Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 7.1894

DOI Heft:
Fasc. VI
DOI Artikel:
Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [4]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0505

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
4(i2

EGIDIO CALZINI

era stato ridotto pur troppo in tanti piccoli quadri. Non tutte le figure però furono con-
servate. Il primo frammento alto m. 1.50 X 0.63 rappresenta Sant'Agostino o San Tom-
maso, come vorrebbe il Milanesi; bella figura il cui tipo, dalla candida barba, ricorda
quello del vecchio nel Gresù che porta la croce, nel quadro di Forlì. Il Santo ha in capo
la mitra bianca con due grosse gemme, orlate d'oro, piviale rosso e veste scura; sulla
destra tiene un libro aperto, che legge; nell'altra, il pastorale. Di notevole, l'esecuzione
diligente dei paramenti sacri, ma la figura è inferiore ad altre consimili dello stesso
maestro. Dietro, sono alcuni pezzi delle solite candeliere con arabeschi su fondo d'oro.

Della medesima grandezza è la tavola col piccolo Tobia e l'Arcangelo Raffaele, grande
più della metà del vero, interessantissima; l'angelo ha il manto scuro, foderato giallo e
la veste color marrone, scura. Lo sfondo, uguale a quello del primo pezzo. Tobia porge
l'indice della destra all'Arcangelo ; ha una vestina succinta, con bordo verde, e soprapposta
alla prima, ne ha un'altra bianca con guarnizione dorata; nella sinistra tiene il pesce.
Tutte e due le figure leggiadre hanno scoperte le dita dei piedi, e i calzari gialli rica-
mati in oro, alti sino alla metà della gamba : prezioso frammento questo, della vecchia
tavola, vigoroso per disegno e colore e per la esecuzione fine, elegantissima.

Altri due frammenti del Palmezzano, più piccoli (0.66 X 0.64) possiede la stessa Gal-
leria : un Sant'Antonio abate, appartenente forse ad altro quadro ; ed una figura vestita
di rosso, quella probabilmente del San Domenico, dipinta presso a Santa Caterina, nel
vecchio quadro, e che non potevasi tagliare intera avendo davanti a sè la detta Santa.

Del principale gruppo della tavola costituito dalla Vergine in trono col Bambino e
Santa Caterina non abbiamo notizia. Così dei tre putti musicanti.

Della stessa mano col nome del maestro e l'anno 1537, conservasi una grande tavola
nel Museo di San Giovanni Laterano (all' ingresso della 4a sala del Museo Cristiano) pro-
veniente da Cesena, ove trovavasi presso certo Ragazzini in una sua raccolta di quadri
nell'ex convento del Carmine. La Madonna in trono col Bambino benedicente è circondata
dai Santi Pietro, Antonio e Domenico da un lato, e dai Santi Lorenzo, Giovanni e Francesco
dall'altro. Le due figure più innanzi, San Giovanni, bellissima e che tanto ricorda il fare
del Melozzo, ed il San Pietro, posano sul piano ; le altre stanno sul gradino sostenente il
trono. Questo, ha la base in forma ottagonale a due ripiani. In basso è un angelo, leg-
giadro, che suona il violino. Nello sfondo, un portico terminante in abside con pilastrate
semplici, senza decorazioni (tav. XIX).

All'uscita della stessa sala è un'altra pittura anche del nostro maestro, eseguita nel-
l'anno 1510, e di cui demmo la riproduzione con la tavola XIY. Il solito gruppo della
Vergine col Bambino, in mezzo ai Santi Girolamo e Gio. Battista. Il piedestallo del trono
per la sua forma caratteristica ricorda, anche pel colore del marmo, il trono della Vergine
nella descritta tavola del San Valeriano, nella Pinacoteca forlivese. Come sfondo al quadro,
in quella al Laterano, e una arcata ricca d'arabeschi. Ai piedi del trono è anche un
angelo che suona il liuto. Le due pitture, sino a pochi anni addietro, erano attribuite
erroneamente al Francia. Vi si ammirano alcune teste di santi veramente belle per la
verità e correttezza di contorno, ma non debbonsi tuttavia confondere con le figure soavi,
dolcissime dell'amico di Raffaello. La tavola del 1537 è certo la migliore, forse l'ultima
pittura del Palmezzano, chiudente la bella e lunga serie dei suoi lavori.

XV.

Crediamo di averlo detto ancora, che un altro carattere dell'artista da nessuno sin
qui rilevato, lo abbiamo nella grande facilità con la quale egli dalla maniera di altri
maestri del tempo traeva, imitandoli, il colore o il disegno, per le sue figure; la lucen-
tezza del cielo, o la festività del paese, per gli sfondi, ecc. Di qui ne conseguono le fre-
 
Annotationen