei Lateranensi di San Giovanni in Monte
troviamo :

" L'anno 1514 la Beata Elena moglie di ms.
Benedetto Dal Oglio notaio et Citadino bolognese
fece edificare la Capella di S. Cecilia et fece fare
da Raffaele d'Urbino il quadro di S. Cecilia sua
devota et costò mille scudi d'oro et lo donò alla
Chiesa di S. Giovanni in Monte, con altri utensili]'
sacri. 3 „

1 Cavalcasele e Ckowe. Raffaello, la sua vita e le sue opere>
voi. III.

- G. B. Melloni. Atti e memorie deijli nomini illustri in santità
nati e morti in Bologna. Bologna, Lelio della Volpe, MDCCLXXX,
voi. III.

3 Archivio di Stato di Bologna. Demaniale. Lateranensi
di San Giovanni in Monte, 145 1480, Miscellanea di carte diverse
antiche, 1° foglio.
 
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