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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. VI
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Gianuizzi, Pietro: Giorgio da Sebenico: architetto e scultore vissuto nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0452

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10!)

35. Forse egualmente nel 1466, come da qualcuno trovasi asserito, lavorò in Ossero
sulla fabbrica della nuova Cattedrale incominciatavi dal sunnominato vescovo Palcich, e su
quella della chiesa di San Marco intrapresavi da un Giovanni suo arcidiacono.

36. Nel principio (?) del 1467 stabilì col surricordato Misolich la convenzione di
costruire eziandio in Par/o la cappella di San Nicola nella chiesa delle monache di Santa
Margarita, per mezzo di Radmillo suo allievo, che promise di mandare colà per far le
sue veci.

37. Ai 19 di gennaio dello stesso anno 1467 venne scelto dal proprio cognato Giorgio,
figlio del pittore Rumasino Ciulinovich, a suo rappresentante nella causa che quegli aveva
contro Masinello Vuchovich di Spalato avanti al giudice di Sebenico.

38. L' 11 del susseguente aprile, in presenza del giudice di Sebenico, ammise al proprio
servizio ed al proprio studio il ragazzo quattordicenne Giovanni Drastich da Limo.

39. Nel 1468 venne nominato nel testamento (non è detto in qual mese datato) col
quale Marino da Gurzola suo lavorante lasciò alla Cattedrale di Sebenico tutto quello di
che, per lavori fatti, gli restava creditore : e con atto stipulato in Sebenico (egualmente
non è detto in qual mese e in qual giorno), fu quitanzato dal suo servo e garzone Peco
Radinovich di quanto, per tre anni che questi gli avea prestata l'opera sua, mancava ad
essere soddisfatto. 1

40. Il 7 maggio 1470, 2 con la sua qualifica di cittadino di Sebenico, donde era assente,
fu, come presente, nominato dal canonico Giovanni Propocovich e dal nobile Giovanni
Dobroevich di quella città loro rappresentante nella causa che avevano in Roma per le
elemosine del vescovo sebenicense Yignaco, defunto nella città di Porto avente titolo di
sede suburbicaria, non meno avanti al pontefice Paolo II, che a qualunque altro giudice
e tribunale ecclesiastico o civile.

41. Nel medesimo anno 1470, da Roma (ove la sua presenza resta constatata anche
dal racconto della vita dello scultore Giovanni da Traù, che dimorando in quella metro-
poli, vi foggiò il monumento sepolcrale del mentovato Paolo II, morto il 28 luglio del 1477)
tornossene molto probabilmente a Sebenico 3 d'onde, non vi è memoria che siasi più
assentato. 4

42. Nel 1472, 5 o prima, incominciò la facciata della chiesa di Santa Maria in Civita-
nova-Marche, che Elisabetta di lui vedova, per soddisfare l'obbligo da lui assunto, con
testamento in data 11 maggio 1482, ordinò ai propri eredi di condurre a compimento.

43. In detto anno 1472 (si è trascurato di specificarne il mese ed il giorno), avanti al
giudice di Sebenico, rilasciò una procura (non è espresso a chi) per disbrigo de' propri
affari (che resta a sapersi se fossero generali o speciali, e dove, e con quali persone,
li avesse).

44. Nel 22 di maggio dell'anno medesimo ricevette in Sebenico, per la durata di otto
anni, in qualità di suo scolare, un tal Giorgio figliuolo di certa Rosa vedova di Zoitano
Hotisevich da Verhuka.

1 Nel 12 di gennaio del 1469 era di nuovo in An-
cona ove trattò ed appianò una vertenza che aveva
con gli eredi di Antonio Iachelli (Documento XVII).

2 In questo stesso anno nel mese di giugno tro-
vavasi in Ancona.. Vedasi il Documento n. XVIII.

3 Io propendo invece a credere che tornasse a
Loreto, ove, come potrà vedersi nella mia nota (2)
al Documento XIX, lo suppongo aver con suo di-
segno dato principio fin dal 1468 alla fabbrica del
sontuoso tempio ordinatovi dal mentovato pontefice
Paolo IL

4 Ai 23 d'aprile del 1471, trovavasi per lo con-
trario in Ancona, e di là nominava tre persone, che
ne erano assenti, a suoi procuratori alle liti (Docu-
mento XIX).

5 Se Giorgio nel 1471 passò a Sebenico, e di là,
come pare, più non si mosse, non potè certo di per-
sona dare principio nel 1472 alla facciata di cui qui
si favella. Adunque, o ve lo dette prima, o, se in
quell'anno (il che non sembra troppo probabile), do-
vette darvelo per mezzo di qualche suo lavorante.
 
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