Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino (1.1875)

l'antico coro della cattedrale di asti

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suo stemma gentilizio, che non avrebbe mancato di fare
scolpire, massime trattandosi di un'opera che sarebbe riu-
scita di decoro non solo alla Chiesa, ma ancora alla sua
famiglia, potentissima allora nella città, nella stessa guisa
che il vescovo Vasino II della stessa casa (1519-1525) faceva
apporre le armi di questa nella parte del Duomo a sue
spese costrutta.
Il Dall'Acqua citato mi fece scoprire un altro pregio di
questo coro; imperocché egli, diligentissimo nel raccogliere
le notizie dei Pavesi e delle opere loro, non abbia potuto
rinvenire altri lavori del De Surso (1). Il quale però dovette
aver molto lavorato per giugnere ad eseguire un lavoro di
tanto valore, che se non può stare a petto del coro del-
l'antica Abbazia di Staffarda, con regale munificenza da
S. M. Vittorio Emanuele II donato al Museo civico di To-
rino, certamente non gli sta di molti passi indietro. E perchè
non intraprendesse più altra opera, conviene supporre, che
assai poco ancora vivesse dopo che ebbe compiuto quel suo
capolavoro. Ma se questo può essere, non si potrà però mai
credere che diventasse così alla prima maestro nell'arte sua.
È forza convincerci sempre più che colui il quale disse
pel primo, la archeologia essere la scienza dei confronti,
asserì una grande verità. L'esame dell'opera dell'artista
pavese portò la mia mente a fare un confronto; ma però
mi permetta che di questo le parli un po'dopo per non
farla affatto finita coli' ordine, del quale ho già troppo tras-
andato la osservanza.
Prima però di uscire dalla chiesa, demmo un' occhiata
generale se mai per ventura alcuna cosa potesse eccitare
la nostra curiosità; e di fatto trovammo che se nel ristauro
fatto nel 1866 fu posto in non cale il carattere dell'antica

(1) Ricordi biografici, loc. cit.