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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0434

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MISCELLANEA

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padre Giovanni Santi) dallo schema composto a
richiesta di Cosimo de' Medici per l'ordinamento
della, biblioteca di San Marco a Firenze da To-
maso da Sarzana che poi divenne papa Nicolò V,
schema che d'allora innanzi fu accettato general-
mente per simili istituzioni. È dunque l'Ulustra-
zione d'io) catalogo di libri, che ci viene messa sotto
gli occhi negli affreschi della Camera della Segna-
tura, ed infatti, per non lasciarne alcnn dubbio,
l'autore di essi vi ha disseminato dappertutto libri,
rotoli di pergamena, tavole da scrivere o disegnare,
e vi ha rappresentato le figure delle sue composi-
zioni tutte attente a scrivere, leggere, distendere
o commentare scritti, e via dicendo. Ora, per spie-
gare l'esistenza di siffatte rappresentazioni abba-
stanza strane per un appartamento destinato ad
esser abitato (e come tale si usava finora riguar"
dare la Camera della Segnatura insieme alle stanze
attigue, opinione che il Wickhoff rifiuta con vali-
dissimi argomenti, fra i (piali il principale è que~
sto, che mentre si sa che il papa, già nel 1507,
dall'appartamento Borgia si trasferì nel piano su-
periore del Vaticano, i lavori di pittura erano in
corso d'esecuzione nella Camera della Segnatura
fino al 1511), il nostro autore adduce la testimo-
nianza di una lettera del Bembo diretta al papa
nel febbraio 1513. in cui egli, accennando alla
biblioteca, quasi privata, dal papa negli ultimi anni
costituita, ne loda élegantiam marmorum et pictura-
rum speculasque betlissirnas, e la dice ad usum Pon-
tifica in multo amabiliorem (Epistolae, 1. V, cap. 8),
siccome pure quella di una nota di pagamento a
Lorenzo Lotto dalli 8 marzo 1509 (tratta dal Cod.
n. 2315 della Corsiniana) per il lavorìo di indu-
rii nini faciendarum in cameris superioribus papae
prope librariam superìorem, per provare che ap-
punto nella Stanza della Segnatura . doveva essere
istituita da Giulio II una biblioteca speciale, di-
stinta dalla grande Vaticana, e composta di libri
sceltissimi, e che appunto per tale ragione se ne
fossero dipinte le pareti colle rappresentazioni delle
scienze secondo lo schema librario di Nicolò V.
Del resto — e ciò sia detto fra parentesi — è
molto curioso ed interessante l'accenno che l'autore
fa dell'analogia dello schema della composizione
della Scuola d'Atene con quello del rilievo rappre-
sentante la visita della regina di Saba sulla porta
del Paradiso del Battistero di Firenze. In ambedue
le opere riscontriamo il magnifico atrio nel fondo
colla scala che scende nel piano anteriore, colle
figure dei due protagonisti in mezzo all'atrio, e

col loro seguito ripartito in quattro gruppi di cui
due in alto sopra la scala, e due giù a piè d'essa.
Sicché non si potrà dubitare sull'essere stato bi-
ll uenzato il pittore romano dal modello dello scul-
tore fiorentino, suo predecessore di quasi un se-
colo. Nella seconda parte del suo studio, l'autore
prende ad esaminare l'opinione prevalsa presso la
maggior parte degli interpretatori dei nostri affre-
schi, e dedotta dall'osservazione della larga parte
fatta in alcuni di essi alle scienze profane e ai
grandi uomini del paganesimo, che, cioè, essi rap-
presentino quasi un trionfo dell'umanesimo nella
sede stessa della teologia cattolica. Con citazioni
dalle opere di teologi poco anteriori (Dialogo del-
l'anima di Jac. Gampharo del 1475; Quest'io magi-
stralis e cet. di Lamberto di Monte. 1487) egli
dimostra che quella mistura di rappresentazioni
pagane e cristiane, di filosofìa greca e teologia
cattolica non è un prodotto dell'umanesimo bensì
di una setta molto più potente, che dominava la
chiesa già da tre secoli, vale a dire degli scola-
stici. Se a Raffaello fu commesso di raffigurare i
filosofi greci dirimpetto ai padri della Chiesa, non
c'era bisogno di ricorrere all'umanesimo per pro-
porgli questo tema. Già un pittore del trecento,
Francesco Traini, aveva dipinto in Santa Caterina
a Pisa Tommaso d'Aquino come rappresentante
della teologia, e accanto a lui Platone ed Aristo-
tele che dai loro libri aperti irradiano di sapienza
pagana il santo della chiesa; e l'autore delle pit-
ture della Cappella spagnuola in Santa Maria No-
vella a Firenze aveva raffigurato le personificazioni
delle scienze sacre e profane con, ai loro piedi, i
rappresentanti di esse, sì pagani che cristiani.
Quella dottrina — e le rappresentazioni artistiche
che ne emanarono — non aveva, dunque, nessun'al-
tro scopo, se non di dimostrare come tutte le di-
scipline del paganesimo e della cristianità siano
destinate a rafforzare e glorificare il sistema della
teologia. Finalmente il Wickhoff tenta una inter-
pretazione, diversa dalla solita, delle due pitture
in chiaroscuro sotto il Parnaso, le quali si vuole
che rappresentino Alessandro che nasconde i poemi
di Omero ed Augusto che vieta la cremazione del-
l'Eneide. Egli, invece, vi riconosce la raffigura-
zione di un fatto narrato da Valerio Massimo e
anche da Livio, che tratta del ritrovamento di libri
latini e greci, di cui i primi, dietro l'ordine dei
consoli, furono custoditi con riverenza, perchè con-
tenenti il diritto pontificale romano, mentre i greci,
di contenuto filosofico, furono cremati, poiché si
 
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