dell'Eneide del Caro. Z'j’f
del saettare e il dono del vaticinio ; se non.
che
Ille, ut depositi proferret fata parentis
iScire potestates herbarum, usumque meclendi
Maluit, et mutas agitare inglorius art.es;
ìl qual luogo è voltato dal Caro a questo
modo :
Ei : . : .
Saper de V erbe la possanza e I’uso
T)i medicare elesse; e senza lingua
E senza lode e del futuro ignaro
Mostrarsi in pria, che non ritorre a jnorte
Chi li di'e 'vita .
Che vuol dir mai qriel senza lingua ? e
quanto meglio non ha il Tasso tradotto que-
sto luogo > e con fedeltà maggiore, allorchè
dice di Erotimo medico di Gofsredo
Caro cl le Muse ancor, ma si compiacque
JSe la gloria minor de V cirti mute ( 1) P
Non è poi per conto alcuno sofferibile,
nè da tutta la contenziosa eloquenza del
poe-
(1) Canto XI. St. LXX.
S 3
del saettare e il dono del vaticinio ; se non.
che
Ille, ut depositi proferret fata parentis
iScire potestates herbarum, usumque meclendi
Maluit, et mutas agitare inglorius art.es;
ìl qual luogo è voltato dal Caro a questo
modo :
Ei : . : .
Saper de V erbe la possanza e I’uso
T)i medicare elesse; e senza lingua
E senza lode e del futuro ignaro
Mostrarsi in pria, che non ritorre a jnorte
Chi li di'e 'vita .
Che vuol dir mai qriel senza lingua ? e
quanto meglio non ha il Tasso tradotto que-
sto luogo > e con fedeltà maggiore, allorchè
dice di Erotimo medico di Gofsredo
Caro cl le Muse ancor, ma si compiacque
JSe la gloria minor de V cirti mute ( 1) P
Non è poi per conto alcuno sofferibile,
nè da tutta la contenziosa eloquenza del
poe-
(1) Canto XI. St. LXX.
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