564 Lettere stjlla TRADTJZ.
noii tormenterebbe egli in vano il marm©
per farne un Giov*e plebeo? Che più? Tra
le divine cose, onde l'Eneide è ingemma-
ta, una si è senza dubbio la parlata che fa
Anchise ad Enea al primo incontro loro ne-
gli Elisj. Se non i’aveste a mente (che niu-
no ha forse TEneide tutta a memoria , co-
nre dicesi che un certo Sasbouth avea (i),
eccovela trascritta :
Trenisti tanclem, tuaque expectata parenti
Vicit iter durum pietas : datur ora tueri,
,:\ate, tua, et notas audire et reddere ro-
ces.
Sic equidem ducebam animo, rebarque fu-
turum
Tempora clinumercins ; nec me mea cura se°
fellit.
Quas ego per terras et quanta per cequora
vectum
Excipio, quantis jactatum, nate, periclis!
Quam TJietui, ne quicl Ljbice tibi regna jiq-
cerent !
Che
(1) Di questo Sasbouth fa menziojie il Fa-
brizio de Yirgilio .
noii tormenterebbe egli in vano il marm©
per farne un Giov*e plebeo? Che più? Tra
le divine cose, onde l'Eneide è ingemma-
ta, una si è senza dubbio la parlata che fa
Anchise ad Enea al primo incontro loro ne-
gli Elisj. Se non i’aveste a mente (che niu-
no ha forse TEneide tutta a memoria , co-
nre dicesi che un certo Sasbouth avea (i),
eccovela trascritta :
Trenisti tanclem, tuaque expectata parenti
Vicit iter durum pietas : datur ora tueri,
,:\ate, tua, et notas audire et reddere ro-
ces.
Sic equidem ducebam animo, rebarque fu-
turum
Tempora clinumercins ; nec me mea cura se°
fellit.
Quas ego per terras et quanta per cequora
vectum
Excipio, quantis jactatum, nate, periclis!
Quam TJietui, ne quicl Ljbice tibi regna jiq-
cerent !
Che
(1) Di questo Sasbouth fa menziojie il Fa-
brizio de Yirgilio .