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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0423

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Dove il ( i ianaizzi espone una congettura altret-
tanto nuova quanto ardita, a dir vero, si è quando,
interpretando un certo passo oscuro di un latino
alquanto strapazzato nel documento concernente le
trattative dei Frati col Comune, crede poterne in-
ferire che il Lotto, otto 0 dieci anni prima, lo che
equivarrebbe a dire già verso il 1496 o il 1498,
fosse stato a Recanati e vi avesse eseguito dei
dipinti. 1

Il passo è davvero poco esplicito e parmi in-
dichi al più che il giovane pittore, che vuoisi nato
fra il L476 e l'80, avesse portato seco a Recanati
qualche suo lavoro anteriormente fatto, probabil-
mente per mostrare di che cosa fosso capace, e
null'altro. Di certo poi s'inganna il Grianuizzi nel
volere riportare a tempo tanto remoto, cioè alla
fine del xv secolo l'affresco del Lotto nella stessa
chiesa di San Domenico, rappresentante San Vin-
cenzo Ferrer in una gloria di angeli. Tutto al con-
trario in codesta opera accenna ad una creazione
nella (piale l'artista si trovava già sciolto dalla tra-
dizionale rigidezza del Quattrocento e ben avviato
nella sua propria maniera piena d'estro e di mo-
vimento. Asserzione questa da non abbisognare
d'altronde ulteriori spiegazioni a chiunque sia noto
il più antico dei lavori datati dal Lotto, qual è la
sua interessante tavoletta con San Gerolamo in pe-
nitenza, munita del suo nome e della data 1500,
la (piale fa parte della grande Pinacoteca del Lou-
vre ; opera di maniera, starei per dire secca e pri-
mitiva quanto altre mai, per (pianto nel giuoco
meraviglioso delle luci e delle ombre già preco-
nizzi il maestro fra color che sanno nell' arte di-
vinatrice degli effetti coloristici.

Anche nell'indicazione della data di altra ta-
vola del Lotto a Recanati, quella cioè della Trasfi-
gurazione di N. S., credo il G. siasi ingannato po-
nendola a un ventennio circa dopo quella dell'ancona
di San Domenico, poiché o io m'inganno a partito
o ritengo altrimenti di avervi letto impresso ben
parecchi anni or sono il millesimo 1512. Anche
il Mundler, buon conoscitore del Lotto, nei suoi
Beitràge zu ./. Burckhardts Cicerone la proclama
opera dei primi tempi. Questa pala pur troppo è

1 II passo del documento, il quale ha la data <lel 17 ^iu-
gno 1506, è testualmente del seguente tenore:

Super supplicatione prioris fratrum S. Dn\ci petentis subsidium
prò ('miti magni pretti per magrum L. Lotum Venetum eonstruenda
iuxtu designimi ostensum et de melioribus picturis que sin/ iste que
inspiciuntur furie in Jut filiitte t ei finiius adolescenti/i san quatti inten-
da fucere ninnino el in ter aìiot fingere in ea odvocatoi Comunitatis,

stata egualmente spogliata della sua predella dove
" era espresso di mano pure del Lotto, ('risto con-
ducente i suoi discepoli sul Monte Tabor, Cristo
orante nell'Orto e Cristo ascendente al Cielo. E
così misi conceda qui puro d'invocare la cortese
denunzia di questi altri quadretti per parte di chi
ne fosse divenuto possessore, per quanto non mi
lusinghi di riescire a provocarla,

\ engono di poi rammentate altre opere scom-
parse da Recanati, da un Francesco Angelita ci-
tate in un suo libro di storia di quella città, ma
sgraziatamente di una sola è indicato il soggetto,
ed è quello di una tavoletta ritonda con succi /' Istoria
ili Loth, quando essendosi fuggito dall'Incendio di So-
doma, si giace colie figliuole, che come cosa bellissima
esso Angelita conservava nel suo studio con molti
altri oggetti d'arte. In proposito ci deve ricorrere
alla mente simile soggetto presentato tuttavia in
una tavoletta quadrata che fu sempre attribuita al
Lotto e trovasi oggi nel Museo artistico munici-
pale di Milano.

Ben a ragione il G. qualifica dipoi per stupendo
quadro del suo artista la grande pala tuttora mu-
nita della sua condegna cornice architettonica a
ornati d'oro su fondo turchino, la (piale si mira sul
grande altare nella chiesa di San Giusto presso
Macerata. La grande scena della Crocefissione colle
sue numerose ed animate figure è condotta con unti
maestria, anche per quel che concerne il ritratto
del committente il quale vi è introdotto come de-
voto (il vescovo Nicolò Buonafede), da meritarsi
un'apposita visita da ogni viandante che sente dei
palpiti per l'arte seria ed elevata. Creato il Buo-
nafede vicelegato della Marca nel 1520 è a presu-
mersi che intorno a quegli anni il Lotto v' abbia
condotto la sua pala.

Verrebbe ben più tardi quella della remota bor-
gata di Cingoli, nella quale io stesso èbbi a rilevare
la data MDXXXIX col nome L. LOTVS (data
non riferita dal G., non avendo veduto il quadro)
nella quale l'artista col suo fare festoso e ricco di
idee peregrine volle illustrare il fatto della Istitu-
zione del Rosario.

Ha sulle punte delle dita invece l'erudito av-
vocato i suoi dieci quadri tuttora custoditi nel pa-
lazzo maggiore di Santa Casa a Loreto. Di alcuni
di questi gli consta averli il Lotto portati a Lo-
reto da Venezia. Non vi sarebbe compreso tuttavia
uno, ab indico qualificato per Natività del Signor
finta di notte, il (piale forse potrebbesi riscontrare
in una tavola nel novero dei quadri già della Gal

I
 
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